(foto LaPresse)

Più o meno grave

Piero Vietti

Capire perché i contagiati hanno decorsi così diversi per prevenire e curare meglio tutti. Parla Vella

Roma. Una domanda che molti si stanno facendo è come sia possibile che tra le persone che contraggono il nuovo coronavirus esista una differenza così importante per quanto riguarda la gravità delle manifestazioni. C’è chi si infetta e non ha sintomi o quasi, e chi invece deve essere ricoverato a causa di una polmonite. Lo chiediamo al prof. Stefano Vella, infettivologo e docente di Salute Globale all’Università Cattolica: “E’ una cosa che è oggetto di ricerca in tutto il mondo. In genere le infezioni virali, almeno quelle che stanno tra noi da sempre, sono molto ‘precise’, il loro decorso è prevedibile e simile quasi per tutti. Per quanto riguarda il Covid-19, invece, i quadri clinici possono essere molto diversi. Quel che sembra appurato è che gli esiti più gravi siano dovuti a una ‘tempesta infiammatoria’ che si sviluppa a livello polmonare (e per contrastarla si stanno sperimentando molti farmaci innovativi). Quello che ancora non si sa, è quali siano i motivi per cui alcune persone sviluppano questa tempesta e altre no (più dell’80 per cento). Non sembrerebbero fattori legati al virus, che è sempre lo stesso, né sembrano legati all’età dei pazienti. In pratica, sarebbe la risposta immunitaria anomala al virus che rende più grave l’infezione. I bambini, ad esempio, non si ammalano se non in modo leggero: forse hanno un sistema immunitario che non ‘perde la testa’ e non risponde in maniera abnorme, come avviene in molti adulti? Quando capiremo quali sono i fattori (genetici? immunologici?), che predispongono una persona a questa ‘tempesta anomala’, sarà forse possibile modificarli o, almeno, prevedere chi starà bene e chi male, e quindi prevenire e prepararsi a curare tutti nel modo più appropriato”.

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.