Foto LaPresse

Perché l'alleanza con il M5s può aiutare il Pd a regolare i conti alle Regionali

David Allegranti

In nome dei nuovi equilibri, della nuova collaborazione, del Conte bis, sui territori già si parla di “intese” con i grillini

Roma. L’alleanza con i Cinque stelle potrebbe servire al Pd non solo per tornare al governo ma anche per risolvere un po’ di problemi di gestione in vista delle elezioni regionali. In nome dei nuovi equilibri, della nuova collaborazione, insomma in nome e per conto del Conte bis, sui territori già si parla di “intese” con i grillini.

 

Stefano Bonaccini, governatore uscente dell’Emilia Romagna, nel tentativo di evitare una possibile sconfitta per mano della Lega, ha aperto le porte ai Cinque stelle: “Il M5s deciderà cosa fare. L’avversario è la lega: chi vorrà dare una mano, previo accordi sui programmi, è benvenuto al confronto”, ha detto in un’intervista alla Stampa. I grillini però hanno richiuso subito la porta, dicendo che non se ne parla neanche. Troppe le differenze in una regione che è stata anche un laboratorio del grillismo (basti pensare alla Parma di Federico Pizzarotti). Vedremo se saranno dello stesso avviso fra qualche settimana. In Umbria nei giorni scorsi, parlando con il Foglio, il commissario Walter Verini aveva detto di essere disponibile a tutto pur di fermare Salvini, disegnando “n centrosinistra “che rinnovi molto se stesso. Non sarebbe innaturale se una ‘confluenza’ su questo progetto sociale-civico giungesse anche da altre forze, pentastellate, moderate… L’Umbria non merita, e secondo me non vuole, Salvini”. Il tempo però non è molto, visto che in Umbria si vota il 27 ottobre.

 

Anche in Toscana ci sono state delle aperture ai Cinque stelle ma il governo che sta per nascere sarà comunque conveniente per il Pd, alle prese con il problema di chi candidare. Niente di può semplice, adesso, visto che con il nuovo esecutivo si aprono posti a Roma per disboscare un po’ la selva di aspiranti candidati alle primarie per elezioni regionali dell’anno prossimo. Da giorni infatti circolano i nomi come possibili sottosegretari di Nicola Danti, già europarlamentare, rimasto fuori alle ultime elezioni, e Stefania Saccardi, assessore alla Sanità della giunta regionale. L’obiettivo principale in Toscana da tempo sembra evitare le primarie (il sogno della segreteria sarebbe il candidato unico e unitario). In questo modo si potrebbero spalancare le porte a Eugenio Giani, presidente del consiglio regionale e aspirante governatore (sempre che il Pd non decida di portarlo a Roma per un posto nel sottobosco governativo).

 

L’alleanza con i Cinque stelle potrebbe essere molto vantaggiosa per il Pd insomma. In un colpo solo potrebbe allocare delle risorse e farne fuori altre non più necessarie. E’ il caso della Calabria. Il commissario del Pd calabrese Stefano Graziano ne ha subito approfittato per dire che Mario Oliverio, governatore uscente che fino a oggi sperava in un secondo mandato – nonostante i diversi problemi giudiziari – non è più la persona giusta per fronteggiare la Lega. “Lo scenario nazionale influisce su quello locale”, ha detto Graziano all’Ansa. Tradotto: non bisogna escludere un’alleanza con i Cinque stelle. Intanto, però, il candidato non può essere Oliverio: “Se su un piatto della bilancia mettiamo i risultati ottenuti come governo regionale sull’altro dobbiamo pesare una condizione di logoramento politico della maggioranza e una rottura con l’opinione pubblica calabrese”, ha detto al Quotidiano del Sud. “Il risultato elettorale delle ultime Europee parla chiaro, anche in Calabria c’è stata l’onda leghista che non possiamo permetterci di subire anche alle prossime regionali. Da qui la necessità di mettere in campo innovazione, condivisione e cambiamento”.

Insomma le alleanze “di svolta”, copyright di Nicola Zingaretti, potrebbero essere anche in giro per l’Italia. Ma la “santa” alleanza potrà bastare a fermare il Truciolo? 

Di più su questi argomenti:
  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.