Renzi contro i surfisti del populismo
Ospite della Festa del Foglio a Firenze l'ex premier parla del futuro di Italia viva: “Vogliamo arrivare alle prossime elezioni facendo quello che ha fatto Macron in Francia”. E sull'Ilva: “Chi ha scelto Mittal ha sbagliato”
Quanto viva sia la sua Italia viva lo si capirà, quando ci saranno, alle elezioni. Nel frattempo, da quando Matteo Renzi ha lasciato il Pd per iniziare a “navigare” in autonomia (non “sbuffare”, “navigare”), l'esecutivo guidato da Giuseppe Conte non sembra poi così vivo. Per l'ex premier, però, è un problema di confronti. “Il governo - dice intervistato dal direttore Claudio Cerasa alla Festa del Foglio di Firenze - va sempre valutato con l'alternativa. Ma ve lo ricordate dove eravamo ad agosto? Io dò un giudizio profondamente negativo del Conte I. E lo dò partendo dai numeri. Oggi la crescita è tra lo 0,1 e 0,2 per cento. Lo 0,2 per cento non è crescita, è un prefisso telefonico. Insomma, l'alternativa alla quale eravamo destinati a soccombere era peggiore”.
“A tutti quelli che dicono che ad agosto bisogna andare a votare - prosegue - rispondo che con il voto l'Italia sarebbe diventata una grande Umbria. Se a voi va bene che il sovranismo di Salvini detti i tempi delle elezioni, della convocazione parlamentare e gli argomenti dell'agenda politica, allora potete dire che era giusto andare a votare. Io sono molto contento che si sia impedito questo. Poi, ovviamente, si può sempre fare meglio”.
Nel frattempo, però, il Salvini di oggi sembra molto diverso dal Salvini del Papeete e dei pieni poteri. Secondo Renzi il leader della Lega non è “un po' meno Truce”, semplicemente “cerca di esserlo un po' meno perché è un animale politico, uno che nella vita ha cambiato più volte idee. È partito comunista ed è arrivato con CasaPound. È partito con basta euro e oggi dice Draghi perché no. È partito con i terroni e oggi va alla ricerca del baciamano a Napoli. Io penso che vi fossero due alternative per Salvini. La prima era il tutto e subito. La seconda, che è il motivo per cui penso che cercherà di essere un po' meno Truce, è che adesso, con il tempo che abbiamo comprato in Europa, con la nascita di partiti e movimenti che gli danno noia al centro, lui proverà a cambiare posizionamento. È in difficoltà e sta cercando di giocare la partita al centro. Io penso che per l'Italia sia un bene ma voglio dirlo ancora più chiaramente. Fossi in Salvini, oggi, giocherei tutta la mia scommessa nell'abbandonare la versione Truce e nell'aderire al Ppe. La scommessa di Salvini è quella di rivestire i panni del rappresentante della destra europea. Dopo sappiamo bene che, se ci chiediamo cosa sia la destra in Europa oggi, la risposta è: un gran caos. Tutto il mondo sta riflettendo su cosa sia la destra”.
Nel frattempo, dall'altra parte del campo, Pd e M5s si corteggiano. Su questo Renzi si concede solo una battuta: “All'interno del Pd c'è un dibattito serio e spero si sia capito che il problema non ero io visto che continuano a discutere. Dei 5 Stelle preferisco non parlare. In generale questa discussione sull'alleanza tra M5s e Pd la lascio a loro. Io dico cosa serve a noi”.
La domanda è d'obbligo: cosa serve? Si comincia dal debito. “Abbiamo una gigantesca chance sul debito. Nel 2013 pagavamo 77 miliardi, nel 2020 saranno 59. Abbiamo visto scendere in modo clamoroso il costo degli interessi. Io penso che dovremo darci l'obiettivo di quota 50 miliardi per la legge di bilancio del 2023. Nei prossimi mesi i rendimenti dei titoli degli altri paesi saranno nella stragrande maggioranza negativi, l'Italia avrà la possibilità di ridurre il peso del debito nella dinamica economica del nostro paese. Chi oggi provasse a mettere in discussione la stabilità della legislatura si incaricherebbe di porre un gravissimo problema alla discesa strategica del debito”.
Secondo punto, la crescita. “Non c'è più, è sparita - sottolinea Renzi - Nel 2021 c'è il rischio di una nuova recessione. La domanda è: come facciamo a sostenere la crescita? Noi siamo pieni di soldi fermi e cantieri bloccati. Se tu sblocchi i cantieri non solo risolvi problemi agli italiani ma contribuisci ad aiutare la crescita”. Un esempio concreto è quello dell'Alta Velocità, la “metropolitana italiana” che oggi collega Firenze con il resto d'Italia. “Se questa infrastruttura la portassimo ad esempio al sud creeremmo posti di lavoro e non redditi di cittadinanza. Sblocchiamoli questi soldi che poi vedete che la musica cambia”.
