l'editoriale del direttore

In un mondo assediato da lanzichenecchi, l'Italia è un'oasi di stabilità e pace sociale

Claudio Cerasa

Un governo stabile, un elettorato paziente, un’economia in crescita, occupazione ed esportazione da record, inflazione in calo e debito tutto sommato sotto controllo. L'imprevista eccezionalità italiana ci rende un paese quasi invidiabile. Citofonare Madrid, Tel Aviv, Parigi e Londra

È solo un attimo, lo sappiamo, e siamo certi che non durerà. Ma intanto lo spettacolo c’è, esiste e non gustarselo sarebbe non solo un errore ma anche un filo autolesionista. Il tema è questo e riguarda l’imprevista eccezionalità dell’Italia. Guardatevi attorno per capire di cosa stiamo parlando.

 

In Spagna, lo abbiamo visto, le elezioni hanno certificato una realtà che lì conoscono già da anni: l’assenza di una solida maggioranza di governo. Sánchez, finora, ha governato  grazie a una maggioranza nata da un risicato ribaltone parlamentare (2019) e quattro anni dopo i numeri confermano che l’unico governo possibile oggi è quello precario frutto di complicati compromessi parlamentari.

In Francia, anche lì, abbiamo visto com’è la situazione. In Parlamento, il partito del presidente Emmanuel Macron ha 245 seggi (44 seggi in meno della maggioranza) e da mesi ogni occasione è buona per i manifestanti per mettere a soqquadro le città (dalle proteste nelle banlieue alle rivolte per la riforma delle pensioni).

In Germania, la cosiddetta coalizione semaforo (Spd, Verdi, liberali) è numericamente solida ma è politicamente fragile: i Verdi sono crollati al 13 per cento, l’AfD è diventata il terzo partito con il 21 per cento nei sondaggi, l’inflazione è tornata a salire a giugno (+6,4 per cento, la media dei paesi del G7 è del 4,6 per cento) e la recessione non smette di mordere (il pil tedesco dovrebbe diminuire dello 0,4 nel 2023).

In Inghilterra, poi, non ne parliamo. Inflazione al 7,9 per cento e primi ministri che cadono come  birilli (negli ultimi dodici mesi, si sono dimessi due capi di governo, Boris Johnson e Liz Truss, e un vice capo di governo, Dominic Raab).

In Olanda, poi, altro caso paradigmatico. Poche settimane fa, si è dimesso il premier uscente, Mark Rutte, dopo un governo di coalizione durato poco più di un anno. Nuove elezioni a novembre (le ultime erano state nel marzo 2021) e contestualmente quasi tutti i capi dei partiti olandesi si sono dimessi.

E vogliamo parlare di Israele? Mesi di contestazioni sulla riforma della Giustizia voluta da Netanyahu. Poi arriva una pausa di riflessione. Infine la riforma, edulcorata, viene approvata. E contestualmente Israele si ritrova di fronte a numerosi tumulti, scontri, e con la polizia costretta in alcune circostanze a usare i cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti.

   

E’ solo un attimo, lo sappiamo, e siamo certi che non durerà. Ma se si osserva ciò che accade attorno all’Italia, a livello politico e a livello economico, e si osserva poi ciò che accade nel nostro paese si avrà la netta sensazione di vivere, in questo momento, in una realtà fuori dall’ordinario. Un governo stabile, una maggioranza solida, un elettorato paziente, una pace sociale inaspettata, un’economia in crescita, un’occupazione da record, un’esportazione da record, un’inflazione in calo, un debito tutto sommato sotto controllo un presidente della Repubblica apprezzato anche da chi non lo ha votato e un sindacato che gli scioperi li convoca non per criticare quel che si è fatto ma per anticipare una critica a quel che si potrebbe fare (citofonare Landini).

 

Non è il paese dei sogni l’Italia, e sappiamo bene quanti problemi quotidiani invece di essere risolti vengono nascosti sotto il tappeto, ma se si osserva quella che è la situazione di molti altri paesi non distanti dal nostro si avrà la netta impressione che, grazie alla cultura del compromesso, grazie a uno stato che funzionicchia, grazie a un sistema industriale che se la cava e grazie anche a sindacati che sanno alimentare la protesta senza superare il limite dell’estremismo, in un mondo dominato da pericolosi lanzichenecchi in Italia alla fine l’unico posto in cui si trovano lanzichenecchi indemonianti è nei vagoni dove siede Alain Elkann.

 

Non è un paese da sogno, d’accordo, ma oggi, nonostante le drammatiche condizioni delle prime classi che arrivano a Foggia, quanti sono i paesi che sognerebbero di essere come l’Italia? Mettersi in fila, grazie.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.