Non aiuta l’economia e porta milioni di persone in giro. Si studia a casa, calmi
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A scuola di crisi
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L'università telematica al tempo del coronavirus
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L'europa chiusa in casa
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Perché il governo non deve aver paura della parola “condizionalità”
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Il miracolo economico non si fa a colpi di retorica. Urgenze per il dopo virus
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Chi esce per primo? Sarà una danza graduale, stabiliamo le regole
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Due economisti ci spiegano perché la ripresa sarà diversa per ogni regione
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Il Viminale alla fine dà il via libera all'ora d'aria per i bambini
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Le aule dopo il virus
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Contro la retorica dei cattivi maestri
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Così il coronavirus dimostra che in Italia non c'è ancora parità scolastica
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Superare le divisioni tra paritarie e statali, altrimenti la scuola non reggerà
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Perché i concorsi per gli insegnanti hanno creato una crepa tra Pd e M5s
Riaprire: sì, no, forse, quando. E soprattutto: cosa? La questione che in molti si stanno ponendo e che Matteo Renzi ha gettato tra i primi nel dibattito politico è seria. Poi c’è un segmento della società che più di altri è al centro delle preoccupazioni delle famiglie, ma che ragionevolmente dovrebbe essere tenuto fuori dalle priorità vitali della “riapertura”: la scuola. Ieri, mentre si inizia a parlare del Dpcm-proroga atteso per il 2 o 3 aprile, il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha ripetuto, un’altra volta, che con le scuole chiuse “si andrà oltre il 3 aprile”. Una cosa che tutti gli operatori scolastici danno per scontata da settimane, e la maggior parte delle scuole si sta attrezzando per un anno scolastico che non riprenderà.
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