il voto e le città

Trieste in bilico tra nostalgia e rilancio

Simone Canettieri

Una città che arriva alle urne in bilico tra nostalgia e rilancio. Il sindaco Dipiazza cerca il quarto mandato, ma sulla sua strada c’è Russo col mito di Illy. E Fedriga studia da nuovo leader della Lega

Le altre puntate del Foglio sulle città al voto le trovate qui: Torino, la malinconica. Che fare dopo l'esperimento fallito del M5s?; Milano è il capolinea della destraVota il presepe napoletano. La corsa di Maresca, Manfredi e Bassolino; A Bologna il centrosinistra senza avversari corre in “campo largo” per vincere subito


 


La coscienza è sospesa. Un continuo dentro e fuori. Nostalgie e futuro. Al Caffè San Marco, oro alle pareti e pelle nera dei divani, c’è trambusto. Il bar più mitteleuropeo della città se lo litigano due telecamere. La Bbc gira un documentario su Joyce; “Report” è alle prese con un’intervista a un vecchio agente segreto con rivelazioni sul nazismo (così si capisce, almeno, dalle risposte che dà l’anziano signore all’inviato). Aria di Novecento. Maschere di Flumiani che ti guardano. Tragedie umane ed epiche letterarie ancora ben sedimentate. Fuori c’è Trieste. Altra musica. Ultimo giorno di campagna elettorale. Niente bora. Luci crude. Voci slovene. Colori smorzati. E’ il rimbalzo del Carso. Domenica e lunedì si vota. Forse si cambia. Ma forse no. Fermento dal porto che fu dell’Impero. C’è una nave rossa di ricercatori che salpa per l’Antartide.

 

Elezioni Trieste, il sindaco Dipiazza cerca il quarto mandato

 

“Guardi quanti Centodieci. Simpatici, no?”. Roberto Dipiazza da Aiello del Friuli, 68 anni e terza media ben portata, è il sindaco uscente del centrodestra. Cerca la quarta rielezione. E’ un Berlusconi in dodicesimi. Si è fatto da solo. Lo chiamano il botegher. Partito come commesso di un minimarket di frontiera a Muggia, sindaco anche lì per Forza Italia, ha comprato con il tempo cinque supermercati. Poi li ha venduti o affittati alla Despar. Dichiara 500mila euro all’anno. Guadagna dal Comune 2.700 euro al mese. Ora è un civico. “Campo del mio”, dice il sindaco mentre ci porta in giro con il suo Suv. E’ fissato con questo benedetto Centodieci. E’ il superbonus per le ristrutturazioni. Metà palazzi asburgici sono impacchettati da impalcature colorate. Se li vedesse Maria Teresa d’Austria. “Soldi che girano!”. Istrionico. Empatico. Popolare. Populista. “Mi sento il re della mia città. L’ho cambiata, l’ho migliorata. Rivincerò, speriamo al primo turno”. “Il Dip” sembra trattare i cittadini come i clienti dei suoi supermercati. “E allora? Saluto, sorrido e stringo mani. Meglio i radical chic, scusi?”.  La coscienza di Trieste, affatto “inetta e malata” come quella di Zeno, è tutta qui. Da una parte c’è questo simpatico self-made man – “l’altro giorno ho fatto gli auguri al Cav: con lui condivido da sempre tutte, dico tutte, le passioni” e segue pacca sulle spalle – e dall’altra il resto del mondo

 

Elezioni Trieste, chi è Francesco Russo

 

