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L'obiettivo del matrimonio non è amarsi, è farcela. Parola di Nick Hornby

Simonetta Sciandivasci

Scene da un amore che finisce senza finire. Come la Brexit

Roma. Il Regno Unito vorrebbe, non vorrebbe, ma se vuole… E se vorrà davvero, e il 31 ottobre la Brexit ci sarà, dove andrà quando poi resterà solo? Magari stringeremo con lui un patto di morte come quello che stringono Tom e Louise, mentre bevono una birra prima di andare dalla consulente matrimoniale, dove sono finiti per colpa di lei che l’ha tradito perché s’annoiava, e di lui che s’è fatto tradire perché aveva capito che lei s’annoiava. La cosa lo aveva umiliato tanto da paralizzarlo, paralisi che naturalmente lei aveva scambiato per disinteresse, inedia, egoismo, tutte cose che l’avevano poi spinta nelle braccia di un altro. Il patto è questo: se ci lasciamo, e da vecchi siamo soli e malati, torniamo a vivere insieme per non morire soli.

 

Non è vero che quando finisce un matrimonio non si pensa al futuro, anzi: si è abbastanza lucidi da pensare alla morte, che è il solo futuro di cui possiamo dirci certi e, per questo, il solo futuro che esiste davvero. “La Brexit è una specie di divorzio”, si dicono a un certo punto Tom e Louise e forse è anche per questo che gli inglesi tentennano, perché la Brexit ha messo loro negli occhi la possibilità reale e concreta di un morire. “Lo Stato dell’Unione”, la storia di Tom e Louise che cercano di ritrovare le ragioni per cui si sono sposati, e di capire se siano ancora sufficienti per stare insieme, e se per stare insieme sia necessario trovare un perché o se si possa fare senza, è il nuovo libro di Nick Hornby. E’ l’opera che, più di tutte tra quelle dello scrittore britannico, dice che l’amore non ti salva mai dal tempo in cui vivi, non ne ha la forza, e il tempo in cui vivi fa di tutto per non salvare il tuo amore, per metterlo in pericolo, alla prova, alla porta. Prima di andare da Canyon, la loro psicoterapeuta che a Tom non piace per via del nome e perché è una donna che “mi massacrerà per via del femminismo, anche se sei tu ad avermi tradito, vedrai che alla fine verrà fuori che è colpa mia”, quest’uomo e questa donna che si vogliono lasciare, non si vogliono lasciare, ma se vogliono lasciarsi…, s’incontrano in un pub, bevono, tentano di riaggiustare quello che la psicoterapia li ha costretti a distruggere. In fondo cercano di essere migliori della loro psicoterapeuta e trovare da soli la soluzione. La verità, forse ci vuole la verità. Si sono sposati perché lei era una facile e lui voleva scopare, poi le cose sono sfuggite di mano a entrambi. Possibile, per così poco? Il romanticismo, forse ci vuole il romanticismo. “Sono più affezionato agli altri figli che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto che a quelli che avrei potuto fare con altre”, le confessa lui. Lei resta fredda. Si ricorda soltanto che quando ha partorito si sentiva grassa e lui non ha fatto niente per rassicurarla. Ci vuole il futuro. Lui dice che non si ricorda cosa sognava, e lei che vorrebbe soltanto farcela: “Farcela è l’obiettivo di ogni matrimonio”. Poco, ancora troppo poco. Ci vuole il sesso. E lo fanno e quando ne parlano si dicono che è stato come uscire di prigione, ma che presto non sarà più così, e quindi torneranno a non farlo, torneranno a chiedere a Canyon perché, e come mai nel loro caso uno scoglio avrà arginato il mare. Louise ha votato per rimanere in Europa, Tom no. Se lo dicono prima della terza seduta, viene fuori per caso, o per sbaglio. Lei s’indigna, lui si diverte, lei glielo rinfaccerà per sempre, lui cercherà di farle capire che per lui votare non significa prendere una posizione, ma fare un tentativo. Lei gli dirà per sempre che lui è un irresponsabile, lui che per stare insieme bisognerà che ammettano di avere un matrimonio difettoso, una casa che può crollare da un momento all’altro.

 

La Brexit, forse, non è tanto il divorzio, quanto la psicoterapia, che non serve a niente se non a far chiacchiere, alimentare recriminazioni, scavi, sovrainterpretazioni dell’amore. Dice questo Nick Hornby: nessuna unione regge all’interrogazione delle sue motivazioni, dei suoi problemi, dei suoi sbagli, né all’analisi di chi la compone. Si sta insieme chiudendo gli occhi, irresponsabilmente, pazientemente, per caso, per culo.

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