foto Ansa

Editoriali

Non pronunciate il suo nome: J.K. Rowling cancellata da un museo

Redazione

Surreale epilogo di una campagna di boicottaggio e rimozione di ogni riferimento nei confronti della scrittrice. "Opinioni super odiose e divisive per essere ignorate" afferma il MoPOP di Seattle

Non mi considero cancellata”, aveva detto a dicembre J.K. Rowling. Non bastavano le minacce di morte “a sufficienza per tappezzare casa mia”, il suo indirizzo di casa spiattellato sui social, le campagne di boicottaggio dei dipendenti della sua casa editrice, la scrittrice transgender Fretchen Felker-Martin che scrive un romanzo in cui l’autrice di “Harry Potter” è uccisa per mano di attivisti trans e le tonnellate di liquame digitale fatto circolare contro di lei (da “strega” a “troia” passando per “femminazi”). Rowling è stata talmente cancellata che il New York Times ha lanciato una nuova pubblicità per gli abbonati: “Immagina Harry Potter senza il suo creatore”. Non menziona Rowling per nome, ma presenta l’immagine di un abbonato e le parole: “Lianna sta immaginando Harry Potter senza il suo creatore”.  

A Seattle c’è il Museo di cultura popolare (MoPOP), tirato su dal cofondatore di Microsoft Paul Allen e realizzato dall’archistar Frank Gehry. Come riportato dal Telegraph, il museo ha accusato la Rowling di avere “opinioni ricche di odio”. E il MoPOP continuerà a mostrare i cimeli di “Harry Potter”, ma verranno cancellati tutti i riferimenti alla sua creatrice. “C’è una entità fredda, senza cuore, che succhia la gioia nel mondo di ‘Harry Potter’ e, questa volta, non è un dissennatore. Questa persona è un po’ troppo esplicita con le sue opinioni super odiose e divisive per essere ignorate...”. I capi del museo hanno spiegato la cancellazione del nome della scrittrice: “Non è una soluzione perfetta, ma è ciò che siamo stati in grado di fare nel breve termine”. 

Harry Potter sì, ma “de-rowlingzzato”. Neanche Lord Voldemort avrebbe potuto escogitarlo.

Di più su questi argomenti: