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Cardinali contriti e vittime arrabbiate al Sinodo sulla pedofilia

Matteo Matzuzzi

Il Papa apre il vertice sugli abusi sessuali sui minori e offre ai vescovi 21 spunti di riflessione

Roma. Ha chiesto concretezza, il Papa, nel suo brevissimo intervento che ha aperto i lavori nell’Aula nuova del Sinodo, dove erano riuniti i presidenti delle conferenze episcopali nazionali chiamati a discutere di come la chiesa possa rispondere alla piaga degli abusi sessuali su minori. “Ascoltiamo il grido dei piccoli che chiedono giustizia. Grava sul nostro incontro il peso della responsabilità pastorale ed ecclesiale che ci obbliga a discutere insieme, in maniera sinodale, sincera e approfondita su come affrontare questo male che affligge la chiesa e l’umanità”, ha detto Francesco, aggiungendo che “il santo Popolo di Dio ci guarda e attende da noi non semplici e scontate condanne, ma misure concrete ed efficaci da predisporre”.

   

Niente di più, le dotte relazioni sono lasciate agli altri, pastori ed esperti della delicata tematica. Per agevolare il compito dei vescovi convenuti – alcuni molto contriti al punto da esprimere a intervalli regolari il proprio dolore per quanto accaduto (anche se in qualche circostanza specifica non è ben chiaro perché si esprima questo dolore) – il Pontefice ha fornito un prontuario con ventuno “punti di riflessione” che saranno d’aiuto alla discussione nei giorni del vertice. Intanto il più ovvio, e cioè l’esigenza di “elaborare un vademecum pratico nel quale siano specificati i passi da compiere a cura dell’autorità in tutti i momenti-chiave dell’emergenza di un caso”. Quindi, dopo una serie di osservazioni scontate – “stabilire i criteri per il coinvolgimento diretto del vescovo o del superiore religioso” e “informare le autorità civili e le autorità ecclesiastiche superiori nel rispetto delle norme civili e canoniche”, per citarne solo due – si arriva a suggerire l’esigenza di “introdurre regole riguardanti i seminaristi e i candidati al sacerdozio o alla vita religiosa. Per costoro – si legge nel prontuario – introdurre programmi di formazione iniziale e permanente per consolidare la loro maturità umana, spirituale e psicosessuale, come pure le loro relazioni interpersonali e i loro comportamenti”. Al punto numero 20, il Papa raccomanda di “illustrare tutte le informazioni e i dati sui pericoli dell’abuso e i suoi effetti, su come riconoscere i segni di abuso e su come denunciare i sospetti di abuso sessuale”. Il resto della prima giornata ha seguito il copione previsto, la chiesa in crisi (così il cardinale colombiano Salazar Gómez) trasformata in ospedale da campo per curare le ferite (parole del cardinale filippino Tagle, che ha anche aggiunto che “la mancanza di risposte ha lacerato la nostra gente”). Più tecnico l’intervento di mons. Charles Scicluna, che molte volte ha citato “le parole profetiche di Benedetto XVI”, soprattutto quelle contenute nella Lettera ai vescovi d’Irlanda del 2006: “E’ importante stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte a evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia vengano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini abnormi”. Le vittime, che avrebbero voluto un ruolo di primo piano in questi tre giorni di penitenza collettiva, “si aspettano una risposta decisa”, ha fatto sapere la professoressa Gabriella Gambino, sottosegretario del dicastero vaticano per i Laici, la famiglia e la vita, anche se poi cosa si intenda per “risposta decisa” resta avvolto nella nebbia. Almeno per ora, in attesa che il lavoro di gruppo moderato da padre Federico Lombardi dia i suoi frutti.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.