Papa Francesco riunito con la curia romana (Imagoeconomica)

Il Papa: "La chiesa è investita da tempeste e uragani, è vittima di lupi e traditori"

Matteo Matzuzzi

Nel tradizionale scambio di auguri con la curia romana, Francesco denuncia le afflizioni che colpiscono i ministri consacrati. Ma parla anche dei "nuovi martiri", invoca "libertà religiosa e di coscienza" per chi vive "sotto il peso della persecuzione"

Roma. Come di consueto, con l’avvicinarsi del Natale, il Papa ha riunito i membri della Curia romana per il tradizionale scambio di auguri. Appuntamenti che, fin dal 2013, sono serviti a Francesco per ringraziare sì i principali collaboratori, ma anche per rimproverare qualche comportamento errato o superbo (celebre fu l’accusa di “Alzheimer spirituale”). Il canovaccio di quest'anno non si discosta troppo dai precedenti, neppure da quello del 2017.

 

Essere servitori del gregge, non "doganieri di Dio"

La premessa è che “l’essere cristiani, in generale, e per noi in particolare l’essere unti, consacrati del Signore non significa comportarci come una cerchia di privilegiati che credono di avere Dio in tasca, ma da persone che sanno di essere amate dal Signore nonostante il nostro essere peccatori e indegni. I consacrati, infatti, non sono altro che servi nella vigna del Signore che devono dare, a tempo debito, il raccolto e il ricavato al Padrone della vigna”. Il problema, ha aggiunto il Papa, è che “tante volte perfino gli stessi eletti, strada facendo, iniziano a pensare, a credere e a comportarsi come padroni della salvezza e non come beneficiari, come controllori dei misteri di Dio e non come umili distributori, come doganieri di Dio e non come servitori del gregge loro affidato. Tante volte – per zelo eccessivo e mal indirizzato – invece di seguire Dio ci si mette davanti a Lui, come Pietro che criticò il Maestro e meritò il rimprovero più duro che Cristo abbia mai rivolto a una persona: ‘Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini’”. La chiesa, ha sottolineato Francesco, “quest’anno ha vissuto e vive momenti difficili, ed è stata investita da tempeste e uragani. Tanti si sono trovati a chiedere al Maestro, che apparentemente dormiva: ‘Maestro, non t’importa che siamo perduti?’. Altri, sbalorditi dalle notizie, hanno iniziato a perdere la fiducia in essa e a abbandonarla; altri, per paura, per interesse, per secondi fini, hanno cercato di percuotere il suo corpo aumentandone le ferite; altri non nascondono la loro soddisfazione nel vederla scossa; moltissimi però continuano ad aggrapparsi con la certezza che ‘le porte degli inferi non prevarranno contro di essa’”.

 

Disumanità e brutalità ci circondano

Una chiesa che “prosegue il suo pellegrinaggio tra gioie e afflizioni, tra successi e difficoltà, esterne e interne. Certamente le difficoltà interne rimangono sempre quelle più dolorose e distruttive”. Il Pontefice è quindi passato a elencare le “afflizioni”: “Quanti immigrati – costretti a lasciare la patria e a rischiare la vita – incontrano la morte, o quanti sopravvivono ma trovano le porte chiuse e i loro fratelli in umanità impegnati nelle conquiste politiche e di potere. Quanta paura e pregiudizio! Quante persone e quanti bambini muoiono ogni giorno per mancanza di acqua, di cibo e di medicine! Quanta povertà e miseria! Quanta violenza contro i deboli e contro le donne! Quanti scenari di guerre dichiarate e non dichiarate! Quanto sangue innocente viene versato ogni giorno! Quanta disumanità e brutalità ci circondano da ogni parte! Quante persone vengono sistematicamente torturate ancora oggi nelle stazioni di polizia, nelle carceri e nei campi dei profughi in diverse parti del mondo!”.
 
Un'epoca di nuovi martiri

Ma questa, ha detto Bergoglio, è anche un’epoca di nuovi martiri. “Sembra che la crudele e atroce persecuzione dell’impero romano non conosca fine. Nuovi Neroni nascono continuamente per opprimere i credenti, soltanto per la loro fede in Cristo. Nuovi gruppi estremisti si moltiplicano prendendo di mira le chiese, i luoghi di culto, i ministri e i semplici fedeli. Nuovi e vecchi circoli e conventicole vivono nutrendosi di odio e ostilità verso Cristo, la chiesa e i credenti. Quanti cristiani vivono ancora oggi sotto il peso della persecuzione, dell’emarginazione, della discriminazione e dell’ingiustizia in tante parti del mondo! Continuano, tuttavia, coraggiosamente ad abbracciare la morte per non negare Cristo. Quanto è difficile, ancora oggi, vivere liberamente la fede in tante parti del mondo ove manca la libertà religiosa e la libertà di coscienza!”.

