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L'arrembaggio elettrico di Volkswagen & Co.

Alberto Brambilla e Maria Carla Sicilia

La casa tedesca sente la pressione cinese e investe miliardi su motori ibridi ed elettrici. Fca cede quote di mercato e sembra in ritardo all'appuntamento

 

Roma. Volkswagen ha appena scoperto le carte per gli investimenti futuri mostrando l’intenzione di ambire a tornare il primo costruttore mondiale. La casa tedesca ha presentato un piano da 34 miliardi di euro di investimenti per lo sviluppo delle auto elettriche, della guida autonoma e dei servizi di mobilità nei prossimi quattro anni. Era prevedibile che Volkswagen si focalizzasse sulle nuove tecnologie in questo ultimo piano industriale, dopo aver affrontato tre anni fa lo scandalo sulle emissioni truccate dei suoi veicoli e visto il clima di generale ostilità nei confronti del diesel, ora che anche in Germania si prospettano limiti per la circolazione di alcuni motori a gasolio.

  

Così il gruppo guidato da Matthias Mueller inizierà a produrre auto elettriche in 12 impianti entro i prossimi due anni, che diventeranno 16 nel 2022. Il cuore di questa produzione sarà l'Europa, ma alcuni stabilimenti saranno operativi anche in Asia e negli Stati Uniti quando la riconversione sarà completa. Anche per le batterie Volkswagen ha scelto di stringere accordi con i fornitori europei, senza tralasciare i leader del mercato, gli asiatici, per un valore complessivo di circa 20 miliardi di euro e 150 GWh. Resta una priorità, ha detto Mueller, assicurarsi la fornitura di materie prime come litio e cobalto per raggiungere gli obiettivi: il 25 per cento delle nuove auto dovrebbe essere completamente elettrico nel 2025 e almeno una versione di ogni modello elettrica o ibrida.

  

Questo processo, che comporterà una riconversione di impianti, produzione e personale, sarà comunque accompagnato dai motori tradizionali. Sviluppare nuovi motori e tecnologie non metterà in discussione l'esistenza nei prossimi anni di diesel e benzina, considerando che il piano prevede una spesa tre volte superiore per la produzione e la ricerca sui motori tradizionali. In quattro anni Vw investirà 90 miliardi di euro per continuare a produrre motori endotermici efficienti e meno inquinanti, un fattore che costa sempre di più per via degli standard ambientali restrittivi.

  

La Germania sente la pressione dei costruttori cinesi che stanno spingendo sugli investimenti in auto elettriche o ibride e comprando quote azionarie di case automobilistiche europee. E' il caso dell’ingresso di Geely nella tedesca Daimler e nella svedese Volvo. Sul mercato intanto i costruttori asiatici come Toyota, la casa giapponese che per prima ha iniziato a vendere automobili ibride vent'anni fa, consolidano la loro posizione, mentre altri stringono accordi commerciali. E' il caso di Nissan (che produce l'auto elettrica più venduta al mondo, la Leaf) e Mitsubishi, alleate con Renault. Insieme hanno venduto più veicoli di Volkswagen l'anno scorso.

 

Come è posizionata Fca? Dal punto di vista delle vendite sta cominciando a soffrire in Europa. Le immatricolazioni di auto Fca sono calate a febbraio, mentre quelle dei principali concorrenti sono aumentate. Secondo l’Associazione dei costruttori europei Acea, le immatricolazioni di auto a marchio Fiat sono in calo dell’8,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le Lancia/Chrysler del 42,2 per cento, la categoria 'altri marchi' del 13,2 per cento. Solo i marchi Jeep e Alfa Romeo sono in crescita rispettivamente del 50,2 per cento e più 17,1 per cento. L’andamento del gruppo Fca, dopo anni a passo di carica, ora è in contenenza rispetto alla concorrenza rispetto alla concorrenza. Le vendite del gruppo Volkswagen sono salite del 9 per cento, quelle di Psa del 67,2 per cento (inclusi marchi Opel/Vauxhall), quelle del gruppo Renault sono aumentate del 6,4 per cento.

  

Anche dal punto di vista delle alleanze transnazionali Fca è indietro rispetto ai concorrenti. Un’alleanza con General Motors cercata dall’ad Sergio Marchionne è stata respinta dalla ceo Mary Barra. I colloqui della scorsa estate tra la holding di controllo Exor e la cinese Geely sono stati infruttuosi. Le versioni su come sono andati i colloqui con gli emissari Li Khufu sono differenti, riporta Automotive News, ma è difficile immaginare che la casa americana avrebbe concesso la vendita di Jeep e Ram ai cinesi dato l’atteggiamento ostile verso Pechino dell’Amministrazione Trump.

    

Allo stesso modo, soprattutto alla luce del recente impegno delle case europee su motori ibridi ed elettrici, Fca si trova un passo indietro nella transizione da casa automobilistica a casa della mobilità. Il piano industriale al 2020 verrà svelato a giugno. In una intervista al Foglio il segretario generale dei metalmeccanici Cisl, Marco Bentivogli, uno dei migliori alleati di Marchionne nella modernizzazione delle relazioni industriali nel settore in Italia, ha criticato la scarsa lungimiranza di Fca.

  

"Al momento Fca ha solo un progetto su Pacifica e un consorzio con Google e la ditta israeliana Mobileye che sviluppa sistemi per la guida assistita. Gli altri player hanno dimostrato che nel giro di due o tre anni metà delle loro flotte saranno elettriche/ibrido da Toyota a Volvo a Volkswagen”. Fca aveva investito nella 500e a propulsione elettrica da vendere in America ma si è rivelata eccessivamente costosa da produrre al punto che l’acquisto era stato scoraggiato dallo stesso Marchionne, oltre ad avere performance molto inferiori a Tesla e Nissan. Magneti Marelli, la controllata di componentistica soprattutto elettrica, sarà probabilmente separata dalla casa madre e quotata in Borsa.

  

“Prima di pensare che i veicoli elettrici siano la soluzione, dobbiamo considerare tutto il ciclo di vita di queste vetture, infatti le emissioni di un'auto elettrica, quando l'energia è prodotta da combustibili fossili, sono equivalenti a quelli di un altro tipo di auto”, aveva detto Marchionne mostrando scetticismo.

  

Ora tuttavia l’arrembaggio dei concorrenti pare evidente e Fca non sembra avere preparato la rincorsa. Marchionne lascerà il gruppo nel 2019. Dopo avere guidato la Fiat di casa Agnelli verso un’alleanza salvifica con Chrysler nella prima fase del suo operato, ha realizzato un formidabile primo tempo. Ha però giocato in difesa il secondo, quello della mutazione delle case automobilistiche che determinerà la competizione nel prossimo decennio e oltre.

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