Una manifestazione No vax (foto LaPresse)

La Consulta dà un altro colpo alla propaganda no vax

Redazione

Pubblicate le motivazioni della sentenza con cui la Corte ha respinto il ricorso della Regione Veneto: “L'obbligo introdotto dal governo è ragionevole e necessario”

Coincidenza più felice non poteva esserci. Due giorni fa, ospite di #Corrierelive, il candidato premier del M5s Luigi Di Maio, in competizione permanente con Matteo Salvini, aveva articolato la sua posizione “ni vax”. Che potrebbe essere tradotto così: sì all'obbligatorietà ma anche no. “Non ho mai detto di essere contrario all’obbligatorietà - ha psiegato - Noi vogliamo vaccini obbligatori come nel resto d’Europa:ne rendiamo obbligatori 4, e poi aumentiamo e ci sono epidemie o problematiche”.

 

Su Twitter il professor Roberto Burioni ha assimilato questa posizione a quella di chi indossa la cintura di sicurezza dopo un incidente. 

 

 

Ma la vera risposta al leader 5 Stelle arriva dalla Corte Costituzionale che oggi ha depositato le motivazioni della sentenza con cui, lo scorso novembre, ha respinto il ricorso della Regione Veneto contro l'obbligo introdotto dalla legge Lorenzin.

 

Per la Consulta, infatti, la scelta del governo è “ragionevole” e “leggitima”. “Negli anni più recenti - si legge -, si è assistito a una flessione preoccupante delle coperture, alimentata anche dal diffondersi della convinzione che le vaccinazioni siano inutili, se non addirittura nocive: convinzione, si noti, mai suffragata da evidenze scientifiche, le quali invece depongono in senso opposto. Paradossalmente, proprio il successo delle vaccinazioni, induce molti a ritenerle erroneamente superflue, se non nocive: infatti, al diminuire della percezione del rischio di contagio e degli effetti dannosi della malattia, in alcuni settori dell’opinione pubblica possono aumentare i timori per gli effetti avversi delle vaccinazioni”.

 

Ecco allora, prosegue la Corte, che “il legislatore intervenendo in una situazione in cui lo strumento della persuasione appariva carente sul piano della efficacia, ha reso obbligatorie dieci vaccinazioni: meglio, ha riconfermato e rafforzato l’obbligo, mai formalmente abrogato, per le quattro vaccinazioni già previste dalle leggi dello Stato, e l’ha introdotto per altre sei vaccinazioni che già erano tutte offerte alla popolazione come 'raccomandate'”.

 

“Non è corretto, dunque, affermare - continuano le motivazioni della sentenza - che la legge ha repentinamente introdotto dal nulla l’imposizione di un ampio numero di vaccinazioni; essa ha invece innovato il titolo giuridico in nome del quale alcune vaccinazioni sono somministrate, avendo reso obbligatorio un certo numero di vaccinazioni che in precedenza erano, comunque, già raccomandate”.

 

Sarebbe sbagliato, però, dire che lo Stato è andato oltre le proprie competenze: “L’introduzione dell’obbligatorietà per alcune vaccinazioni chiama in causa prevalentemente i principi fondamentali in materia di 'tutela della salute', pure attribuiti alla potestà legislativa dello Stato ai sensi dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione”. E ancora: “Nel presente contesto, dunque, il legislatore ha ritenuto di dover rafforzare la cogenza degli strumenti della profilassi vaccinale, configurando un intervento non irragionevole allo stato attuale delle condizioni epidemiologiche e delle conoscenze scientifiche. Nulla esclude che, mutate le condizioni, la scelta possa essere rivalutata e riconsiderata”.

 

Insomma lo Stato, con buona pace di Di Maio, ha fatto quello che doveva fare. E il ministro Beatrice Lorenzin esulta: “Le motivazioni della sentenza della Consulta sul decreto vaccini confermano la ragionevolezza della legge e come l’intervento fosse necessario. I vaccini sono la prima arma di prevenzione. Proteggono i nostri bambini e la nostra comunità”.