Sergio Costa (foto LaPresse)

Appunti per l'elettrico ministro Costa

Maria Carla Sicilia

L'Italia rilancia sugli obiettivi europei di riduzione della CO2 e punta sull'auto elettrica. Ma le emissioni non si fermano solo con la guerra ai carburanti fossili. Il caso della Svezia

Roma. Per il ministro dell’Ambiente Sergio Costa l’Ue non fa abbastanza contro i cambiamenti climatici e per questo, durante il Consiglio dell’Ambiente di lunedì scorso, l’Italia ha chiesto di aumentare gli obiettivi per tagliare la CO2 nel trasporto leggero. Il governo, ha svelato poi sulla Stampa l’ex generale, sta riflettendo su un piano per favorire la diffusione di auto elettriche e ibride. In campagna elettorale Luigi Di Maio aveva detto di puntare a 1 milione di auto elettriche nel 2020 (oggi sono circa 5 mila). Per farlo, calcola Bloomberg, servirebbero 10 miliardi di dollari: senza generosi incentivi l’obiettivo sarebbe irraggiungibile.

 

Tuttavia, se lo scopo del piano è ridurre la CO2, prima di spendere miliardi di soldi pubblici è utile tenere a mente due dati. Il primo è un confronto tra la media delle emissioni in Svezia e in Italia, calcolata sulle nuove immatricolazioni. Le auto elettriche vendute l’anno scorso nel paese scandinavo sono state il 5,2 per cento del totale, in Italia lo 0,1. Eppure, nota l’ultimo rapporto I-com sull’innovazione energetica, il nostro paese ha una media di emissioni pari a 113,4 g CO2/km contro i 122,3 della Svezia: è la massa delle auto a fare la differenza, e una Fiat Panda (l’auto più venduta in Italia) pesa fino a due volte meno di un Suv come la Volvo XC60 (l’auto più venduta in Svezia). Il secondo dato è sulle emissioni medie nell’Ue, che nel 2017 sono cresciute per la prima volta dopo 7 anni, dice l’Eaa. Sul risultato però non influisce la massa delle vetture, rimasta stabile, ma il carburante: in risposta alle restrizioni contro il diesel non c’è stata una rapida conversione all’elettrico ma un ritorno alla benzina, più venduta dei motori a gasolio.

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