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Tutta colpa del “governo zero”

Redazione

Il Bisconte comincia con stagnazione e disoccupazione in aumento

Questa volta sarà dura per Conte dire che è colpa del governo precedente, il suo. Dopo il calo comunicato giovedì di produzione industriale, ordini, fiducia di famiglie e imprese, l’Istat ha reso note altre cattive notizie dal fronte dell’economia reale. Nel secondo trimestre 2019 il pil conferma la crescita zero già evidenziata nella stima preliminare del 31 luglio ma si riduce a meno 0,1 la variazione tendenziale annua rispetto allo stesso periodo 2018. E nulla è la crescita acquisita per quest’anno: “Prosegue la fase di ristagno dell’attività economica iniziata nel secondo trimestre 2018”, nota Istat. Ancora peggio va il mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione, che aveva mostrato un timido miglioramento, a luglio è tornato a salire dal 9,8 al 9,9 per cento, in un quadro europeo di disoccupazione stabile. Anche i giovani disoccupati aumentano dal 28,1 al 28,9. Sull’altro versante, le persone occupate, l’indice si riduce egualmente di 18 mila unità e soprattutto diminuiscono i dipendenti con contratto stabile – di 44 mila – e di poco gli occupati a termine – 2 mila – mentre aumentano di 29 mila gli indipendenti. Poche settimane fa Luigi Di Maio, padre del decreto dignità, si era auto-attribuito il merito “del record storico di occupazione del paese”, un effetto vero solo per la statistica che non teneva conto né allora né oggi del fatto che l’Italia è in coda all’Europa e all’Ocse in fatto di persone che lavorano, terzultimo paese europeo per disoccupazione. Questa fotografia dell’industria, della produzione, della fiducia e del lavoro certifica come le ricette del governo gialloverde abbiano fallito: dal decreto dignità fino anche a quota 100 per le pensioni (l’Ocse segnala anche che nel 2050 l’Italia avrà con Grecia e Polonia tanti pensionati quanti occupati); la misura-bandiera della Lega ha accontentato chi voleva andare a casa in anticipo ma non ha creato i promessi “due o tre nuovi posti di lavoro per i giovani”. Anzi, il tasso di sostituzione è inferiore ad un terzo. “Colpa del governo precedente”, dicono sempre i grillini, ora però che nel governo precedente c’erano loro. Potranno sempre dire che quello era il “governo zero”. Per il Pd non sarà facile cambiare assieme a chi finora ha sempre disfatto.

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