Non facilissimo sbloccare i cantieri quando si è al governo con il partito che, forse più di altri, ha fatto della cultura del No la propria ragione d'essere. E il ritorno di Beppe Grillo in prima fila, probabilmente, aiuta ancora meno. O forse il leader, che non è più quello del vaffa, è la chiave per rendere il M5s un po' meno ideologico e un po' più razionale. “Non scherziamo, Grillo e razionalità nella stessa frase non ci stanno - commenta l'ex premier - Ho moltissimo rispetto per il M5s e credo che debba fare la sua strada”.
Certo, i problemi non mancano. E per Renzi buona parte di quanto accaduto è figlio del referendum costituzionale bocciato nel 2016: “Se oggi c'è la gara dell'inciucio è per il no al referendum. Se il turismo è bloccato è perché c'è l'articolo 5. Hanno tagliato 345 parlamentari e non se n'è accorto nessuno. Tra l'altro i referendum del 2016 non portano proprio bene. Basta vedere cosa è accaduto con la Brexit. Ma la verità, prima o poi, viene a galla. Detto questo a me di Grillo e del M5s non interessa ma vorrei sommessamente dire a Di Maio che al G20 si va, non si resta in Sicilia. Per un fatto di orgoglio nazionale”.
Capitolo impossibile da eludere è quello dell'Ilva. Anche perché, ricorda Renzi, “io c'ero nel 2014 quando bisogna andare a Taranto e mi dicevano che, siccome volevo tenere aperta l'Ilva, ammazzavo i bambini. Non c'era una voce che sostenesse quello sforza del governo. Oggi invece assistiamo al populismo degli antipopulisti. Io non ho condiviso la scelta di Mittal. Ma qualcuno ha scelto, sbagliando e oggi fa finta di niente, di dare più valore al prezzo che al ritorno di quell'investimento”.
Parole che sicuramente avranno fatto fischiare le orecchie a Carlo Calenda ma, come spiega ancora l'ex premier, Italia viva “può dire la verità senza problemi”. Per questo, pur non rispondendo quando Cerasa gli chiede perché non li abbiano cancellati con la manovra in discussione in Parlamento, definisce il reddito di cittadinanza come “un disastro in termini educativi” e quota 100 come “un concetto senza senso, il più grande sperpero di denaro pubblico mai fatto”.
Poi affronta il tema della giustizia: “Tutti noi, politici e giornalisti, dobbiamo cambiare il modo con cui guardiamo la giustizia. O diventiamo un paese civile o non c'è alcuna legge che ci fa diventare civili. Io dico no al giustizialismo da tre soldi. Prima di parlare della prescrizione ricordiamoci di essere civili con gente a cui è stata distrutta la vita. Prima di una discussione normativa, serve una discussione culturale. E devo dare atto al Foglio di essere sempre stato una bandiera di civiltà giuridica”. Quanto poi a Salvini che attacca la riforma della prescrizione, Renzi non ha dubbi: “È come sul Mes e sullo scudo penale. Salvini vota le cose a sua insaputa”.
L'ultimo punto riguarda il futuro di Italia viva. I sondaggi non sembrano troppo favorevoli (“Pochi consensi? Vedremo alle elezioni”) in ogni caso, ricorda Renzi, “il consenso è volatile e se devo guardare i sondaggi io oggi sono il più odiato dagli italiani mentre in passato c'è stato un periodo in cui avevo circa il 75 per cento dei consensi - nemmeno a casa mia ho un consenso del genere. Insomma la volatilità è oggettiva. La società del per sempre si è trasformata nella società dell'ora e non soltanto cambiano i partiti, ma l'idea stessa di appartenenza alla politica. In questa situazione hai due possibilità. La prima è che segui l'onda, che ti trasformi in un surfista. Ma ogni surfista sa che se prendi l'onda, prima o poi, torni a riva. Ecco io credo che il populismo coincida col fare surf, cioè nel prendere le singole voci e far contenta la gente sull'immediato. Noi stiamo cercando di navigare. Di percorrere una rotta dritta e forte per arrivare alle prossime elezioni facendo quello che ha fatto Macron in Francia. La nostra è una strategia di lungo periodo. Per questo c'è Italia viva”.
Equilibri istituzionali