Dal basket alle primarie

Chi è Matteo Lepore, candidato Pd nella Bologna della sfida a due con Italia Viva

Non è figlio di politici, non è figlio di comunisti, vuole il "campo largo" della sinistra a sogna l'Ulivo

Marianna Rizzini

Il sostegno di Bonaccini, i compagni di partito che appoggiano l'avversaria renziana Isabella Conti, e quella volta in cui i suoi, socialisti ma letteri dell'Unità, stracciarono l'abbonamento al quotidiano dopo aver visto il lancio di monetine a Bettino Craxi

La mascherina è per forza rosa e Matteo Lepore, candidato Pd alle primarie per il sindaco a Bologna, indossa solo mascherine rosa da quando, durante il primo lockdown, la sua compagna e madre dei suoi bimbi, allungandogliene una ricevuta in omaggio dopo un acquisto online, l’ha sfidato ironicamente mentre usciva nel deserto della città: “Così capisci che cosa vuol dire mettersi nei panni di una donna”.

 


Da quel momento Lepore, che nel frattempo è diventato il candidato del Pd in gara contro la sindaca di San Lazzaro ed esponente di Italia viva Isabella Conti, viene riconosciuto per strada grazie alla mascherina rosa, cifra e simbolo di una candidatura benedetta dal segretario Enrico Letta anche attorno al discorso sulla parità di genere: “Bologna sarà l’avamposto di un campo largo che unisce Pd, formazioni a sinistra del Pd, movimenti, impresa”, dice Lepore, assessore alla Cultura e al Turismo nella giunta del sindaco uscente Virginio Merola, di cui già era stato assessore all’Economia: “Erano i tempi duri post crisi, e a Bologna lievitava la disoccupazione”.

 

Non viene da una famiglia di attivisti politici, il candidato che sogna una Bologna che sia un po’ Barcellona, un po’ Helsinki (per la tecnologia) e un po’ Parigi (per la transizione ecologica). Anzi, la politica per lui è arrivata dopo: Lepore è infatti cresciuto in palestra, da figlio di allenatore di basket e poi da giocatore. E non è figlio di comunisti, Lepore, nato nel 1980, ma di socialisti che leggevano l’Unità, pronti però a stracciare l’abbonamento al quotidiano dopo il lancio di monetine a Bettino Craxi. E a chi vede Bologna cristallizzata in un passato di città rossa, il candidato si mostra più propenso al rosso sfumato: “Ho lanciato la mia candidatura nel settembre scorso con un manifesto e un movimento civico, Incontra Bologna. Con il Pd, i socialisti, Coraggiosa di Elly Schlein e una serie di associazioni cattoliche”. Obiettivo: “Provare a ricreare l’alchimia dell’Ulivo”, dice con wishful thinking Lepore, anche sostenuto dal Centro democratico di Bruno Tabacci e dai Cinque stelle, ma con riserva (la riserva è che Lepore vinca alle primarie, come ha spiegato Max Bugani, esponente storico del M5s emiliano, anche visti i rapporti tesi fra grillini e renziani). 

 


Ma dove ha cominciato, il candidato appoggiato dal presidente della regione Stefano Bonaccini ma non da alcuni dirigenti pd, tra cui l’assessore alla Sicurezza Alberto Aitini, sostenitore della Conti? Dall’allora Sinistra giovanile nel quartiere Savena, del cui consiglio locale Virginio Merola è stato a lungo presidente. Da lì viene il sodalizio politico durato fino a oggi: “Ma nella massima libertà e indipendenza. Io e Merola siamo complementari, e a Savena avevo il ruolo di piccola opposizione interna”, dice Lepore, che intanto studiava Scienze politiche e pensava a un futuro da diplomatico, con master in Relazioni internazionali e stage a Bruxelles. Invece poi è tornato. Prima tappa politica: il 2008,  e l’aiuto alle primarie in cui Merola si scontra con Delbono (che vince). Quando poi Merola viene eletto, nel 2011, un Lepore poco più che trentenne (già al lavoro in Legacoop) diventa assessore, non passando dalle urne. Anni dopo invece ci passa e ne esce da più votato del Pd.

 

Oggi Lepore si vede come “candidato di strada, con radicamento popolare. Uno che conosce bene Bologna come Isabella Conti conosce bene San Lazzaro”. Frecciata? Il candidato precisa:  “Siamo diversi. E valgono i fatti. Abbiamo rilanciato il Turismo, creato posti di lavoro. Bologna può davvero aspirare a un futuro da città della scienza e della cultura. Una città dai centomila cervelli, con l’Università come volano. Qui i giovani sono arrivati anche nell’anno della pandemia. E con i fondi del Recovery vogliamo essere avanguardia anche per il verde”. Ma è sostenibile, il “campo largo” locale che piace a Lepore, nel quadro dell’alleanza nazionale Pd-M5s? “Bologna”, dice il candidato, “anticipa un modello di collaborazione tra Pd, imprese e movimenti, utile esperienza in vista delle politiche del 2023. Io non sono per l’autosufficienza del Pd”. Per veicolare la sua visione di Bologna città del futuro aiutano dai social, a titolo di amicizia, le influencer Estetista Cinica e Cathy La Torre. “Voglio ricordare che a breve ci troveremo non a scontrarci tra cosiddette correnti del Pd, ma con la destra populista”, dice Lepore: “Nei quartieri popolari Fratelli d’Italia supera la Lega. Noi siamo pronti, con novanta comitati di quartiere e una squadra di quasi trecento ragazzi under venti”.   
 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.