Ex mercati generale di Via Ostiense, a Roma (foto LaPresse)

Una nobile carcassa e una storia pazzesca: gli ex mercati generali

Gianluca Roselli

Era il 2003 quando la struttura a Ostiense venne dismessa, Veltroni decise che lì ci doveva essere “la città dei giovani”

Roma. Passando per la via Ostiense, verso il centro della città, lo si nota per forza. L’immenso edificio che una volta conteneva i mercati generali della Capitale, dove i bottegai andavano ad acquistare carni, frutta e verdure, sta lì, transennato e inerme, da oltre una quindicina d’anni. Da quando Walter Veltroni, dopo la migrazione dei mercati a Guidonia, nel 2003 decise che lì ci doveva essere “la città dei giovani”. Un nome che suonava vecchio pure allora. E invece la struttura, nobile e decrepita, giace morente come la carcassa di uno di quegli animali che un tempo venivano qui venduti a pezzi ai macellari di Roma. E dire che sulla facciata e le due file laterali i lavori di restauro erano iniziati e l’impatto visivo è imponente, una sorta di reggia popolare, che lascia intuire quello che poteva essere e non è. Perché dopo un trascinarsi di stop and go, con progetti modificati e varianti a ogni giunta da Veltroni in avanti, nemmeno questa consiliatura è riuscita a far partire i cantieri e difficilmente lo farà. Dopo lo stop dell’ex assessore Paolo Berdini al progetto approvato dalla giunta Marino a causa del “troppo poco verde”, ora la giunta Raggi si appresta all’approvazione di una delibera di modifica del progetto, dopo quella del 15 settembre 2017, che dovrà passare anche per un voto in consiglio comunale. “Se c’è un nuovo progetto vorremmo saperne qualcosa anche noi. E dovrebbero conoscerlo i cittadini. Quello dei mercati generali è una ferita aperta che sta bloccando un quartiere in grande evoluzione”, afferma il presidente dell’VIII municipio Amedeo Ciaccheri (Pd). Far ripartire i cantieri degli ex mercati generali, oltretutto, potrebbe essere un bel fiore all’occhiello da giocarsi in campagna elettorale per Virginia Raggi, sempre se verrà ricandidata (e al momento non pare).

 

Quindi, alla fine, perché avere fretta? E’ più che probabile che il progetto venga pure deliberato, ma poi l’onere della firma della nuova convenzione con il privato, il gruppo Lamaro, potrebbe esser lasciata alla prossima amministrazione, con tutte le grane del caso. “Il problema è che, se passano anni tra l’approvazione di un progetto e la sua realizzazione, quel progetto diventa vecchio. Com’è successo al mio, approvato dalla giunta Marino nel 2015. Io stesso, oggi, lo cambierei”, osserva, con onestà intellettuale, l’ex assessore all’Urbanistica, Giovanni Caudo. Nel frattempo la questione non fa più capo all’Urbanistica, cioè a Luca Montuori (successore di Berdini), ma ai Lavori Pubblici, ovvero a Linda Meleo. “Avevamo davanti due strade: mandare tutto all’aria e ricominciare da capo oppure rimetterci attorno a un tavolo e riconsiderare il progetto: abbiamo scelto questa seconda strada”, disse un paio di stagioni fa Luca Montuori. Peccato che sul tema pure i grillini fossero divisi. Il fatto poi che gli ex mercati generali entrarono in qualche modo nell’inchiesta giudiziaria che coinvolse i Parnasi e Marcello De Vito su Tor di Valle non ha aiutato a velocizzare.

 

Ma cosa dovrebbero contenere questi spazi che rappresentano una connessione importante tra Ostiense e Garbatella? L’idea iniziale era una “città dei giovani” appunto, con progetto affidato all’architetto olandese Rem Koolhaas: uno spazio commerciale, una piazza, un auditorium da 2.400 posti, uno studentato, bar e ristoranti, uno spazio verde (in un quartiere che di verde non ne ha), una biblioteca, un centro anziani, un cinema e diversi uffici pubblici. Nel 2008 arriva Alemanno e stravolge il progetto, raddoppiando il centro commerciale (da 16 mila a 35 mila mq), riducendo il verde e cancellando l’auditorium. Koolhaas è talmente furibondo che se ne va ritirando la firma al progetto. Nel frattempo anche il gruppo Toti, proprietario della Lamaro, il soggetto che si è aggiudicato l’appalto e la concessione pubblica, ha i suoi problemi, perché alcuni investitori si defilano. Con la giunta Marino si tenta di metterci una pezza e nel 2015 si realizza un altro progetto, più vicino a quello iniziale e qualche modifica: l’apertura lì vicino di Etaly, infatti, rende obsoleto l’altro numero di punti “food”. Ma Marino dura troppo poco e la palla passa al commissario Tronca che decide di non decidere, lasciando l’incombenza ai vincitori delle elezioni del 2016. Ma qui, tra un no alle Olimpiadi, buche da tappare e bus che vanno a fuoco, arriva la bocciatura di Berdini e tutto si ferma di nuovo. Ora, a gran fatica, c’è un nuovo progetto cui però non sembrano credere granché né la Raggi né i Toti.

 

Nel frattempo dentro al cantiere ci vanno a dormire i senza tetto e la parte più vecchia giace semidistrutta come una dentiera spaccata. E dire che siamo in pieno Ostiense, uno dei quartieri a più alto potenziale della Capitale, con l’università di Roma Tre, le sedi di start up, spazi di coworking come Talent Garden (che qui ha appena aperto la sua seconda sede), il Naba (la nuova accademia di belle arti). Gli ex mercati generali sarebbero la ciliegina sulla torta, il volano per un quadrante in continua evoluzione. E invece siamo ancora all’anno zero. Peccato, perché l’ex Mattatoio di Testaccio, che ha avuto una gestazione simile, è vivo e funziona. Una volta tanto il pubblico è andato molto meglio del privato.