Il diesel fuori da Milano

Maria Carla Sicilia

Giuseppe Sala svela i prossimi limiti di circolazione nella città lombarda, attivi già dal prossimo gennaio. Il gasolio italiano alla prova del primo veto 

Anche il mercato italiano delle automobili dovrà affrontare il primo concreto divieto di circolazione delle auto a gasolio, che secondo quanto detto ieri dal sindaco Giuseppe Sala, sarà attivo a Milano da gennaio 2019. Questa volta c'è una data e delle regole già annunciate, che dovrebbero essere inserite in una delibera da presentare in giunta a metà luglio. Così tutti i veicoli diesel Euro 0, 1, 2 e 3 e quelli a benzina Euro 0 dovranno restare fuori dalla città, che diventerà una grande Low emission zone (Lez) come è già per l'Area C (che corrisponde al centro di Milano), dove dal 2011 il traffico è stato ridotto del 40 per cento. 

  

I piani dell'amministrazione prevedono poi di estendere il divieto agli Euro 4 nel giro di pochi mesi, già da ottobre 2019, per arrivare nel 2025 a bloccare anche gli Euro 5. Quelle più interessanti – e impattanti – sono tuttavia le misure più prossime, che coinvolgeranno secondo i dati del comune circa 130 mila vetture (comprese quelle Euro 4). E che secondo le intenzioni di Sala saranno attive nei tempi a disposizione delle sua amministrazione, che scadrà nel 2021. Allo studio del comune, secondo quanto riporta il Giorno, ci sarebbe un bando da sei milioni di euro per incentivare il rinnovo del parco circolante. 

  

La stretta sul gasolio è stata anticipata dal sindaco di Milano ieri, durante un incontro, il primo ufficiale, con Virginia Raggi. Anche il sindaco di Roma aveva recentemente detto di voler chiudere il centro alle automobili diesel, parlando dal palco di Città del Messico durante una convention sui cambiamenti climatici. La data indicata da Raggi è il 2024, tre anni dopo le elezioni per il rinnovo del Campidoglio, e non sono stati dati dettagli sulla tipologia di veicoli coinvolti. 

  

Ridurre l'inquinamento dell'aria è una richiesta posta dall'Unione europea, che recentemente ha deferito l'Italia insieme ad altri paesi alla Corte di giustizia perché la concentrazione di polveri sottili (PM10) nell’atmosfera ha superato i limiti giornalieri consentiti in 28 zone, tra cui proprio Lazio e Lombardia. Nel resto del paese per il momento non ci sono altre indicazioni che riguardano limiti alla circolazione delle auto a gasolio, ma nel contratto di governo del nuovo esecutivo M5s-Lega si punta all'elettrificazione dei trasporti. Un rimedio che, stando ai dati relativi alle emissioni e al particolato prodotto, non sembra essere l'unico percorribile per ridurre le polveri sottili.

  

Secondo i dati presentati da uno studio di Fleet & Mobility per Aniasa, l'associazione nazionale dell'autonoleggio e dei servizi automobilistici, la quantità maggiore di PM10 attribuibile alle automobili, più che dagli scarichi, deriva dal rotolamento delle ruote (per i 3/4), che usurano l'asfalto e sollevano quanto depositato sul manto stradale. E questo indipendentemente dal tipo di motorizzazione: basta confrontare il totale delle polveri sottili emesse da un'automobile diesel euro 6 (65,3 mg/km) e da una elettrica (65,7 mg/km) per immaginare che le diverse tecnologie possano coesistere su strada senza causare danni all'ambiente o alla salute. Sostenere il contrario può produrre effetti collaterali di diverso tipo: il ritorno preponderante dei motori a benzina in circolazione, con il conseguente aumento di C02, ma anche l'incertezza dei consumatori, come succede da circa un anno nel Regno Unito, dove le politiche confuse sul gasolio (insieme ad altri fattori) hanno trascinato le vendite in una spirale negativa deprimendo il mercato. Intanto anche nel mondo della componentistica si solleva l'allarme per gli impatti delle varie iniziative contro il diesel, così l’associazione europea dei componentisti automotive ha chiesto che la transizione verso la decarbonizzazione dei trasporti sia graduale e sostenibile per l'intera filiera industriale. 

Di più su questi argomenti: