Operazione gatto

Marianna Rizzini

Raggi cambia il nome dell’estate romana facendo insorgere opposizioni e intellò. Il perché? Mah

Tutta colpa del gatto colorato. Succede infatti che uno dei simboli della Roma dei tempi d’oro – l’Estate Romana nata nel 1977 per volere di Renato Nicolini – improvvisamente si ritrovi detronizzata nel simbolo (non più la lupa ma un felino rosa, appunto) e nel nome: “Romarama”. Che vuol dire? hanno strabuzzato gli occhi molti cittadini, domandandosi perché mai eliminare con un restyling lessicale e di contenuto una delle poche cose che comunque attiravano (consolavano?) i romani abituati a veder sfiorire la capitale. Raggi fa l’iconoclasta perché già in campagna elettorale? Raggi ha voglia di strafare nel momento in cui altro bisognerebbe fare (tipo un atto di vera presenza presso i settori imprenditoriali in crisi dopo il lockdown; tipo gli interventi su trasporti e rifiuti)? Fatto sta che il vicesindaco Luca Bergamo ha così presentato la metamorfosi: “Il suffisso rama deriva dal greco e vuol dire guardare, il nome non è propriamente bellissimo, me ne assumo la responsabilità, ma si ricorda, ricorda il cinerama. Il bando dell’Estate Romana ormai non aveva più nulla a che fare con quello che era il contenitore iniziale. Siamo in un momento che ci spinge a lanciare un messaggio che dice ‘il palinsesto culturale dura tutto l’anno”.

 

Il sindaco rivendica senza neppure i dubbi stilistici del vicesindaco: “Romarama è un nome di impatto. Abbiamo sentito l’esigenza di un nuovo nome, non tanto perché siano cambiati i valori dell’Estate Romana quanto perché sono cambiati i tempi”. E se l’utilità sfugge, specie in un anno già di suo complicato, l’operazione-gatto ha raccolto critiche bipartisan da tutte le opposizioni: “Atto gratuito”, dice il segretario del pd locale Andrea Casu, con Gioia Farnocchia, responsabile pd di Roma Creativa: “Un atto che sottrae alla città una manifestazione che dal 1977 ha avuto la forza di rappresentare tutti, per portare avanti con un nuovo nome il nulla che questi quattro anni di amministrazione Raggi hanno purtroppo rappresentato in ambito culturale”. “Dovevano arrivare i 5 Stelle, i nuovi barbari del terzo millennio, per uccidere una creazione geniale del 1977 e che ogni amministrazione succedutasi ha cercato di migliorare”, dichiarano Federico Rocca e Alberto Mariani di FdI. E il capogruppo della Lega Davide Bordoni schernisce la Giunta a cui “l’idea è venuta svagandosi con il termine ‘orama’ – ‘veduta’ – e con il simbolo di un gatto, credo in tangenziale”. E se Raggi difende la scelta al grido di “Romarama accorpa Estate romana e in prospettiva altre iniziative”, l’atto iconoclasta ha fatto insorgere anche l’assessore alla Cultura del III municipio Christian Raimo (e con lui l’area intellò che si leva in difesa delle periferie abbandonate): “Romarama? Roma grama …programma elitario”. Situazione surreale? Peccato sia reale.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.