Matteo Salvini (foto LaPresse)

Noi garantisti, ma il Truce non meriterebbe la galera?

Giuliano Ferrara

Uno che chiude i porti che non si possono chiudere, che stermina il diritto quando la vita umana è in pericolo è degno di un giudizio politico severo, ma anche di un processo in bella e dovuta forma

Semo garantisti, eccome no, ma francamente non capisco perché il Truce non debba finire in galera, finire dico, non marcire. Mi pare che se lo sia ben meritato, che poi magari verrà assolto in Cassazione, perché no?, in quel caso si sarà meritato l’assoluzione, come un Berlusconi qualsiasi. Anzi no, il Cav. in rieducazione ci è finito, dicono che non pagava tasse dovute, anche se di quella presunta truffa fiscale non era personalmente responsabile, insomma lo sappiamo tutti, quello corteggiava le belle, non la finiva di scrivere il catalogo delle sue madamine, ma non risulta abbia mai sequestrato su una nave militare italiana, per di più in modo farlocco e caotico, tra una circolare illegale e l’altra ai sensi del Diciotti, una quantità di negri, donne e bambini compresi. Ci sarà una differenza tra prendere sulle ginocchia le pulzelle a Villa Certosa e prendere in ostaggio ciurma e passeggeri per farsi bello agli occhi dell’Europa, ce lo chiede la gente, che – si sa – è quanto di più ribaldo e infido esista la mondo, peggio ancora del Truce.

 

Oltre tutto c’è un particolare, semo garantisti a palla ma non vogliamo cancellarlo dal quadro del famoso stato di diritto: vero o finto che sia il gioco, l’uomo non è un perseguitato, semmai un persecutore, e l’eccellentissimo Tribunale degli eccellentissimi e reverendissimi ministri è intervenuto a sanatoria subito dopo che un pm salviniano, non certo nella sua inconcussa coscienza di magistrato e cittadino, ma nei modi sì, si chiama Zuccaro, ha cercato invano di farla pagare a altri negher e nel contempo invano di mandare nella beatitudine senza processo il nostro generoso pupillo che non molla, che tira dritto, ora vedremo se e quanto di fronte a un processo. Io sono per l’articolo 68 della Costituzione, quello che vieta di procedere senza l’autorizzazione delle Camere contro i loro componenti, ma l’hanno abolito, fra le grida e i capestri dei turcibaldi leghisti di allora, Truce puero, e adesso come si fa? Semo ipergarantisti, ma loro no: dunque si proceda, in omaggio anche alla loro cultura, si faccia il famoso dibattimento, e in dibattimento si veda, senza spirito vendicativo, ga-ran-ti-sti-ca-men-te, se il sior ministro abbia o no sequestrato della gente per scopi propagandistici, personali e politici.

 

Alla radice di tutto c’è un guasto di cui non abbiamo voluto renderci conto. Distratti dal farlocchissimo caso Savona, non abbiamo pensato che il doppio incarico di uomo forte di un partito gridanciano e di ministro dell’Interno è una violazione delle più elementari regole di decenza politica e costituzionale. In certo senso, il Truce è autorizzato a essere pestifero ed extra legem, perché una volta la dice da papà, una volta da leader degli scappati di casa, come si dice ora, e una volta da titolare del più delicato incarico di governo, naturalmente bipartisan, che si sia mai immaginato, il ministero della forza e dell’ordine. Il comizio e il raid di polizia in una sola persona, roba che nemmeno nel Brasile di Bolsonaro, anzi, lì sì. Ma che volete, a noi piace baloccarci con le false questioni. Se a uno gli dai il sussidio di pigranza, a quell’altro vorrai dargli lo scettro law and order, ecchèsaràmai. Avevamo qui previsto tutto: la formazione di questa maggioranza contrattuale, il terzo felice e fortunato lobbista a Palazzo Chigi, la imminente chiusura dei porti. Insomma tutto lo sfascio disumano che ci costa il naufragio nazionale nell’indecenza. Ma non avevamo previsto che i porti in realtà non si potevano chiudere senza deciderlo in modo formale, e dunque sono aperti, e se una Sea Watch forzasse la mano e attraccasse nessuno potrebbe impedirle di lanciare le gomene, e lo statuisce il diritto del mare, che gli olandesi ci hanno ricordato in nome della tradizione (Compagnia delle Indie orientali, anche loro). Ora uno che chiude ciò che non si può chiudere, stermina il diritto nel momento in cui questo è garantista verso la vita umana in pericolo, e maschera tutto questo da guerra ai trafficanti, che infatti continuano a prosperare, è degno di un giudizio politico severo, ma anche di un processo in bella e dovuta forma, ed eventualmente di una bella e sonora condanna. Se poi gli porta voti, pazienza. Fiat iustitia, pereat mundus. Il sequestro di persona non è l’ultimo dei reati, sebbene dissimulato nel fatale e ferale Atto Politico. Semo garantississimi, ma non scemi.

  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.