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Nessun listone con gli scappati di casa di Leu e più idee, dice Giachetti

David Allegranti

"Prima di proporre uno strumento elettorale bisogna vedere qual è il progetto politico e chi è d’accordo. Si parte dai contenuti, non dagli aspetti tecnici"

Roma. “Non ho correnti da proteggere o gruppi da difendere. Quando l’anno scorso l’assemblea ha scelto di rinviare il congresso e di tenerlo entro le europee, io sono stato l’unico a votare contro. Perché mi sembrava e mi sembra ancora oggi una cazzata”. Roberto Giachetti, candidato alla segreteria del Pd, dice al Foglio che “fare il congresso subito avrebbe dato la possibilità di lavorare per tempo alle liste per le amministrative e le europee”, così invece questo tempo semplicemente non ci sarà: “Ma che ci vuole fare, è andata così… La cosa che non accetto però è che ci sia chi oggi dica, come Zingaretti, che il congresso andava fatto subito. Ma se erano tutti d’accordo per rinviarlo e farlo prima delle europee!”. L’unico a essere contrario era lui, appunto. “Peraltro mi danno del renziano, cosa che io rivendico perché sono fiero di aver sostenuto quel progetto, ma votando no al rinvio del congresso mi sono messo anche contro una parte dei renziani”.

    

Con altrettanta schiettezza Giachetti dice di condividere l’dea di Calenda di uno schieramento antisovranista ma coltivando qualche preoccupazione. “Come si fa a costruire un fronte contro i populisti in Europa con gli scappati di casa, cioè quelli di Leu, che hanno aiutato i populisti a vincere in Italia?. Naturalmente, ritengo nobile l’idea di Calenda ma rimango ancorato ai fondamentali: prima di proporre uno strumento elettorale bisogna vedere qual è il progetto politico e chi è d’accordo. Il fatto che da una settimana si stia discutendo del listone sì listone no, simboli sì simboli no mi sembra surreale. Dovremmo piuttosto dire come vogliamo cambiare l’Europa. Vogliamo dire ‘Europa sì ma non così’? Benissimo. Ma non si parte dal finale, dalla tecnicalità, che deve venire dopo i contenuti”. Che poi, ammette Giachetti, è uno dei motivi per cui chi ha difeso l’Unione europea in questi anni non è stato abbastanza efficace. “Dire semplicemente che l’Europa va difesa dai populisti e non dire che cosa non ha funzionato è sbagliato. Non è che stiamo parlando di realizzare gli Stati Uniti d’Europa di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, eh, ma di una cosa che chiaramente ha dimostrato la sua inadeguatezza. Essere soltanto contro i sovranisti non mi pare una chiave per risolvere il problema. Mutatis mutandis, abbiamo già visto che cos’è successo negli anni Novanta quando abbiamo fatto un fronte contro qualcuno. Il risultato è che Berlusconi ha vinto”. Quindi, dice Giachetti, anzitutto partiamo dalle proposte da fare: “I vertici dell’Europa sono considerati completamente distaccati, impercettibili per i cittadini. Quindi dobbiamo puntare all’elezione diretta del presidente della Commissione, il che obbligherebbe le persone a discutere e a interrogarsi sui nomi dei candidati, anziché leggerli sui giornali dopo un accordo preso fra i vertici dei partiti. In più dobbiamo avere il coraggio di una rivisitazione delle famiglie politiche europee in cui approdare. A partire dalla nostra, quella dei socialisti”, in difficoltà praticamente ovunque in Europa.

   

Da questo punto di vista, “Calenda vorrebbe tenere insieme anche +Europa e Pizzarotti, ma penso sia difficile collocarli nella famiglia dei socialisti”. Così come “è impossibile”, dice Giachetti, tenere insieme “il Pd con gli ‘scappati di casa’, gli scissionisti. Il manifesto di Calenda lo ha firmato anche Enrico Rossi, uno che è uscito dal Pd e ha contribuito insieme ad altri a indebolire se non a distruggere il Pd”. Un gruppo, dice Giachetti, che peraltro ancora spera in un “dialogo” con i Cinque stelle, con i quali invece il Pd non deve aver nulla a che fare. “In questi anni abbiamo passato tutte le fasi, anche quella del M5s come ‘costola della sinistra’ e del ‘non bisogna consegnarli alla Lega’. La verità è che non solo non sono una costola della sinistra ma vanno pure a braccetto con la Lega, dimostrandosi peggiori dei leghisti. Li hanno votati anche i nostri elettori? Certo. Qualcuno del centrosinistra ha votato per i Cinque stelle pensando di votare a sinistra. Ma tutti si stanno rendendo conto di aver consentito la nascita del governo più di destra ed estremista degli ultimi 40 anni. E’ un fatto”. Così come è un fatto, dice Giachetti, “che questo governo abbia riportato in auge la politica del baratto: mi dai il decreto sicurezza, che crea più irregolari, e in cambio ti do il decreto anticorruzione, che contiene una bella norma per far durare i processi tutta la vita. Non ci sono più ideali da difendere, solo baratto”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.