(foto LaPresse)

Palude, balbuzie, ideologia e tangenti. Il M5s alle prese con lo stadio

Gianluca De Rosa

A meno di un anno dalle elezioni comunali 2021 Virginia Raggi cerca di chiudere una delle eterne partite che hanno segnato il suo mandato, con una maggioranza traballante

Roma. A meno di un anno dalle elezioni comunali 2021 Virginia Raggi cerca di chiudere una delle eterne partite che hanno segnato il suo quinquennio a palazzo Senatorio. Lo stadio della Roma, o – come direbbe la comunicazione grillina – #loStadioFattoBene, e cioè la versione M5s, senza grattacieli, con meno cubature e meno opere pubbliche, del progetto calcistico per l’ex ippodromo di Tor di Valle. Martedì sera la prima cittadina ha riunito la sua maggioranza sulla piattaforma in videoconferenze per illustrare l’esito positivo della due diligence sullo stadio: il nulla osta all’opera. Lo stadio voluto dai grillini sarà anche “fatto bene”, ma questo non gli ha risparmiato un’inchiesta della procura di Roma per presunte corruzioni. Nella vicenda, insieme al costruttore Parnarsi, è finito alla sbarra anche l’ex collaboratore del Campidoglio sul dossier Luca Lanzalone. In un secondo filone, è stato arrestato, liberato e ora rinviato a giudizio il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito.

 

Lo stadio poi divideva i grillini già da prima dell’indagine: la consigliera Cristina Grancio fu cacciata per la sua ostinata contrarietà. Per questo, dopo l’inchiesta, Raggi affidò al politecnico di Torino uno studio sulla sostenibilità trasportistica del progetto (al centro dell’intercettazione più nota) e agli uffici la due diligence sull’iter amministrativo. Lo scorso anno, l’esito della prima ha sottolineato i problemi di viabilità che potrebbero crearsi senza la contestuale realizzazione di tutte le infrastrutture previste per il quadrante (collegate o meno al progetto stadio). La due diligence, adesso, dà una parziale certezza: l’iter amministrativo non è stato intaccato. Per vedere i documenti secretati che la compongono i consiglieri di maggioranza e opposizione potranno recarsi negli uffici, ma non potranno avere alcuna copia. Se convinti voteranno variante e convenzione urbanistica, ultimi passaggi d’aula necessari per partire con la costruzione.

 

La riunione di martedì voluta da Raggi è stata una prima prova di conta interna. C’è da capire quanti consiglieri voteranno i due provvedimenti che la giunta conta di far arrivare in Assemblea capitolina il prima possibile. La maggioranza, sul tema, traballa. De Vito e l’ex capogruppo grillino Paolo Ferrara saranno costretti all’astensione dall’inchiesta. Mentre è probabile che Gemma Guerrini voti contro. Ci sono poi gli scettici: Simona Ficcardi, Daniele Diaco e Alessandra Agnello. Per questo già da ieri sono iniziati gli ammicamenti alle opposizioni. Dal Pd è arrivata una “lievissima apertura”, per dirla con le parole del capogruppo dem Giulio Pelonzi. Per il grillino Giuliano Pacetti: “Il Pd è passato dal ‘no’ al’ni’, e a breve arriverà al ‘si’”.