Lo scrittore britannico Jonathan Coe (foto LaPresse)

Sfogliare la Brexit

Micol Flammini

Nella letteratura l’uscita del Regno Unito dall’Europa è ovunque. I 5 filoni della “Brexlit”

Non si può non parlare di Brexit, quando la Brexit è ovunque. C’è la Brexit anche quando nessuno la nomina, anche quando si legge un libro, quando si sospira perché all’apparenza è Brexit free e invece, subito dopo aver letto l’ultima parola dell’ultimo capitolo dell’ultima pagina, si realizza che la Brexit c’era e come. Non occorre nominare i referendum, né l’Europa: il complesso e interminabile rapporto tra Unione europea e Gran Bretagna si nasconde in ogni cosa e la letteratura ne è tormentata come ogni altro aspetto della vita britannica, e non soltanto. Un titolo dopo l’altro, una distopia di seguito all’altra, tanti autori si sono dedicati a immaginare l’isola dopo l’abbandono dell’Unione. Muri elevati a proteggerne i confini marittimi, nazionalismo, grigiore, fumo e pioggia britannici, tanta pioggia e altrettanta solitudine fanno da sfondo a “The Wall” di John Lanchester, un romanzo sulla Brexit e sulla nostra stanchezza. Ma la letteratura sulla Brexit, denominata all’inizio di quest’anno Brexlit, non deve parlare per forza di Brexit. Può anche non nominarla, ma lasciarla nascosta tra le parole, dietro alle virgole. Il divorzio del secolo è talmente presente che c’è senza esserci perché esiste ben prima che il suo nome venisse inventato. Robert Eaglestone, professore di Letteratura contemporanea alla Royal Holloway di Londra, ha identificato cinque filoni di questa Brexlit.

 

Fanno parte della Brexlit i romanzi sullo stato della nazione che parlano apertamente e sfrontatamente di Brexit e che sono stati pubblicati dopo il referendum come “The Wall”. Fanno parte dello stesso filone “Middle England” di Jonathan Coe e “Autumn” di Ali Smith. Queste opere non danno risposte, spesso indagano sulle ragioni identitarie delle Brexit, a volte si immagino il futuro dell’isola isolata, costretta a fare un balzo indietro lungo secoli. Il secondo filone è quello storico-identitario. Sentito dal Guardian, Eaglestone fa l’esempio di “Ghost Wall” di Sarah Moss, pubblicato nel 2018. Il romanzo, più che di futuro, parla di passato, è archeologia della Brexit, il potere dei miti della storia della nazione che oggi sono diventati pericolosi. L’autrice spiega questa complicata relazione tra passato e presente attraverso il rapporto tra una figlia e un padre. La ragazza, Silvie, è costretta a trascorrere l’estate nelle zone rurali del Northumberland, dove assieme alla sua famiglia segue un programma di archeologia esperienziale, vivono il più possibile come i britannici dell’età del ferro. Suo padre vuole che la famiglia viva secondo le regole del passato, tutte le regole, il che comporta anche la rinuncia ad alcuni diritti. Il nazionalismo, la narrazione del passato mitico, l’età dell’oro e poi la mascolinità britannica sono parte dello stesso filone, spesso al centro di romanzi storici. Eaglestone cita, tra gli autori che più rappresentano la branca storica della Brexlit, Bernard Cornwell, cantore e creatore della Englishness, tormentato dall’idea che gli inglesi devono recuperare la loro identità, attraverso la conoscenza della grandezza della storia dei loro avi. Re, miti e regine diventano gli ispiratori dell’orgoglio britannico.

 

Ancora un altro filone è rappresentato dalla contrapposizione della Gran Bretagna contro tutti gli altri. Londra come ultimo avamposto di felicità e pace, unica al mondo a poter garantire un alto stile di vita. Eaglestone cita i romanzi ambientati spesso durante la Seconda guerra mondiale in cui la Gran Bretagna è rimasta a combattere contro il continente e deve sfuggire e proteggersi dalle sciagure degli altri, gli sventurati della terraferma. Anche la letteratura postcoloniale, dice il professore, è Brexlit. Il quinto e ultimo filone descritto è quello delle sconfitte e dei rimpianti, degli errori e delle sfortune. Il filone del “the left behind” di cui fa parte “Drunken Baker” di Barney Farmer. Un fumetto che si svolge in un solo giorno, che ha come protagonisti dei fornai ubriachi che non riescono più a far pane e non possono far altro che parlare dei loro fallimenti, del loro declino. Il loro e di tutto ciò che hanno attorno. La Brexit anche se ancora non c’è ed è ancora un eterno processo, un eterno accordo, un’eterna elezione, non poteva che trasformarsi subito in letteratura. Robert Eaglestone mostra che esisteva già prima di esistere, c’è anche se non la vediamo e la Brexlit ne è la dimostrazione.