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La mossa abile ma scivolosa di Conte sul giustizialismo

Massimo Bordin

Il problema vero è che il dibattito politico, vissuto a lungo di ossimori, ha cominciato a nutrirsi di equivoci. E’ inutile e dunque sbagliato reagire in difesa

Cos’è il giustizialismo? La domanda pronunciata ieri in Parlamento dal presidente Conte, era il classico interrogativo retorico che, nel caso, sottintendeva il rifiuto dell’addebito per la sua vaghezza e imprecisione. Mossa abile ma scivolosa. Le definizioni ormai sono usate nelle contese programmatiche, al di là del loro significato, per la forza evocativa che producono. Una ritorsione banale potrebbe essere l’esempio dell’uso di termini come flat tax o reddito di cittadinanza. Il problema vero è che il dibattito politico, vissuto a lungo di ossimori, ha cominciato a nutrirsi di equivoci. E’ inutile e dunque sbagliato reagire in difesa. Effettivamente giustizialismo è termine equivoco usato nella foga di un dibattito in cui si finisce per alzare il volume a scapito del tono. A rappresentare la critica al programma in tema di giustizia del nuovo governo, suona meglio l’espressione “populismo penale” che rende l’idea senza eccesso di approssimazione. L’esempio che sostanzia un tipo di atteggiamento mentale del genere si può facilmente reperire nel discorso programmatico pronunciato ieri dal presidente Conte, quando sono stati prospettati aumenti di pena per una serie di reati, a cominciare dalla violenza sessuale, per i quali già nelle precedenti legislature si è provveduto innalzare le pene e inasprire le procedure, evidentemente senza risultati apprezzabili. I giuristi, e il nuovo presidente è un giurista, sanno che l’aumento delle pene è un rimedio primitivo, la loro congruità, in un contesto garantito dal diritto, è piuttosto la via maestra da seguire. Certo tutti noi, “il popolo”, siamo per natura propensi alle scorciatoie ma, senza guida, rischiamo di perderci.

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