La Cina, ancora prima di riconoscerlo, ha censurato il virus sui social

Enrico Cicchetti

Un report dell'università di Toronto mostra che dal 31 dicembre, un giorno dopo il tentativo di alcuni medici di avvisare dell'esistenza di un patogeno sconosciuto, le piattaforme hanno iniziato a nascondere l'epidemia

Un rapporto canadese rivela che la Cina ha censurato sui social network le informazioni che riguardavano il nuovo coronavirus, settimane prima di riconoscerlo. L'app di messaggistica cinese WeChat e quella di streaming video YY hanno bloccato combinazioni di parole chiave che includevano critiche al presidente Xi Jinping, ai funzionari locali e alle politiche collegate al virus. Il report di Citizen Lab, un laboratorio interdisciplinare con sede presso la Munk School of Global Affairs dell'Università di Toronto, in Canada, sostiene che i risultati che hanno raccolto tra dicembre e febbraio suggeriscono che le aziende “hanno ricevuto una guida ufficiale” su come gestire i contenuti riguardanti il virus nelle prime fasi dell'epidemia.

 

Il 31 dicembre 2019, un giorno dopo che i medici (incluso il defunto dottor Li Wenliang, ne abbiamo scritto qui) cercassero di avvisare la popolazione dell'esistenza di un patogeno allora sconosciuto, le piattaforme hanno iniziato a censurare le parole chiave correlate all'epidemia. I termini censurati, come “polmonite sconosciuta di Wuhan” e “wet market di Wuhan, includevano anche combinazioni di parole relative alla salute pubblica e alle norme locali, come “divieto di viaggio” e “trasmissione da persona a persona”.

  

Le due società cinesi, alle quali l'agenzia Reuters ha chiesto un commento, per ora non hanno risposto, così come la cyberspace administration of China, che sovrintende alle leggi sui contenuti online. Le aziende cinesi che si occupano di social media sono soggette a leggi severe che impongono loro di censurare i contenuti che “minano la stabilità sociale” o sono critici nei confronti del governo centrale. Questi controlli ferrei sono stati rafforzati sotto la presidenza di Xi Jinping

    

Il dottor Li Wenliang, oculista dell’ospedale centrale di Wuhan, “è diventato il tragico simbolo di questo disastro”, ha scritto sul Guardian il dissidente cinese Ma Jian. “Il 30 dicembre ha informato i suoi ex compagni di classe di medicina su WeChat che sette persone con un virus non specificato, che gli ricordava Sars (il virus che ha ucciso quasi 800 persone nel 2003), erano in quarantena nel suo ospedale e ha consigliato loro di proteggersi. In qualsiasi società normale, questo non sarebbe considerato sovversivo, ma in Cina, anche un avviso cauto e riservato ai colleghi può mettere una persona in pericolo. Quando Xi si è degnato di riconoscere pubblicamente l’epidemia, il 20 gennaio, ordinando che fosse ‘contenuto in modo risoluto’, era troppo tardi”. Con oltre un miliardo di utenti attivi mensili, WeChat è l'app di messaggistica più popolare in Cina. Secondo un sondaggio del 2019, oltre il 50 per cento dei corrispondenti ha dichiarato di fare affidamento su WeChat per ottenere informazioni e per comunicare. La piattaforma è diventata sempre più popolare anche tra i medici, che la utilizzano per condividere informazioni professionali con i colleghi. 

   

   

Come ha fatto Citizen Lab a ottenere le informazioni

YY censura le parole chiave dal lato client, il che significa che tutte le regole per eseguire la censura si trovano all'interno dei codici dell'applicazione. La piattaforma ha un elenco di parole che utilizza per eseguire controlli e determinare se sono presenti in un messaggio prima che questo venga inviato (se ne contiene, il messaggio non viene inviato). Ciò ha consentito al Citizen Lab di decodificare l'elenco completo di parole chiave che YY utilizza per attivare la censura. Utilizzando questo metodo, da febbraio 2015 il laboratorio canadese monitora tutti gli aggiornamenti della blacklist, su base oraria. WeChat invece censura i contenuti sul lato server, il che significa che tutte le regole per eseguire la censura sono su un server remoto. Quando un messaggio viene inviato da un utente WeChat a un altro, passa attraverso un server gestito da Tencent (società madre di WeChat) che rileva se il messaggio include parole chiave nella lista nera prima di essere inviato al destinatario. La documentazione della censura su un sistema con un'implementazione lato server richiede l'elaborazione di un campione di parole chiave da testare, l'esecuzione di tali parole chiave attraverso l'app e la registrazione dei risultati. L'università canadese ha sviluppato un sistema automatizzato per testare i contenuti su WeChat e determinare se sono stati censurati.

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