ANSA/MOURAD BALTI TOUATI  

la riconferma del pd

Sala resta alla guida di Milano. Le sfide cominciano ora

Fabio Massa

Al netto delle dichiarazioni pre-voto, ora il sindaco dovrà decidere se sfidare Salvini su Regione Lombardia. Oppure se farsi strada tra i riformisti e magari puntare a un posto da ministro. Qualche indizio, guardando alla composizione del Consiglio 

Beppe Sala è l'uomo delle sfide. Ed è proprio questo il problema. Dopo una sfida deve trovarne un'altra. E poi un'altra e un'altra ancora. Qualcuno si spinse addirittura a ipotizzare che sia quasi una terapia medica, che al Beppe di nuovo sindaco glielo disse ai tempi che furono Veronesi padre: devi sempre correre per stare bene. E infatti, malgrado la campagna elettorale e il tour massacrante nei quartieri, con tre-quattro-cinque visite al giorno, oltre agli appuntamenti canonici da sindaco, a intervalli di pochi giorni Sala inforcava la sua bicicletta - ultima sua passione - e via per 100, 150 chilometri a tutto gas.

E ora, che cosa farà Beppe Sala? Schiantato l'avversario senza troppa forza in una campagna addormentata per la quale si deve prendere parte della colpa di una bassa affluenza (se non c'è da gareggiare, la gente non si scalda), ha di fronte la tappa della giunta. E Pierfrancesco Maran. Il suo assessore all'Urbanistica è il primo degli eletti. Ma soprattutto è l'uomo che il gruppo che controlla il Pd milanese, con Silvia Roggiani segretaria, Pietro Bussolati in Regione Lombardia e Lia Quartapelle in parlamento a Roma, sostiene sulla città. Che cosa farà Sala? Chiederà a Maran di accomodarsi sulla sedia di presidente del Consiglio? Lo retrocederà a semplice consigliere? O lo riammetterà in giunta, seppure in un posto sicuramente meno prestigioso di prima (dopo essere stato plenipotenziario all'Ambiente e Trasporti e altrettanto potente all'Urbanistica, non c'è niente di paragonabile)?

La domanda non è oziosa. Perché dipende se Beppe Sala, al netto delle dichiarazioni pre-voto ("farò il sindaco fino a 68 anni", ovvero fino alla fine del secondo mandato), vorrà o no sfidare Salvini su Regione Lombardia. In quel caso potrebbe prendere vita tra due anni una bellissima sfida con la sua ex-capa Letizia Moratti, attuale vicepresidente Regionale, che non a caso è stata più che silente in questa campagna elettorale. Oppure, potrebbe provare - grazie anche all'appoggio di Gianfranco Librandi e ai suoi legami con Renzi&Calenda - a farsi strada tra i riformisti che vorrebbero diventare i "dragoni" di Draghi, e magari puntare a un posto da ministro. In entrambi i casi, serve il Pd. E il Pd a Milano è Maran e gli ex-ragazzi di 02Pd oggi diventati adulti e vaccinati.

La giunta passa dalle preferenze. I big sono Pierfrancesco Maran, come previsto. Poi Anna Scavuzzo, la vicesindaca uscente che a questo punto potrebbe essere riconfermata. Bene Gaia Romani. E poi ci sono i risultati della Lista Sala e dei Riformisti: entrambi come previsto, una sull'8 per cento, e gli altri sul 4 per cento. Un piccolo semino di riformismo unitario tra Renzi e Calenda, e chissà se germinerà.
 

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