Papa Francesco all'apertura dell'incontro “La protezione dei minori nella chiesa” (foto LaPresse)

Ma quale trasparenza, l'opacità è costitutiva della chiesa

Giuliano Ferrara

Fa parte della sua idea di cura d’anime. Lo dimostra la storia del cardinale Gracias

Alberto Melloni, capo laico della tifoseria bergoglista e facinoroso nemico di ogni pensiero non correttista nella chiesa, dice che quello in corso in Vaticano è un miniconcilio o un preconclave: urge svolta dottrinale, infatti, con la consegna alla giustizia civile dei “colpevoli” di abusi, altro che il foro ecclesiastico della chiesa costantiniana (sia perdonato il lapsus melloniano, saranno “accusati” fino a un giudizio definitivo, e non “colpevoli”, i consegnati, almeno per la giustizia civile); e inoltre è in gioco (preconclave) l’elezione di un successore di Francesco al soglio di Pietro, che i tradizionalisti vorrebbero ricattabile e condizionabile (“gli serve un’arma per poterlo azzoppare” con storie di abusi e connivenze). Così Melloni. Quindi, sostiene lo storico del cristianesimo e bergoglista militante, il vertice delle conferenze episcopali convocato “coraggiosamente” da Bergoglio per eliminare gli abusi sui minori e gli adulti vulnerabili è l’arena di un match politico-ecclesiastico che sa di vita o morte per la chiesa. Nel cattiverio Melloni infila, con il suo solito cupo entusiasmo inquisitorio, i vescovi conservatori nominati a derrate da un santo, Giovanni Paolo II, peraltro canonizzato da Bergoglio in persona, Papa santo che a quelle nomine ha presieduto a guardia di una chiesa patriarcale e antifemminista responsabile della cultura del segreto e degli abusi, e solo dopo la sua morte si è potuto cominciare a fare chiarezza, conclude.

 

Chiarezza? Due degli otto cardinali nominati da Francesco nel vertice della chiesa sono stati rimossi e “consegnati” alla giustizia civile. Un terzo, che aprirà stamattina la sessione del miniconcilio o preconclave, è Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, la vecchia Bombay, in India. Chiarezza? La Bbc ha raccontato di averlo intervistato e di avergli strappato ammissioni sull’incuria con cui ha trattato casi di abuso. Gracias non è l’ultimo arrivato, è nel consiglio dei porporati per volontà di Bergoglio ed è considerato un papabile (un papabile azzoppabile, secondo la logica pugilistica di Melloni?). E’ accusato da due donne per due affari di abuso in cui avrebbe sostanzialmente voltato la faccia dall’altra parte a fronte di denunce circostanziate, uno del 2015 e l’altro del 2009, tre anni dopo la sua nomina a cardinale. Una madre gli dice che un prete già in odore di abusi ha stuprato il suo bambino, Gracias parte per Roma per impegni urgenti senza avvertire le autorità civili, cosa che farà la donna (e il responso della perizia di polizia sarà: il bambino è stato stuprato). Dice Gracias che non sapeva cosa pensare, che avrebbe dovuto sentire anche il prete, ma non aveva tempo. La cosa si fa lunga, la donna non va più a messa per non sentire le prediche del sacerdote, e quando va ad altre funzioni nessuno le siede accanto, perché la mentalità omertosa e di segretezza è propria dell’intera comunità dei fedeli. Una storia simile è del 2009, ed è fatta di interventi tardivi, di sanzioni interne e non draconiane al prete accusato di abusi decise dal vescovo anni dopo, con un finale che non è una novità: il prete accusato finisce per tornare nei seminari dove avrebbe compiuto gli atti impuri, vaga di parrocchia in parrocchia eccetera, il solito copione. E oggi Gracias tiene cattedra sulla responsabilità dei vescovi nella protezione dei minori e degli adulti vulnerabili nel miniconcilio o preconclave. 

 

Il grande ricatto mondiale e secolare recita come segue: “Siete pedofili e omosessuali, voi del clero, e la colpa è non del pansessualismo sessantottino bensì del segreto costantiniano ratificato e sistematizzato dal concilio di Trento, ora pentitevi in pubblico e redimetevi gettando alle ortiche la vecchia chiesa, aprendo alla gay culture del coming out e dell’outing e alle donne capaci di smantellare la cultura patriarcale responsabile degli abusi, oltre che alla fine del celibato!”. Questo generoso appello penetra obliquamente nel cuore dell’istituzione ecclesiastica, nei suoi preconclavi e miniconcili, anche nella forma di una lotta per il potere e per l’indirizzo della comunità universale. Melloni docet. Ma non si parli di chiarezza, per cortesia.

 

Dalla storia di Gracias e da mille altre viene fuori che l’opacità è costitutiva della chiesa cattolica, fa parte della sua idea di cura d’anime, della sua idea di peccato, della sua sacramentale e segreta procedura di confessione, penitenza e riconciliazione, e viene fuori che maneggiare un prete in sospetto di abuso è diverso dal maneggiare un funzionario in sospetto di corruzione o altri reati in un’amministrazione civile. La chiesa può e deve, come suggerisce Melloni, denunciare ogni accusa al magistrato civile, i vescovi possono e devono riprendersi in persona le deleghe affidate a psicologi ed esperti, e alla fine deve gestire la colpa e il perdono insieme, sennò non sarebbe chiesa. Ma rendere la chiesa trasparente, quando si tratta di giudicare persone che hanno il crisma della consacrazione sacerdotale, è una boutade ridicola di progressisti in foia. In tutte le storie di vescovi alle prese con il problema nella sua incandescenza e ambivalente tessitura morale, dal defunto Bernard Law di Boston a Oswald Gracias relatore stamane contro gli abusi, fino allo stesso Bergoglio nel caso McCarrick o nel caso cileno, emerge un tormento opaco che è parte costitutiva dell’essere pastori nella chiesa di san Paolo e sant’Agostino, altro che svenevoli fregnacce come la tolleranza zero. Fosse vero che la chiesa è un organismo marcio, putrescente, dovrebbe cambiare il suo stesso statuto sacerdotale, e molto altro. Io credo con pochi altri che non sia vero, e che quello in corso sia l’ennesimo atto di teatro grandguignolesco in una pièce che il secolo ha portato nella cattolicità, per scristianizzare il mondo definitivamente, e che dunque si debba reagire e imporre una controverità, non ricattarsi a vicenda con toni facinorosi. Ma io sono un laico e un miscredente, la strada sarà quella che indica Melloni, e alla fine del percorso ci sarà appunto la trasparenza, mito civile così inadatto al confessionale e alla chiesa del peccato e della redenzione.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.