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Scoraggiati e senza lavoro. Quanto pesano gli inattivi sui dati Istat

Disoccupazione al minimo dal 2011, e occupazione stabile, ma solo perché aumenta il numero di chi smette di cercare lavoro

I dati dell'Istat sul mercato del lavoro pubblicati questa mattina confermano il rallentamento della disoccupazione in atto negli ultimi mesi. Ad agosto il tasso di disoccupazione è sceso al 9,5 per cento – in diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto a luglio – al minimo dal novembre del 2011. Diminuiscono i disoccupati (-87 mila unità), ma crescono gli inattivi (+0,6 per cento, pari a +73 mila unità). Il tasso di inattività adesso tocca quota 34,5 per cento. Il dato sulla disoccupazione, a prima vista positivo, nasconde una realtà più complessa: sebbene diminuisca il numero di disoccupati, la crescita del tasso di inattività indica che sempre più persone, scoraggiate, smettono di cercare lavoro, passando da disoccupati a inattivi. Stesso discorso per la disoccupazione giovanile, che scende al 27,1 per cento, ma aumenta il tasso di inattività – ora a quota 74,6 per cento – e diminuisce dello 0,4 per cento il tasso di occupazione.

 

La stima degli occupati resta stabile rispetto a luglio, mentre il tasso di occupazione si attesta al 59,2%. Il dato, anche in questo caso, si spiega con un aumento dei pensionati e degli inattivi. Su base trimestrale gli occupati crescono di 45 mila unità, mentre su base annua solo di 140 mila. L’occupazione risulta stabile per entrambe le componenti di genere (+3 mila unità per l'occupazione femminile e -4 mila per gli uomini). Ma su base annuale le donne (+99 mila) doppiano i maschi (+41 mila). 

 

Se prendiamo in considerazione i lavoratori dipendenti, ad agosto si registra una crescita di 32 mila unità, sia tra i permanenti sia tra quelli a termine. Su base annua la crescita degli occupati permanenti è significativa (+199 mila unità), mentre calano gli occupati a termine (-30 mila). Diminuiscono anche gli indipendenti (-33 mila), che in un mese esauriscono la crescita di luglio (+ 28 mila unità).

 

Il quadro è essenzialmente negativo. Come ha scritto su Twitter il Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt, quelli dell'Istat sono "dati negativi mascherati, all'apparenza, da dati positivi. Crescono gli inattivi, sia in generale che nella fascia giovanile, e questo causa una diminuzione dei disoccupati. Segno di un mercato fermo e di crescita dello scoraggiamento".