I manifestanti protestano a Milano contro Lega e M5s il 16 novembre (Foto LaPresse)

Cari ragazzi, ecco il conto

Redazione

Tra tagli e blocco turn over la manovra Di Maio-Salvini frusta i giovani

Cala la fiducia di imprese e consumatori, secondo l’Istat. Se esistesse un indicatore della fiducia nel futuro dei giovani sarebbe altrettanto calante a guardare la manovra. Per esempio, 2.900 ricercatori universitari non verranno più assunti e 1.200 di loro per i quali la stabilizzazione a professori associati doveva arrivare nel 2019 non sanno che fine faranno. “Come precari possono aspettare la pensione a quota 100 e nel frattempo mettersi in fila per il reddito di cittadinanza”, ha commentato Michele Bugliesi, rettore di Ca’ Foscari di Venezia. Nella frenesia della propaganda delle sue bandiere elettorali-assistenziali, la maggioranza leghista-grillina ha prima ignorato e poi taglieggiato, in termini di posti di lavoro e di risorse, i più giovani. Il governo ha annunciato il blocco per un anno delle assunzioni in molti settori della Pa, tra i quali le agenzie fiscali e le università. Il ministero dell’Istruzione si vede bloccare 100 milioni, 70 dei quali per l’università e 30 per la ricerca.

 

Per 1.039 su 2.698 giovani funzionari dell’Inps era stata disposta l’assunzione nel 2019, e per ora sono bloccati. Non sono gli unici a pagare dazio alla maggioranza gialloverde. Circa 5 mila aspiranti docenti che hanno vinto il concorso nel 2016 e si sono poi visti scavalcare dalle imbarcate di precari, restano nella terra di nessuno. Il raddoppio dell’Ires dal 12 al 24 per cento su onlus e associazioni no-profit penalizza non solo la chiesa e le attività di beneficienza (e certo anche alcune fintamente benefiche), ma anche i giovani che in questo settore che rappresentano il 3,4 per cento del pil hanno trovato uno sbocco lavorativo: 400 mila su un milione di addetti. Il taglio di 600 milioni alle ferrovie incide sui treni pendolari degli studenti, quello da 630 milioni alle industrie rende incerte le già problematiche assunzioni di nuova manodopera. Già il decreto dignità si è rivelato ostile ai giovani: tra blocco dei rinnovi dei contratti a termine e non stabilizzazioni a tempo fisso, le ultime proiezioni parlano di 400 mila posti in meno nel 2019, ben oltre gli 8 mila l’anno previsti dall’Inps. Ora le nuove generazioni, con l’indice di disoccupazione giovanile in risalita al 32,5 per cento, hanno altri motivi per ringraziare la coppia Di Maio-Salvini.

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