Dieci candidati in corsa per diventare sindaco (200mila votanti). Nove sono contro Dipiazza. Il vero rivale è Francesco Russo, 52 anni, professore associato (e qui le solite voci malignano) all’Università di Udine. E’ amico, dice, da trent’anni di Enrico Letta. Viene dalla Margherita. E’ stato senatore del Pd, ma non ricandidato l’ultima volta per via di screzi antichi con Debora Serracchiani, già governatrice, mai vista in campagna elettorale. “Meglio: mi fa perdere voti”, la butta là con un sorriso. Prof dalla faccia pulita. Ora dice di star bene. Ha superato i cicli di chemio. E’ stato lui a renderli pubblici. Dipiazza gli dà del “moroteo”. Come da tradizione è forte nell’isola pedonale e nella ztl. Tra i caffè letterari e gli imprenditori. Ha dalla sua tre ex rettori (Maurizio Fermeglia, Domenico Romeo, Giacomo Borruso). Russo ha chiuso la campagna a Borgo San Giacomo, in periferia. Dove ci sono le “Case dei puffi”: Scampia locale, droga e kosovari (giorni fa in centro, per una donna, si sono presi a pistolettate due clan rivali). Anche Letta ha fatto una scampagnata alle Case dei puffi. Paolo Gentiloni, da Bruxelles, gli ha assicurato che “vede bene Trieste come area metropolitana transfrontaliera”. Il centrosinistra da queste parti ha un nome e un mito: Riccardo Illy, mister caffè, già sindaco nella primavera dei sindaci del ‘93, innovatore e poi anche governatore. Va chiamato. “Mi spiace, ma non mi occupo più di beghe locali, sono fuori dalla politica cittadina. Ho dato”. Soffiata: l’anziana madre di Illy, Anna, ha sottoscritto il manifesto di Russo. Dalle parti del prof puntano al voto di Claudio Magris, entità sovrastante, ultimo intellettuale adamantino. Genius loci in attesa perenne del Nobel per la letteratura. Ora pare che stia scrivendo un’altra opera. Impossibile incontrare Magris nei bar che furono le sue muse. “La sua Trieste non esiste più”, taglia corto Gianni Cuperlo. Anche il colto deputato Pd sta scrivendo un libro. “Serve un rilancio, questa città ha sempre sofferto, ha visto chiudere due guerre mondiali”.


A sinistra di Russo, che si vergogna del Pd tanto che la sua lista si chiama “Punto a capo”, c’è il giovane Riccardo Laterza. Esperienza civica dal basso, movimentista, benecomunista. Ha come sponsor Elly Schlein. Piace tanto a Paolo Rumiz, scrittore e giornalista: “Ho comprato una pagina del Piccolo – dice Rumiz – per annunciare il mio appoggio a questo nuovo progetto. Sono ragazzi, hanno energie. Qui è tutto pietrificato. Dipiazza privatizzerebbe anche sua madre. Però è simpatico”. E  la sinistra? “Purtroppo no”. Ne sa qualcosa Ettore Rosato, big di Italia viva. Quando si candidò sindaco contro il centrodestra (c’era sempre Dipiazza) scoprì che “il giorno del ballottaggio la Cgil aveva organizzato una gita dei pensionati a Praga pur di non farmi votare”. Renzi dovrebbe stare con il centrosinistra, dal centrodestra dicono che alla fine non sarà così. Siamo alle solite. 

 

Perché le elezioni a Trieste possono essere un'occasione anche per Fedriga

 