 

La piaga degli abusi e i "traditori di Dio"

Tuttavia, ha precisato il Papa, “l’esempio eroico dei martiri e dei numerosissimi buoni samaritani, ossia dei giovani, delle famiglie, dei movimenti caritativi e di volontariato e di tanti fedeli e consacrati, non ci fa scordare comunque la contro-testimonianza e gli scandali di alcuni figli e ministri della chiesa. Mi limito qui soltanto alle piaghe degli abusi e dell’infedeltà”. Partendo dalla storia di Davide, Francesco ha detto che “anche oggi ci sono ‘unti del Signore’, uomini consacrati, che abusano dei deboli, approfittando del proprio potere morale e di persuasione. Compiono abomini e continuano a esercitare il loro ministero come se niente fosse; non temono Dio o il suo giudizio, ma temono soltanto di essere scoperti e smascherati. Ministri che lacerano il corpo della chiesa, causando scandali e screditando la missione salvifica della chiesa e i sacrifici di tanti loro confratelli”. Anche oggi “tanti Davide, senza batter ciglio, entrano nella rete di corruzione, tradiscono Dio, i suoi comandamenti, la propria vocazione, la chiesa, il popolo di Dio e la fiducia dei piccoli e dei loro familiari. Spesso dietro la loro smisurata gentilezza, impeccabile operosità e angelica faccia, nascondono spudoratamente un lupo atroce pronto a divorare le anime innocenti. I peccati e i crimini delle persone consacrate si colorano di tinte ancora più fosche di infedeltà, di vergogna e deformano il volto della chiesa minando la sua credibilità. Infatti, la chiesa, insieme ai suoi figli fedeli, è anche vittima di queste infedeltà e di questi veri e propri reati di peculato”.

 

La chiesa non cercherà mai di insabbiare i casi di abuso

E qui il Papa ha voluto chiarire ancora una volta che “dinanzi a questi abomini la chiesa non si risparmierà nel compiere tutto il necessario per consegnare alla giustizia chiunque abbia commesso tali delitti. La chiesa non cercherà mai di insabbiare o sottovalutare nessun caso. E’ innegabile che alcuni responsabili, nel passato, per leggerezza, per incredulità, per impreparazione, per inesperienza o per superficialità spirituale e umana hanno trattato tanti casi senza la dovuta serietà e prontezza. Ciò non deve accadere mai più. Questa è la scelta e la decisione di tutta la chiesa”.
A tal proposito Bergoglio si è scagliato contro coloro che “anche all’interno della chiesa, si infervorano contro certi operatori della comunicazione, accusandoli di ignorare la stragrande maggioranza dei casi di abusi, che non sono commessi dai chierici della chiesa, e di voler intenzionalmente dare una falsa immagine, come se questo male avesse colpito solo la chiesa cattolica. Invece – ha aggiunto Francesco – io vorrei ringraziare vivamente quegli operatori dei media che sono stati onesti e oggettivi e che hanno cercato di smascherare questi lupi e di dare voce alle vittime. Anche se si trattasse di un solo caso di abuso – che rappresenta già di per sé una mostruosità – la chiesa chiede di non tacere e di portarlo oggettivamente alla luce, perché lo scandalo più grande in questa materia è quello di coprire la verità”. “A quanti abusano dei minori vorrei dire: convertitevi e consegnatevi alla giustizia umana, e preparatevi alla giustizia divina”.

 

Infedeli seminatori di zizzania

Ma c’è un’altra afflizione da denunciare, “l’infedeltà di coloro che tradiscono la loro vocazione, il loro giuramento, la loro missione, la loro consacrazione a Dio e alla chiesa; coloro che si nascondono dietro buone intenzioni per pugnalare i loro fratelli e seminare zizzania, divisione e sconcerto; persone che trovano sempre giustificazioni, perfino logiche e spirituali, per continuare a percorrere indisturbati la strada della perdizione”. Ha detto il Papa che “dietro questi seminatori di zizzania si trovano quasi sempre le trenta monete d’argento. Ecco allora che la figura di Davide ci porta a quella di Giuda Iscariota, un altro scelto dal Signore che vende e consegna alla morte il suo maestro. Davide peccatore e Giuda Iscariota saranno sempre presenti nella chiesa, in quanto rappresentano la debolezza, che fa parte del nostro essere umano. Sono icone dei peccati e dei crimini compiuti da persone elette e consacrate. Uniti nella gravità del peccato, si distinguono tuttavia nella conversione. Davide si pentì affidandosi alla misericordia di Dio, mentre Giuda si suicidò”. 

 

Le gioie e le riforme

Francesco ha voluto però parlare anche delle “gioie”, dei risultati ottenuti in questo 2018 che va concludendosi: dal Sinodo dei giovani ai progressi sul versante delle riforme finanziarie. Tutti elementi che fanno dire che “il Natale dà la prova che i gravi mali commessi da taluni non potranno mai offuscare tutto il bene che la chiesa compie gratuitamente nel mondo. Il Natale dà la certezza che la vera forza della chiesa e del nostro lavoro giornaliero, tante volte nascosto, sta nello Spirito Santo che la guida e la protegge attraverso i secoli, trasformando perfino i peccati in occasioni di perdono, le cadute in occasioni di rinnovamento, il male in occasione di purificazione e vittoria”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.