papa Francesco (foto LaPresse)

Basse aspettative sul mini Sinodo

Redazione

Da giovedì in Vaticano si discuterà di abusi. Ma per fare cosa?

Giovedì si aprirà in Vaticano la tre giorni di vertice che ha per titolo “La Protezione dei minori nella chiesa”. Titolo generico e un po’ fumoso, ma dopo le ondate di scandali più o meno acclarati che nell’ultimo anno hanno squassato gli argini della chiesa-istituzione era necessario trovare qualcosa che rispondesse alla voglia – a tratti morbosa – dell’opinione pubblica di avere risposte. Risposte e ovviamente teste da fissare sulle picche, ché la storia dei preti molestatori si porta sempre bene. Il Papa, dopo aver visto con i propri occhi la situazione tragica della chiesa in Cile, aver seguito i processi penali che in Australia mettono alla gogna vescovi e cardinali (magari poi li assolvono, come capitato a quello di Adelaide, anche se nel frattempo era stato costretto alle dimissioni e all’esposizione al pubblico ludibrio), aver saputo che in Francia le cose si mettono male e che tanti scheletri si stanno tirando fuori dagli armadi anche in Belgio e Germania (per non parlare degli Stati Uniti), ha convocato a Roma i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo.

 

Ieri è stato presentato il programma, fatto di relazioni un po’ da simposio accademico – con cardinali e membri della burocrazia vaticana nelle vesti di conferenzieri – diversi coffee break, spazi per domande e dibattito. Tutto ovviamente apprezzabile. Il dubbio è se tre giorni così organizzati porteranno davvero a qualcosa. Qual è lo scopo del vertice? Far vedere che la chiesa ha preso coscienza del problema – che poi bisogna intendersi su quale sia il problema reale, visto che le opinioni non s’equivalgono – o tentare di adottare qualche provvedimento? Se la prima ipotesi è quella corretta, allora il successo è garantito: la penitenza in mondovisione farà il suo effetto. Viceversa, se lo scopo è elaborare una strategia, la faccenda si complica, e di parecchio. A meno che non si voglia credere che una conferenza dai tratti un po’ troppo onusiani possa soddisfare il mondo e le coscienze.

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