Dalla mostra Marina Abramović / Estasi

Occhi di Natale a Milano

Maurizio Crippa

Quattro esperienze d’arte per non soffocare dimentichi del Bambinello (per non parlar dei presepi)

Sulla magnifica occasione di santificare, almeno con gli occhi, il Natale ammirando presepi napoletani tra Palazzo Marino e i portici adiacenti al Duomo, abbiamo già raccontato nella pagina GranMilano di ieri. Ma se siete, per lo shopping, più in zona Brera, non mancate di andare a rendere omaggio al Bambinello del presepe di Francesco Londonio nella chiesa di San Marco, un gioiello di dolcezza lombarda. Poi ci sono le ormai consuete esposizioni – ma sempre significative e mai routinarie, anche grazie alle scelte dei curatori – di opere d’arte di ispirazione natalizia offerte al pubblico da musei e dalla Amministrazione cittadina. Ecco un perché per vederle (tutte).

 

Filippino Lippi a Palazzo Marino. La sua “Annunciazione” non è un solo dipinto, ma due splendidi tondi che nel 1482 il comune di San Gimignano commissionò per decorare il municipio al figlio dell’omonimo Filippo, peraltro frate domenicano e gran protagonista con Beato Angelico della pittura fiorentina della prima metà del Quattrocento. Ma in quel 1482 Filippino, che aveva 26 anni ed era cresciuto alla scuola di Botticelli, era già un artista affermato, e pieno di impegni, e già stava lavorando alla Cappella Brancacci al Carmine a Firenze, sotto lo sguardo potente di Masaccio. Dopo Filippino non fu il diluvio, ma il Rinascimento fiorentino si avviò verso la Maniera. Fino al al 12 gennaio 2020.

 

Artemisia Gentileschi al Museo diocesano. Tutto di donne il “Capolavoro per Milano” scelto quest’anno da Nadia Righi, direttrice del museo dedicato a Carlo Maria Martini: è una “Adorazione dei Magi” giunta dalla diocesi di Pozzuoli, dove è conservata, parte di un ciclo decorativo realizzato per la cattedrale di Pozzuoli fra il 1636 e il 1637. E’ la prima volta che una firma femminile celebra il Natale del Diocesano, era una delle prime grandi commissioni per Artemisia, e uno dei massimi riconoscimenti pubblici alla sua carriera: Glia artisti napoletani conoscevano bene Caravaggio e le sue luci, e qui splendidamente si vede. Fino al 26 gennaio.

 

La “Madonna Litta” al Poldi Pezzoli. Dal Seicento napoletano si torna al Rinascimento toscano, o per meglio dire al profumo del Rinascimento leonardesco che il Genio da Vinci lasciò, in molti rivoli, nella sua città d’adozione, Milano. E’ arrivata in prestito dall’Ermitage di San Pietroburgo la piccola tavola famosa come “Madonna Litta”, tradizionalmente attribuita a Leonardo, una delle opere cui mise mano nel suo periodo lombardo, anche se – secondo molti studiosi – l’opera è di bottega. E anzi, secondo molti altri, è di mano del maggiore discepolo milanese di Leonardo, Giovanni Antonio Boltraffio, gran pittore del resto. I passaggi di mano del quadro sono molti, e documentati: una piccola storia del collezionismo (e della ricchezza in città). Quando l’Ermitage lo acquistò nel 1865 era proprietà del duca Antonio Litta Visconti Arese. E il cognome della nobile famiglia Litta gli è rimasto appiccicato, come un cartellino. Fino al 10 febbraio 2020.

 

Marina e Teresa alla Cripta di San Sepolcro, nel complesso della Biblioteca Ambrosiana. Si fa più di un salto d’epoca, e di sensibilità, e c’è poco qui di iconograficamente natalizio. Ma l’incontro tra Marina Abramovic e santa Teresa d’Avila è una riflessione spirituale, oltre che estetica, stimolante. Un incontro forse inevitabile, tra l’artista icona del corpo e della sua trasgressione e la santa carmelitana dell’estasi barocca. Si tratta di tre video di Marina Abramovic, Il ciclo si intitola “The Kitchen. Homage to Saint Therese” e documenta le performance dell’artista serba nell’ex convento spagnolo di La Laboral a Gijón, svoltesi nel 2009, con un forte rimando all’“Estasi di santa Teresa” di Bernini, nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. Fino al 31 dicembre.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"