Il quadretto viene chiuso dal M5s. I grillini alle Europee presero l’11 per cento. Vantano un ministro serio e riconosciuto anche dagli avversari come Stefano Patuanelli, che dal Mise chiuse e riqualificò le acciaierie locali, una piccola Ilva del nord-est, e senza esuberi. L’ingegner Patuanelli ha iniziato come consigliere comunale di opposizione: “Il nuovo Movimento ha grandi potenzialità anche qui, vedrete”, dice adesso il ministro dell’Agricoltura. La candidata del M5s è Alessandra Richetti, 59 anni, responsabile del servizio di calcolo e reti del dipartimento di Fisica dell’Università. Rischia di arrivare quarta. Giuseppe Conte è sbarcato a Trieste e se l’è portata dietro da Confindustria. L’ex premier ha tenuto anche un comizietto con lei, mercoledì sera, in piazza Cavana. Duecento persone, ma in estasi. Scena memorabile: si avvicina un ragazzo in giacca e cravatta e inizia a riempire Conte di complimenti (“ci ha salvato dalla pandemia: è il mio mito!”). L’ex premier, sorriso da divo, tutto contento gli chiede: “Grazie, ragazzo. Ci voterai, vero?” Risposta: “No, sono candidato con un’altra lista”. Al ballottaggio, se ci sarà, lo schema sarà il seguente: Russo dovrebbe essere appoggiato da sinistra e M5s. Gioiosa macchina da guerra. Tra le entità politiche sovrastanti c’è Massimiliano Fedriga, il governatore. “Il futuro della Lega”, dice Dipiazza. Giancarlo Giorgetti capita spesso a Trieste. Si coltiva il presidente. Diventato ora un moderato. Niente a che vedere con quando appena eletto disse che voleva alzare un muro con la Slovenia. Giorgia Meloni potrebbe arrivare prima.


“Io non voto. Una volta mi candidai, credo con Rifondazione, e la mattina decisi di non fidarmi di me stesso”, confessa Paolo Rossi, attore e regista, che da Milano ha deciso di prendere la residenza a Trieste (è di Monfalcone). “Sono arrivato durante il lockdown e ho deciso di fermarmi: ai confini dell’impero si controlla meglio l’impero. Sto preparando uno spettacolo”. Trieste è la città dei teatri. Con il più alto numero di abbonati in Italia per residenti. Fuori dal Verdi, più grande della Scala, tutto è pronto per la prima di Madame Butterfly. Grande ritorno alla normalità. Tre ragazze vestite da geishe fumano una sigaretta durante la pausa dalle prove: “Basta Dipiazza, vogliamo cambiare”. Dalle parti di piazza della Borsa, da Pepi, osteria dal 1897, il “Dip” è un amico che si incrocia ai tavoli vicini: birra rossa e porcina.


C’è di tutto, in questa città di frontiera che sembra correre verso una ripresa scintillante: il Pnrr sgancerà 400 milioni di euro per il porto, poi c’è il porto storico ritornato al comune (merito del senatore Russo) e infine l’altro giorno è arrivato l’investimento da mezzo miliardo della multinazionale British American Tobacco (Bat). “Trieste si sta svegliando: la depressione della pandemia può essere messa alle spalle”, dice Omar Monestier, direttore del Piccolo (e del Messaggero Veneto, entrambi del gruppo Gedi). Anche il suo giornale – 140 anni di storia e circa 15mila copie vendute in edicola – parteciperà alla Barcolana, scattata venerdì e che durerà per dieci giorni. E’ la più grande regata del Mediterraneo. Dalle barche sono attese trentamila persone. Sarà un carnevale dell’acqua. Un altro buffetto a Venezia, a cui è stata scippata parte delle rotte delle grandi navi da crociera. Monestier: “Non scriverò un fondo domenica per indirizzare il voto, scriverò lunedì analizzandolo”. Trieste è la riserva di caccia delle Generali, ma anche il porto sicuro e amato. Fincantieri ha un portafoglio di ordini da 35 miliardi di euro. Il cosmopolitismo lo raccontano anche le chiese: greca, serba. La sinagoga. A Svevo, Saba e agli altri ci pensano i caffè. Trieste è gitana. Ma anche no vax: con tanto di candidato arrestato, Ugo Rossi del Movimento 3 V, per una lite davanti all’ufficio postale. Alle manifestazioni contro il green pass hanno sfilato in ottomila. Schegge di indipendentismo. Molti portuali. Battuta geniale raccolta ai gazebo: “Basaglia non doveva iniziare da qui a chiudere i manicomi”. Prima di ripartire bisogna salutare i candidati con un aforisma di Rainer Maria Rilke: “Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi, molto prima che accada”. E’ il destino di Trieste. 
 


(Con questa quinta puntata si conclude il racconto del Foglio sulle città al voto)

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.