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Sciopero? Tutto bene

Maurizio Crippa

Altra particolarità del modello Milano: serve un cambio di regole ma se ne occupano Atm e Trenord

Al momento in cui questo giornale va in stampa, come dicevano i cronisti d’antan, non sappiamo se nella serata di giovedì la situazione delle linee della Metropolitana sarà peggiorata: in giornata, i treni circolavano regolari, tranne la Lilla che, essendo automatica, è stata chiusa. Non sappiamo neppure gli esiti del round di sciopero che interessa, oggi, il trasporto treni regionale. La sigla che ha indetto le agitazioni è la stessa, Cub Trasporti, che storicamente è più forte nell’azienda a guida regionale che nell’Atm milanese. Ma secondo numerosi indicatori, il giovedì e venerdì nero della mobilità milanese non dovrebbe causare disastri. E questa, senza dubbio, è una risposta interessante da parte di una città (e regione) che ha imparato a gestire in modi civili e non contrari all’interesse generale le contrattazioni generali del settore pubblico.

 

Ma un’altra specificità del “modello Milano” rispetto allo sciopero dei mezzi, con un tratto di paradossalità, è questa: la politica appare disinteressata, con un atteggiamento tendenza struzzo, mentre sono i vertici delle aziende di traporto – che sono manager, per quanto pubblici, ma non i decisori politici – a sollevare pubblicamente il problema delle regole (da cambiare) su questo tipo di agitazioni sindacali.

 

E’ stato per primo Arrigo Giana, direttore generale di Atm, nonché presidente di Agens – l’Agenzia confederale dei trasporti e servizi – a intervenire: “E’ il momento di un cambio radicale, serve una svolta – da detto – è ora di parlare anche del diritto a muoversi dei cittadini. Bisogna affrontare in modo costruttivo il tema degli scioperi rivedendo le norme e aggiornandole alle attuali esigenze di mobilità delle città. La priorità, infatti, è certamente continuare a garantire il diritto legittimo di scioperare, ma allo stesso tempo tutelare anche gli spostamenti di milioni di cittadini che ogni giorno usano il trasporto pubblico per andare al lavoro, a scuola o per raggiungere strutture ospedaliere”. Giana non ha avuto paura nell’affrontare, da un punto di vista sistemico, la questione delle relazioni sindacali: “Il tema della rappresentanza sindacale è cruciale: le aziende non possono essere ostaggio di minoranze che non hanno rappresentatività nel settore, ma hanno il potere di paralizzare le città. Per questo come associazione di categoria stiamo lavorando a una proposta di legge che prevede la proclamazione dello sciopero solo da parte di sindacati che hanno una rappresentatività congrua tra i lavoratori. Se così fosse, le componenti sindacali che raccolgono più consenso sarebbero anche più legittimate”. Si attendono repliche indignate, ma sul fatto che sigle autonome come Cub e altre rappresentino poco più che se stesse è un dato confermato anche solo dai dati di adesione.

 

E’ intervenuto anche Marco Piuri, ad di Trenord e direttore generale di Fnm: “Lo sciopero è un diritto costituzionale sacrosanto – ha detto – ma non può soffocare il diritto alla mobilità che è intrinsecamente connesso con la libertà delle persone”.

 

In tutto questo, la politica è appunto silente. Anzi, tra Comune e Regione si sta litigando di tutt’altro, in materia di trasporti: ovvero di conterà di più nella gestione del Trasporto pubblico locale dopo la riforma “localista” – cioè che di fatto sminuisce il già non forte potere di indirizzo del Comune di Milano, cioè della maggior parte degli utenti – voluta dalla giunta regionale di Attilio Fontana. A Londra esiste una Authority dei trasporti che decide più della politica. Noi consoliamoci con i bravi manager.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"