Foto LaPresse

C'è la regia di Elkann dietro la vendita di Magneti Marelli ai giapponesi

Ugo Bertone

Né l’ultimo deal di Marchionne né il primo di Manley. La cessione a Calsonic Kansei, il banker Bae e la provvista per l’elettrico 

Milano. L’ultimo affare di Sergio Marchionne o la prima operazione di Mike Manley, il nuovo numero di Fiat-Chrysler? In realtà, la cessione di Magneti Marelli a Calsonic Kansei, il gruppo giapponese controllato dal gigante del private equity Kkr, porta la nitida impronta di John Elkann. A confermarlo è un particolare: nel consiglio della nuova società, che si chiamerà Magneti Marelli CK Holding, a conferma del peso della componente ex Fiat, siederà Jon Bae, un originale banchiere d’affari che vanta alle spalle una discreta carriera da pianista ed è sposato con Janice, ai tempi dell’università sua spalla nei concerti a Hong Kong. Ma mister Bae, dieci anni dopo, è non solo uno degli assistenti più fidati di Kkr, ma anche, dallo scorso marzo, consigliere d’amministrazione di Exor, la capogruppo dell’impero Agnelli. Insomma, ancora prima della tragica ultima estate di Sergio Marchionne, l’operazione Magneti Marelli è stata gestita al piano più alto del gruppo che è riuscito a spuntare dal compratore l’impegno a non ridurre l’occupazione italiana (10 mila dipendenti distribuiti tra Torino, Bologna, Udine e Bari). E’ stato Elkann a optare per l’uscita definitiva dall’azienda milanese (43 mila dipendenti in 21 paesi, 86 fabbriche e 12 centri di ricerca e sviluppo in quattro continenti) dopo aver preso atto che i mercati non avrebbero premiato un collocamento con un’Ipo o con la distribuzione dei titoli ai soci, come nella scorsa primavera aveva lasciato intendere Marchionne. Di qui la necessità di vendere, lasciando da parte il rimpianto di uscire da una società che la Fiat controllava fin dalla nascita, nel 1919.

  

Per l’occasione il leader di casa Agnelli ha dimostrato di avere appreso almeno alcuni dei segreti di Marchionne, famoso per l’abilità nelle trattative: Exor, infatti, ha saputo spuntare 6,2 miliardi di euro al tavolo di contrattazione, molto di più di quanto non prevedevano gli analisti, che attribuivano alla società al più un valore tra i 4 e i 5 miliardi di euro. Ma anche così resta una sensazione di amarezza: a Magneti Marelli, per esempio, è toccato l’onore di rappresentare la tecnologia italiana nelle ultime edizioni del Ces, la fiera dell’elettronica di Las Vegas. Non per questo va esagerato il grido d’allarme per il presunto “scippo” di tecnologia tricolore. Anche la componentistica è oramai investita dalla rivoluzione che sta cambiando il mondo dell’Auto.

  

La necessità di convertire a tappe forzate i modelli dai motori tradizionali all’elettrico così come l’accelerazione della sfida nell’auto a guida autonoma stanno costringendo tutti i big, compresa Fiat-Chrysler, a rivedere rapidamente i conti. In pochi anni, i produttori hanno accelerato la corsa verso l’elettrico nel timore di restare spiazzati dalle scelte dei grandi enti regolatori. E il mondo dei componenti si sta adeguando: il partner giapponese di Marelli, Calsonic Kansei (58 fabbriche, 20.200 dipendenti) ha già affrontato in anticipo l’ennesima metamorfosi che oggi si chiede a Marelli, che nel corso della sua storia ha prodotto batterie, alternatori, centraline ma anche apparecchi radio. Così come Marelli è stata finora un’appendice di Fiat, fino a un anno fa Kansei era una provincia di Nissan. E’ stata Kkr a intuire che la rivoluzione dell’auto ormai impone la presenza di società indipendenti in grado di trattare alla pari con i clienti della mobilità con tutte le esigenze che s’impongono ai nuovi produttori. Da oggi Marelli partecipa a questa missione, sotto la guida di un manager tedesco, Beda Bolzenius, assistito da Ermanno Ferrari. A loro il compito di guidare una delle top ten della componentistica (al settimo posto per fatturato). A Fiat-Chrysler, che svelerà i conti del trimestre il 30 ottobre, la missione di fare fruttare nel modo migliore i capitali liberati dal deal: per la prima volta il gruppo partecipa alla sfida senza debiti, anzi con una dote adeguata agli obiettivi.