le statistiche

Città per città, i flussi elettorali secondo un sondaggio Swg

Le sorprese delle amministrative nei dati

Francesco Corbisiero

Difficile, a Roma, che il voto a Raggi e Calenda finisca al centrodestra. I candidati proposti da Meloni e Salvini erano deboli per stessa ammissione di chi li ha votati. E a Trieste e Torino il voto operaio premia il centrodestra moderato

Roma

Si immaginava già. Il voto giovane ha privilegiato Roberto Gualtieri (38.3 per cento) e quello degli anziani ha preferito Enrico Michetti (36.4 per cento). La vera sorpresa è però lo zoccolo duro di Virginia Raggi nella fascia d’età 18-34 anni: circa il 27.7 per cento. Un indizio interessante in vista del ballottaggio: difficile che questa quota vada a finire al centrodestra. 

 

In vista del ballottaggio del 17-18 ottobre, un altro aspetto succulento per gli spin doctor dei candidati al secondo turno è la composizione dell’elettorato di Carlo Calenda: per più della metà proviene dal centrosinistra (50.8 per cento) e solo in minima parte si tratta di voti in uscita dal centrodestra (14.5 per cento) o della destra (1.7 per cento). 

 

 

Per quanto riguarda le ragioni che hanno convinto gli elettori, vale quanto si è detto a lungo prima di domenica e lunedì scorsi: trainato da Lega e Fratelli d’Italia, Enrico Michetti è stato votato molto più perché espressione di un partito di riferimento (39 per cento) e molto meno perché considerato il più competente (21 per cento). 

 

Milano

Come Michetti, anche il candidato sindaco del centrodestra a Milano: Luca Bernardo, il pediatra scelto da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, è stato votato più perché legato ai partiti di riferimento (42 per cento) che per un’impressione di competenza (13 per cento). 

 

 

Ogni altro indice mostra il vantaggio dimostrato, anche all’atto pratico del voto, dal sindaco uscente Giuseppe Sala: tra i giovani, le donne e la parte più istruita dell’elettorato. E dove questo consenso esisteva già, ha allargato i propri margini rispetto all’elezione del 2016.

 

Torino

Torino è stata (e continua a essere) città meta d’immigrazione, soprattutto dal Sud Italia. Una cifra di rilievo riguarda il numero di sostenitori del centrosinistra tra coloro che si sono trasferiti in città da meno di dieci anni: il 54.6 per cento di loro ha votato per il candidato del Pd Stefano Lorusso oppure ha preferito non votare affatto.

 

Torino è stata (ma è e sarà sempre meno) città operaia. E il dato più interessante offerto dalle urne nel capoluogo piemontese è quello che riguarda il voto dei colletti blu: nella città che fu teatro dell’autunno caldo nel 1969 e della marcia dei quarantamila nel 1980, il 45.6 per cento degli operai preferisce a ogni altro candidato l’imprenditore di centrodestra Paolo Damilano.

 

 

Trieste

Lo stesso scenario si verifica a Trieste, dove l’imprenditore di osservanza berlusconiana Giuseppe Dipiazza guadagna consensi plebiscitari tra gli operai (62.8 per cento). 

 

Ma se il sindaco uscente va forte per tutte le fasce d’età, una fetta consistente costituita dai più giovani diserta gli schieramenti politici tradizionali e ripiega su candidati civici.

 

 

Bologna

Sotto le due torri giovani e anziani votano allo stesso modo: per Matteo Lepore, candidato unitario di Pd e Movimento 5 stelle ed eletto sindaco al primo turno. In una storica roccaforte rossa stupisce che il successo del neosindaco, secondo gli intervistati, sia in larga parte attribuibile alla competenza (34 per cento), anziché all’appartenenza ad un partito (27 per cento) - pardon, al partito. 

 

Napoli

Nel capoluogo campano, quasi sette laureati su dieci hanno scelto l’ex ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, candidato dall’alleanza giallorossa. Tra i più anziani, quote consistenti di consenso sono andate al magistrato candidato dal centrodestra Catello Maresca e all’ex presidente della Regione Campania, adesso civico, Antonio Bassolino. Tra i giovani molto ha contato l’eredità di Luigi De Magistris: ben il 10.3 per cento di loro ha votato per Alessandra Clemente.