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Viva l'Italia del buon senso

Giuliano Ferrara

Meglio l’Italia di maggioranza prudente, che l’Italietta eroicomica e ciarliera del senso comune manzoniano

Dove sta il buon senso che ha paura del senso comune e si nasconde, come da Alessandro Manzoni? Questo è il nostro problema oggi. Il governo che c’è, e per fortuna che non ce n’è un altro, fa quel che può, con risultati modesti ma solidi, con atteggiamenti minimalisti, dettaglisti, un andreottismo inconsapevole ma non dei peggiori scorre nelle sue venuzze, ora vediamo per i nidi e le materne, ora vediamo per il campionato di calcio, muoversi un po’ ma con juicio, e tutto è autocertificazione, calendario, scadenza, timbro, incrocio di dati, fissazione di standard e norme, al lavoro ma con il protocollo, in bus e in metro ma con il protocollo, libertà per il golfista che è distanziato di suo, via agli affetti stabili ritrovati ma un pochetto e con attenzione ai nonni, niente assembramenti, niente orge, la natura di scuola e università è la socializzazione dunque anche no, commissari, esperti, che a forza di essere la riscoperta dei migliori finiscono per sembrare uguali ai peggiori specie in tv, ma che ci si può fare?, si va per tentativi e senza fanfara, forse 35 miliardi europei per la Sanità servono, d’altra parte bisogna fronteggiare cose inaudite, una recessione bestiale in arrivo, la scomparsa del reddito per molti, tocca allo stato un’impresa di protezione senza precedenti, cara grazia che non si sia perso tempo con l’immunità di gregge o con il negazionismo come è successo in Gran Bretagna e in America, o in Francia dove a Italia chiusa si votava il primo turno per i municipi, certo non siamo in Germania o in Svizzera, erogare denaro è meno facile ma lo facciamo anche se qualche sito salta per eccesso di domande, procurare finanziamenti è la priorità ma il banchiere salvo eccezioni non ha la coraggiosa esposizione del medico e dell’infermiere, tutti parlano, si agitano a casa o nei dintorni, informazione e tv fanno jogging e grigliate senza mascherina, normale che il potere sia sotto botta, ovvio perfino, ma tutto questo potere leviatanico è appunto buon senso che non si nasconde. 

           

Il senso comune, il vero conformismo, si manifesta nelle pulsioni libertarie opportuniste (torniamo liberi!, dice il senatore Salvini), nello sfruttamento della noia quaresimale a fini di sballo e di consenso, alla ricerca della movida perduta, nel gusto delle belle frasi (non abbiamo tolto i pieni poteri a Salvini per darli a Conte!, esclama il senatore Renzi incurante del fatto che il virus dell’uno erano i neri in mare e quello di quest’altro è il Corona nei polmoni), il senso comune ripropone l’eterno trucco della polemica contro l’uomo solo al comando, anche le vittime del trucco ora truccano a loro volta, scambia un amministratore in emergenza per un profeta dello stato etico che s’impiccia dei nostri diritti affettuosi alla socialità libera, i Radicali contro Conte e destinati a Salvini si ritrovano con il Vate del memento audere semper invece che con il Kant del sapere aude, si sente che la meglio gente del nuovo senso comune ha nostalgia della visione, vorrebbero almeno lacrime sudore e sangue invece di protocolli prudenza e sangue freddo, ma temo che resteranno delusi dall’andazzo. 

            

C’è infatti un’Italia che al buon senso si rassegna, e rigetta il senso comune conformista e ribelle delle occupazioni d’Aula parlamentare, dei flash mob caricaturali, è il paese di maggioranza, minoranza nei media eroicomici, che non vede alternative, capisce che dopo il lockdown gli immuni sono pochi e la possibilità di ritorno al contagio non così bassina, invoca sempre maggiori protezioni dalla disgrazia ma sapendo che c’è un limite, che questo tirare a campare è sempre andreottianamente meglio che tirare le cuoia, che non sente nell’avvocato avventizio ma scrupoloso il profilo di un dominus totalitario, di un volitivo straparlante, e si disciplina, crede che i treni per i pendolari saranno raddoppiati, che si troverà posto nei bus per andare a lavorare nonostante le restrizioni e nell’allentamento, accetta il minimo in assenza del titanico, non scambia libertà per sicurezza ma dopo cinquanta giorni di quarantena vuole comunque andarci piano, come tanti pensano necessario, compresi i sindaci sapienti che non riaprono i bar liberati in anticipo da governatori impazienti. Così il buon senso manzoniano esce allo scoperto e copre il brusio o la caciara del senso comune.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.