(foto LaPresse)

Il filo che lega Erspamer al lapsus di Conte

Massimo Bordin

"Le civiltà si dissolvono senza giustizia e la giustizia cessa di esistere senza certezza della pena a livello giudiziario e senza ritorsioni a livello politico", scrive il professore di Harvard

“Le civiltà si dissolvono senza giustizia e la giustizia cessa di esistere senza certezza della pena a livello giudiziario e senza ritorsioni a livello politico. Altro che magnanimità nella vittoria; è un lusso da privilegiati e non possiamo permettercelo noi che vogliamo fermare la deriva morale, culturale e ambientale del mondo e siamo consapevoli delle enormi difficoltà che ci aspettano. Ci sarà un tempo per la tolleranza ma non è ora. Oggi serve intransigenza. Oggi chi resiste al neocapitalismo e ai suoi burattini, più o meno psicopatici, deve ricordarsi, con Machiavelli, che quando si fa politica è meglio essere temuti che amati”. Un paio di settimane dopo le elezioni, un professore che insegna ad Harvard Storia e cultura italiana, ha proposto su Facebook questa impostazione al M5s.

   

Francesco Erspamer però non pare una variante più esotica e up to date del mitico professore Becchi. La sua retorica rivoluzionaria è secca, senza ridondanze ottocentesche, il suo marxismo pare fondarsi su basi più solide e meno romantiche. Erspamer è anche lontano da un personaggio come Fusaro, assai più grossolano. Si può trovare piuttosto qualche punto di contatto con il professore Bagnai, ora parlamentare leghista. Certamente non si può automaticamente addebitare al Movimento cinque stelle la linea che Erspamer propone da Harvard, anche se la sua bacheca virtuale è seguita da più di diecimila persone, e se pure c’è qualche giornalista non omogeneo ai pentastellati, la maggior parte dei suoi lettori sicuramente lo sono ma il lapsus sulla presunzione di colpevolezza occorso ieri al presidente del Consiglio, alla luce del proclama di Harvard, un filo di inquietudine può provocarlo.

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