L'eredità stagnante

Redazione

Perché sono i giovani a masticare i frutti amari del governo gialloverde

“Il lavoro cresce e la disoccupazione cala”. Sembrerebbe esserci una verità lapalissiana dietro ai dati sull’occupazione nel secondo trimestre 2019 diffusi ieri dall’Istat. E per la propaganda del M5s è ovviamente così. Il tasso di disoccupazione scende al 9,9 per cento (meno 0,4 rispetto ai tre mesi precedenti), il numero di persone occupate cresce di 130 mila unità. In altri tempi Luigi Di Maio si sarebbe affacciato al balcone di Palazzo Chigi. Nell’èra delle parole miti i grillini si affidano a Twitter per celebrare il lavoro di Di Maio che, avvertono, “ora continuerà con il nuovo ministro del Lavoro Nunzia Catalfo”.

  

La speranza è che al ministero abbiano letto il report diffuso dall’Istituto di statistica per intero: andando più in profondità si scopre, per esempio, che il tasso di occupazione cresce quasi esclusivamente tra gli over 50 mentre cala nella fascia tra i 20-24 anni del 2,8 per cento e ancora cala dello 0,3 per cento nella fascia 25-34. Significa che la popolazione più giovane ha meno possibilità di impiego di quella più anziana, non soltanto un effetto della demografia declinante. Rispetto allo stesso trimestre del 2018, i lavoratori a tempo pieno sono diminuiti di 5 mila unità e la crescita, su base annua, è sostenuta esclusivamente da occupati part-time (più 83 mila).

  

Il grande successo di Di Maio e dei gialloverdi sembra quindi essere quello di avere lasciato che la condizione lavorativa dei giovani peggiorasse, tra disoccupazione e impieghi a mezzo servizio. Contemporaneamente ai dati sul lavoro, la Ragioneria dello stato ha pubblicato il Rapporto sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario. E parlando di quota 100 scrive: “Il complesso delle misure producono nel periodo 2019-2036, ulteriori maggiori oneri pari in media a 0,2 punti di pil l’anno”. Il picco della spesa pensionistica sarà nel 2022 quanto toccherà il 15,9 per cento in rapporto al pil. In un anno il governo gialloverde ha messo un’ipoteca sul futuro delle nuove generazioni che, se riusciranno, i rossogialli dovranno cancellare.

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