Sergio Marchionne. Foto LaPresse

Marchionne crea suspense sull'Italia e segue il mainstream anti diesel

Maria Carla Sicilia

Dalle motorizzazioni alternative allo spin off di Magneti Marelli, l'ad di Fca traccia da Ginevra alcuni scenari sul futuro del gruppo e parla ai mercati (che rispondono bene) 

Roma. L’ultimo anno di Sergio Marchionne alla guida di Fca sarà decisivo per capire la strategia che il gruppo vuole adottare su diversi fronti: dalla produzione in Italia, con il sito di Pomigliano che si prepara al trasferimento della Panda in Polonia dal 2020, ai possibili accordi con altri produttori per sviluppare motori elettrici o ibridi, fino alla cessione di Magneti Marelli. Tutti dossier ancora sospesi, che sembrano destinati a essere chiariti solo il primo giugno, quando il gruppo presenterà il piano industriale. Intanto si rincorrono indiscrezioni di stampa e dichiarazioni (sibilline) che vanno delineando alcuni scenari.

  

Secondo quanto riportato da Reuters oggi, il gruppo avrebbe sciolto le riserve sullo spin off di Magneti Marelli preferendo all'ipotesi della cessione quella della quotazione in Borsa, ma senza un’Offerta pubblica iniziale (Ipo). Una scelta che, se confermata, allontanerebbe l’ombra di un ritorno del Tesoro nel settore dell’Auto prospettato fino a qualche giorno fa, quando secondo alcune indiscrezioni la Cassa depositi e prestiti sarebbe stata pronta a sostenere una cordata pubblico privata per acquisire la società insieme a Brembo. Da parte sua anche Alberto Bombassei, presidente di Brembo, ha fatto sapere ieri dal Salone dell'auto di Ginevra di non essere interessato ad acquistare alcun asset della società di componentistica. Sulla controllata del gruppo Fca l’ipotesi di una possibile quotazione è nell’aria da mesi. Ora fonti vicine al dossier hanno detto a Reuters che l’idea di raccogliere liquidità tramite l'emissione di nuove azioni sarebbe stata accantonata dagli azionisti per via della bassa valutazione dell’azienda, compresa tra 3,6 e 5 miliardi di euro secondo gli analisti. Un valore inferiore rispetto ad aziende simili, come la tedesca Hella e le francesi Faurecia e Valeo, che rende più interessante percorrere la strada della quotazione per raccogliere capitali in futuro rispetto alla cessione.

    

Di Magneti Marelli, Sergio Marchionne non ha parlato oggi durante la conferenza stampa al Salone dell’Auto di Ginevra, dove insieme a John Elkann ha assistito alla presentazione delle nuove Jeep Wrangler e Cherokee. Ma il manager ha tracciato alcuni scenari sul futuro della produzione e sull’impiego del diesel.

  

Su Pomigliano torna di nuovo l’ipotesi di avviare la produzione di un modello del brand Jeep per accompagnare l’impianto all’uscita di scena dalla Fiat Panda. Una dichiarazione che però non ha rassicurato i sindacati, da mesi alla ricerca di garanzie in previsione della scadenza degli ammortizzatori sociali che avverrà entro la fine dell'anno: “Su tante altre questione riconducibili al piano industriale di giugno 2018, aspettare un paio di mesi non cambia – ha detto Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl – se questo porta a individuare una precisa tempistica di attuazione. Ma su Pomigliano non possiamo aspettare quella data. La scadenza entro un anno degli ammortizzatori sociali impongono a noi e all’impresa soluzioni in tempi brevissimi”.

  

L’attenzione dei sindacati è anche indirizzata sui progetti del gruppo riguardo alle motorizzazioni elettriche, su cui Fca non ha ancora comunicato un indirizzo, e sulla guida autonoma. Due aspetti su cui Marchionne ha dato qualche indizio ieri a Ginevra. Dopo le rivelazioni del Financial Times, secondo cui il gruppo starebbe pensando di abbandonare la produzione di motori a gasolio dal 2022, Marchionne ha precisato che il gruppo diminuirà “in maniera sostanziale” l’apporto del diesel ma lo farà senza perdere di vista che le “motorizzazioni alternative rappresentano ancora una percentuale esigua delle vendite”. Con questa premessa è difficile immaginare che ci sarà un disimpegno totale, come alcuni hanno immaginato, ma la prospettiva apre alla questione della riqualificazione degli impianti di Pratola Serra e della VM Motori di Cento, dove circa tremila lavoratori producono motori diesel, e invece di dare risposte, solleva nuove domande per i sindacati. 

  

Una di queste è relativa alle alleanze che il gruppo potrebbe stringere con altri produttori, anche per accelerare sullo sviluppo delle motorizzazioni elettriche. Bloomberg ha rivelato che la cinese Geely, da poco azionista di maggioranza di Daimler, ha incontrato l’anno scorso Fca avanzando un’offerta di acquisto. “Con i cinesi non è andata – ha detto Marchionne – ma restiamo aperti a ogni possibilità”: "I cinesi entreranno sul mercato dell'auto e svolgeranno un ruolo importante". Secondo l’ad di Fca questo non è il momento migliore per stringere alleanze, meglio concentrarsi sugli obiettivi al 2020 e rimandare a quando “il mercato riconoscerà il valore di quanto compiuto”. Oggi gli acquisti di azioni Fca sono stati particolarmente intensi, con il titolo che ha segnato più 5,67 per cento. In parte perché Moody’s ha alzato il rating (da Ba3 a Ba2) per il lancio di nuovi modelli e in parte perché Marchionne non ha chiuso a eventuali investitori e a motorizzazioni alternative.

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