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Baretta ci spiega perché “modificare quota 100 potrebbe essere utile”

Valerio Valentini

Anche se il M5s non vuole sentire ragioni, secondo il sottosegretario all'Economia rivedere la misura pensionistica, almeno per il 2021, aiuterebbe a ridefinire il quadro generale dei conti 

Roma. Prima che dei numeri, parliamo di metodo. “Vi riferite alla caterva di emendamenti della maggioranza piovuti sulla manovra?”, sorride, quasi a disinnescare preventivamente la critica, Pier Paolo Baretta. Ma non è neanche tanto quello, il punto: ché in fondo si tratta di una bizzarria istituzionalizzata da anni, in Itala. Il punto, semmai, è chiedersi perché si è deciso di inserire in manovra dei balzelli, dalla plastica alle auto aziendali, che ora si ritengono non più necessarie, e le si riduce. Vi piace farvi accusare di essere dei tassatori, o avevate fatto male i conti? “Fermi tutti”, risponde il sottosegretario all’Economia. “Ricordiamoci da dove siamo partiti: dalla necessità di disinnescare 23 miliardi di aumento dell’Iva. Si è trattato, di fatto, di una riduzione delle tasse per le famiglie di eccezionale portata, ma che ha inevitabilmente condizionato la manovra”. Dopodiché? “Dopodiché no”, prosegue l’esponente del Pd, “non abbiamo sbagliato i conti. E infatti la manovra, nel suo complesso, resta di 30 miliardi, non si va oltre quella cifra”.

 

Significa che la rimodulazione delle tasse non produrrà un aggravio sul deficit? “No. E d’altronde le tasse non sono affatto così gravose come si dice, specie in riferimento a quelle che più di tutte hanno attirato critiche”. Quella sulla plastica e sulle auto aziendali. “Già. Io credo che, nel ricalibrarle, non si debba perdere di vista l’obiettivo di fondo che sta alla base di queste misure, e cioè l’incentivo alla transizione ecologica. Per cui una riduzione delle tasse va indirizzata da un lato sulle plastiche compostabili, dall’altro sulle auto ibride o elettriche”. E poi c’è la web tax, che nelle aspettative iniziali doveva cubare quasi 700 milioni: anche quest’anno annunciata con enfasi, e anche quest’anno destinata a restare sostanzialmente inapplicata. “È chiaro che una tassa nazionale applicata su affari transnazionali è efficace sono in quanto prelude a un adeguamento della legislazione fiscale a livello più ampio. Dobbiamo mantenerla, e ricavarne il massimo delle entrate possibile: è un tema di equità fiscale, di democrazia prima ancora di contabilità. Ma al contempo dobbiamo accelerare la discussione in Europa, per arrivare a una web tax a livello comunitario”.

 

Ma se si riducono le tasse previste, come si fa fronte alle minori entrate? “Riequilibrare la manovra non è facile, anche in virtù del fatto che su tabacchi e giochi abbiamo già ottenuto il massimo, senza che nessuno protestasse. Semmai, un ripensamento di quota 100 può essere auspicabile, forse perfino necessario”. Ma il M5s non vuole sentire ragioni: quella legge non si tocca. “E io non voglio affatto eliminarla, anche perché si estinguerà da sola tra due anni. Si può però pensare a una riduzione delle finestre per il 2021: ci sono degli emendamenti che vanno in questa direzione che vanno valutati con grande considerazione”. Ma è per 2020 che potrebbe esserci un problema di equilibrio di bilancio. “E’ chiaro che un ripensamento di quota 100 per il 2021 aiuterebbe a ridefinire tutto il quadro generale. Ma su questo, meglio discuterne al Mef prima che parlarne sui giornali”. La sua collega, Maria Cecilia Guerra, propone di limare gli incentivi all’utilizzo della moneta elettronica. “E’ un tema delicato, perché le transizioni o si stimolano con energia, oppure difficilmente si innescano. La riduzione del contante con tempi troppo diluiti mi pare improbabile. Ma ci confronteremo”. E poi c’è chi dice, come Andrea Orlando, di potenziare il taglio del cuneo fiscale. ma, di nuovo: con quali soldi? “Se avessimo potuto, avremmo senz’altro concentrato su quella misura più risorse. Ma ora, sul cuneo fiscale, ci sono nella maggioranza due spinte contrapposte: chi vuole rafforzarlo, e chi vuole rimandarlo. Logica vorrà che alla fine resti invariato”.

 

E l’Ilva? “Bisogna assolutamente convincere e costringere Mittal a restare a Taranto”. C’è chi invoca una nazionalizzazione. “Io non la auspico. Altra cosa, invece, è pensare a un ingresso di Cdp con quote di minoranza, se questo può servire a ridefinire, sempre insieme a Mittal, un nuovo piano industriale che sia sostenibile dal punto di vista produttivo, occupazionale e ambientale”.

 

Matteo Renzi ha proposto un supposto “piano shock” per l’economia italiana: la convince, l’idea di commissariare i grandi cantieri? “Be’, è il modello che, anche senza lo shock, abbiamo seguito nei giorni scorsi per il Mose, un’opera che è necessario completare al più presto, scegliendo l’architetto Elisabetta Spitz come commissario. L’indirizzo è chiaro, insomma, e non a caso abbiamo stanziato nove miliardi di finanziamenti nei prossimi tre anni: vanno spesi, d’intesa con gli enti locali, soprattutto per combattere il dissesto idrogeologico. per farlo, servono strumenti celeri e semplificazione normativa, che non sono e non devono essere alternativi alla legalità”. Ma siete al governo col M5s, e tutto si complica. “Uno dei grandi errori del governo gialloverde è stato bloccare i cantieri. Ora dobbiamo svegliarci. La tragedia di Venezia, e i ritardi sul Mose, stanno lì a ricordarcelo”.

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