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La Lupa e l'agnello

Redazione

Ma davvero è Milano che intorbidisce l’acqua di Roma? Un surreale dibattito

“Perché mi hai fatto diventare torbida l’acqua che sto bevendo?”, chiede, come nella favola di Fedro, Roma a Milano. Sull’onda della dichiarazione del ministro per il Sud Giuseppe Provenzano (“Milano attrae ma non restituisce nulla all’Italia”) il Messaggero, storico quotidiano della Capitale, lancia un attacco alla capitale del nord: “Milano beve da sola”. L’economia della città lombarda “viaggia a ritmi doppi del paese cannibalizzando risorse e talenti” e poi “la concentrazione di investimenti voluta dai vari governi toglie spazio alla Capitale”. Insomma, le risorse fluiscono da sud verso nord, e finiscono per abbeverare solo i milanesi.

 

Su questo punto la Lupa dovrebbe riconoscere che in realtà i soldi scorrono in direzione opposta: ogni anno nelle casse comunali affluiscono 300 milioni dai contribuenti italiani (anche milanesi) per ripianare il debito di Roma. Ma la voracità di Milano sarebbe di un altro tipo: lì si fa l’Expo, si riqualificano le infrastrutture e dopo su quei terreni nasce anche Human Technopole. E a Roma niente. Per giunta a Milano si fanno anche le Olimpiadi invernali. E a Roma niente. E poi le multinazionali lasciano Roma e vanno a Milano, alimentando il declino della Capitale.

 

Ma in realtà più che le “spinte politiche” a favore di Milano, i casi elencati mostrano l’inadeguatezza della classe dirigente romana. Se dopo i Mondiali di nuoto a Roma resta la Vela nel nulla di Calatrava e a Milano dopo Expo, dalle sue ceneri, nasce Human Technopole, di chi è la colpa? Se il sindaco Virginia Raggi rinuncia a far partecipare Roma alle Olimpiadi, nonostante la spinta di tutto il paese, e Milano si candida e ottiene quelle invernali, di chi è la colpa? Se in un contesto di inefficienza totale, tra rifiuti per strada e una metropolitana con le fermate principali chiuse, messe alternativamente a maggese, le aziende scappano via da Roma è colpa di Milano?

  

La Lupa è affamata, come mostrano le continue richieste al governo, ma se pensa di risolvere i suoi problemi (tutti endogeni) sbranando l’unico agnello rimasto nel paese, si sbaglia di grosso. Il rischio è che poi toccherà a tutti di vivere di stenti.

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