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Alla sinistra occorre un modello Minniti

Redazione

I danesi ricordano al Pd che sull’immigrazione serve una terza via

L’esito delle elezioni danesi ha visto il successo di un partito socialista che si è caratterizzato per l’adesione alle politiche di restrizione dell’immigrazione (oltre che alla battaglia contro l’austerity, che la ricca Danimarca può permettersi) sollecitano una riflessione sui fatti di casa nostra. La leader socialista Mette Frederiksen sostiene, tenendo conto delle diverse condizioni, una linea assimilabile a quella che fu abbozzata da Marco Minniti quando era ministro dell’Interno. Si può dire abbozzata perché, com’è noto, su alcuni provvedimenti decisivi, come il divieto di sbarco, fu messo in minoranza nel governo e dovette rinunciare. Insomma, per dirlo in modo brutale, in Danimarca ha vinto il “partito di Minniti”, che invece da noi non si è presentato neppure alle elezioni.

 

La posizione netta della socialdemocrazia tedesca ha comportato un dimezzamento dei suffragi raccolti dalla destra xenofoba, i tentennamenti del Pd hanno favorito un clima in cui si è prima affermata e poi è esplosa la popolarità di Matteo Salvini. Naturalmente si tratta solo di una suggestione, tutti sanno che non si possono sovrapporre situazioni e condizioni diverse. Tuttavia forse sarebbe utile che gli aderenti e i dirigenti del Partito democratico svolgessero un’analisi critica, che non vuol dire autolesionistica, delle incertezze che hanno caratterizzato la loro azione di governo e che permangono tuttora sul tema dell’immigrazione. Non basta combattere le esagerazioni e le fanfaronate di Salvini, attribuire a pura ignoranza se non a latente xenofobia il consenso elettorale che hanno ottenuto. Anche questo vuol dire “tornare alle periferie”, se si va in quelle vere e si ascolta senza prevenzioni quale sia il sentimento popolare dominante. Forse bisognerà cercare di correggerlo, ma per farlo efficacemente bisogna comprenderlo, come ha saputo fare in Danimarca il “partito di Minniti”. La nuova classe dirigente del Partito democratico, piuttosto che tenerlo ai margini, quasi a voler rinnegare quanto fatto dall’ex ministro dell’Interno nel governo Gentiloni, cosa che alcuni sostenitori di Zingaretti hanno fatto nel corso della campagna per le primarie, farebbe bene a trasformarlo in un perno del nuovo Pd.