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Così il coronavirus dimostra che in Italia non c'è ancora parità scolastica

Mario Leone

Toccafondi (Italia viva): “Il ministero dimentica che la scuola paritaria fa parte a tutti gli effetti del sistema nazionale d’istruzione. È scuola pubblica”. Proposte per superare la crisi

“C’è una premessa doverosa: a vent’anni esatti dalla legge 62 che la introduceva, la parità scolastica è ancora lontana dall’essere pienamente realizzata”. Esordisce così Gabriele Toccafondi, deputato di Italia Viva, impegnato da anni con le problematiche legate al mondo dell’istruzione e in particolare della scuola paritaria. “Il Ministero dimentica che la scuola paritaria fa parte a tutti gli effetti del sistema nazionale d’istruzione. E’ scuola pubblica”. Su queste colonne i numeri sono stati spesso puntualizzati: undicimila scuole in totale, un corpo docente e non docente che tocca le centosessantamila unità, quasi un milione di studenti tra i banchi. L’emergenza coronavirus ha peggiorato una situazione già complessa per gli istituti paritari che quotidianamente combattono contro una disparità di trattamento con le scuole statali. “Con il primo decreto – dice al Foglio Toccafondi – è stata sospesa l’attività svolta da tutte le scuole. Quelle dai 0 ai 6 anni hanno dovuto interrompere il servizio che erogavano. Molte famiglie, fortunatamente non tutte, non ricevendo un servizio, non pagano la retta. Spesso non hanno i soldi per continuare a pagare la scuola perché i genitori sono in cassa integrazione o non hanno più un lavoro”. Meno grave la situazione nella scuola primaria e secondaria, dove la didattica continua a distanza: “Sì – continua il deputato – ma anche nella scuola dell’obbligo le criticità ci sono e iniziano a farsi vedere”.

   

Le varie associazioni di categoria hanno fatto sentire la loro voce. Ultima in questo senso, Virginia Kaladich, presidente FIDAE, che ha chiesto a gran voce la totale detraibilità delle rette, aiuti concreti alle famiglie in materia di scuola e la definizione di una chiara “quota capitaria” per ogni alunno. Toccafondi cerca di fare ordine: “Con il primo decreto siamo riusciti a ottenere, come Italia Viva, che fosse istituita la cassa integrazione anche nel settore educativo, cosa mai fatta prima. Le associazioni poi ci hanno chiesto di sbloccare il prima possibile i fondi riservati ogni anno alle scuole paritarie. Sono 500 milioni di euro che se arrivassero subito darebbero un attimo di respiro agli istituti. Il 17 marzo il Ministero ha firmato il decreto ma deve esserci il via libera della Corte dei Conti, cosa che non è ancora avvenuta. Servirebbe tanto buon senso e l’impegno di tutti per favorire alcune soluzioni”. Rispetto alla detrazione totale della retta che la famiglia versa alla scuola, Toccafondi resta più guardingo: “E’ una battaglia che porto avanti da anni ma oggi una famiglia che vede il suo reddito dimezzato o peggio ridotto a un terzo che cosa andrà a dedurre? Ritengo che sia meglio istituire un fondo straordinario per le scuole che non ce la fanno economicamente. Certo, se si potesse avere entrambe le cose, detraibilità totale delle rette e fondo d’aiuto, io sarei la persona più felice”.

  

Altro tema è quello del reclutamento dei docenti. Il blocco dei concorsi crea di fatto un buco in organico e restringe il bacino di insegnanti abilitati a cui le scuole paritarie possono attingere. Toccafondi prova a ipotizzare delle soluzioni: “La prima strada sarebbe quella di una sanatoria, il personale con determinate caratteristiche (laurea magistrale, crediti formativi, anni di lavoro) è abilitato d’ufficio. Questa ipotesi non mi convince perché ritengo che un futuro insegnante debba essere ben valutato. La seconda soluzione è quella di aspettare che venga sbloccato il concorso già bandito, ma questo dipende dall’andamento dell’epidemia e non possiamo fare previsioni da qui a settembre”.

  

Quello che però è certo è che il prossimo anno scolastico sarà “nuovo”, con tante incognite e poche certezze. “Sicuramente bisogna ripartire e stiamo facendo delle proposte in questo senso. Non siamo stati ascoltati sulla maturità e sulla valutazione, che volevamo rimanessero momenti significativi del percorso. Per quanto riguarda il futuro, sicuramente da oggi a settembre si potrebbe attuare il piano sull’edilizia scolastica per avere istituti in sicurezza e accoglienti e le risorse ci sono.  Convocare un “cantiere di idee” che pensi a come strutturare il nuovo anno scolastico. Da parte mia penso che il coronavirus abbia dimostrato la qualità del nostro corpo docenti, l’abnegazione e la capacità di offrire una risposta alla crisi molto prima delle circolari. Questo è stato possibile grazie a quel briciolo di autonomia e parità scolastica che oggi è presente”. Solo questo? “Meno burocrazia, più autonomia, più parità e maggiore fiducia nella scuola e nei suoi insegnanti.”.