Una manifestazione degli attivisti che chiedono l'autonomia del Veneto (Foto LaPresse)

La questione territoriale apre un altro fronte nel governo

Valerio Valentini

“L’autonomia è un sacco del sud”, dice la grillina Nugnes. Ma i leghisti sono stanchi dell'ostruzionismo del M5s

Roma. Neppure la spesa storica, dunque? “Certo che no. Per noi questa dell’autonomia è una logica da sacco del Sud, altroché”, dice Paola Nugnes, e nel farlo precisa che con quel “noi” intende “un fronte trasversale, dunque non solo grillini, di senatori meridionali”. Fronte che, al momento, resta sottotraccia, ma che sembra esercitare un’influenza sul tema dell’autonomia di Veneto, Lombardia a ed Emilia-Romagna, se è vero che la ministra Erika Stefani e Luca Zaia vengono descritti sempre più nervosi, estenuati dall’ostruzionismo a cinque stelle. È insostenibile il principio dei nove decimi di residuo fiscale da trattenere dalle regioni, e va bene.

 

Va scartata anche l’ipotesi dei costi standard, che avvantaggerebbe evidentemente le regioni più ricche. “Ma almeno quella dei costi storici è una logica che non può essere messa in discussione”, i leghisti veneti lo hanno ribadito allo stato maggiore di Via Bellerio. Se a Venezia o a Milano, nel corso degli anni, è stato spesa una certa cifra per ciascuna delle ventitré materie oggetto del referendum autonomista dell’ottobre del 2017, quella stessa cifra va ora corrisposta alle regioni di Veneto e Lombardia. E queste, se saranno più oculate ed efficienti, ci guadagneranno. “Non va bene proprio per niente”, sbotta la Nugnes, senatrice dissidente del M5s e vicinissima a Roberto Fico. “La logica dei costi storici è il paradosso su cui si è creata questa iniqua trasposizione del flusso del denaro al nord, a danno del sud, visto che lo stato si è sempre premurato di offrire alle regioni settentrionali i servizi più efficienti”.

 

Assecondare questa logica significherebbe, a giudizio della Nugnes, “avallare il sacco del sud. Una razzia perpetrata almeno a partire dal 2001”, cioè dall’introduzione della riforma del titolo V della Costituzione. “Il referendum del 2017 è stato un errore”, prosegue la Nugnes, quasi fingendo di ignorare che i suoi stessi colleghi del M5s, in Veneto e Lombardia, hanno fatto campagna per il No. È proprio questa contraddizione che Paolo Grimoldi, segretario lombardo del Carroccio, rimprovera i grillini. “In ogni caso – prosegue la senatrice M5s – il danno è stato utile, perché ha scoperchiato il vaso di Pandora. E ora ci permetterà di portare all’attenzione questa iniqua ripartizione delle risorse. Svendere il sud attraverso il reddito di cittadinanza e un regime fiscale agevolato per i pensionati, non varrà mai a riequilibrare questo sacco. Per il mezzogiorno è il momento del riscatto”. Che però, si fa notare, potrebbe coincidere con la crisi della maggioranza, dal momento che dall’approvazione dell’autonomia – lo hanno ribadito Giorgetti e Salvini – dipende la sopravvivenza del governo. E a questo punto la Nugnes sorride. Allude a “un’altra maggioranza”. Quella, cioè, “dei terroni”. “Sapremo organizzarci in modo trasversale”, promette.