La Lega festeggia il dl Sicurezza in piazza Montecitorio (foto LaPresse)

Lega versione Rocco

Salvatore Merlo

Posture e brindisi. Il travaso mimetico tra Salvini e Di Maio ormai è un fatto politico. Cronaca dalla piazza leghista

Roma. Poiché srotolano con un po’ d’incertezza i due striscioni, finisce che per qualche secondo le parole si compongano secondo una logica imprevista: “E’ legge la pacchia” (poi si capirà che invece c’è scritto: “Il dl Salvini è legge. La pacchia è finita”). Ma i deputati della Lega, convocati alle 10 e 30 del mattino in Piazza Montecitorio, non se ne accorgono. L’unica cosa che incrina appena l’aria di festa è il dubbio che questa piccola manifestazione di giubilo – ma senza prosecco né balconi – sia “una casalinata”, come dice qualcuno, una cosa da Cinque stelle.

     

Davanti a Palazzo Chigi una troupe di Sky sta girando una scena di “1994” la serie televisiva su Tangentopoli. E allora con quel fare proprietario che hanno a Roma i cinematografari, ogni tanto c’è qualche operatore che urla ai deputati (quelli veri): “Ahò ve dovete levà”. Persino i carabinieri arretrano davanti al potere del cinema, mentre i vigili sembrano invece dimostrare che “uno vale uno”, perché multano la macchina del ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, posteggiata in divieto di sosta su Largo Chigi, o almeno così sembra di capire stando all’urlo del carabiniere: “Hanno multato Fraccaro!” (pronunciato con lo stesso allarme dolente del coro nella Cavalleria Rusticana: “Hanno ammazzato compare Turiddu!”).

      

Ma lo spettacolo vero è altrove. E’ sul set televisivo che Iva Garibaldi – la Rocco Casalino di Salvini (con la differenza non irrilevante che lei però nel corso dell’installazione coreografico-propagandistica non saltella dando ordini ai parlamentari, tipo: “Tenete più in alto i palloncini”. Oppure: “Cercate di mostrare entusiasmo”) – ha organizzato con mattutina convocazione di cronisti e fotografi per festeggiare en plein air l’approvazione del decreto sicurezza. Pronti via. Si comincia. Innanzitutto lo striscione, con piccolo inciampo iniziale (“E’ legge la pacchia”). Le bandiere, ovviamente. Poi tutti i parlamentari intorno a Salvini, che non indossa la divisa della polizia, ma ha la grinta che conosciamo. Ecco il ministro Lorenzo Fontana, la ministra Erika Stefani sempre molto elegante, il capogruppo Riccardo Molinari e anche Giancarlo Giorgetti, l’orso saggio del governo. Oltre le transenne che circoscrivono la piazza c’è un anziano che urla insulti, ma non ha capito che si tratta di Salvini: “Dovete raccogliere la monnezza per strada! Raggi, hai capito? Vattene!”. Intermezzi surreali. I parlamentari intanto applaudono. Lanciano un paio di cori “Matteo Matteo”. Segue abbondanza di selfie. Una comitiva di giapponesi si ferma, osserva, e nell’incertezza di assistere a un evento, inizia a filmare tutto. “Io magari mi metto un po’ più indietro”, mormora Guglielmo Picchi, il sottosegretario agli Esteri, che prova a nascondersi in un sussulto di timidezza, o di pudore, chissà (“in queste ore stiamo parlando molto con i russi e gli ucraini”, come dire: facciamo anche cose serie). Sembrate i grillini, dice qualcuno. “Ma non è vero. Noi niente balconi. I piedi li teniamo a terra”, scherza Stefano Candiani, sottosegretario all’Interno, mentre dà di gomito al collega Nicola Molteni, che invece rimane con un espressione fissa, da sfinge: nessuno vuole suscitare la permalosità, nemmeno quella ipotetica, degli alleati di governo (specie dopo l’abbraccio plateale, mercoledì sera, di mezzo gruppo parlamentare di Forza Italia sceso dai propri scranni a congratularsi con i leghisti di governo dopo l’approvazione del decreto sicurezza). E contemporaneamente però nessun leghista accetta serenamente il paragone con le coreografie di Casalino e del M5s. “Macché”, ride il ministro Fontana.

   

E tuttavia non si può far a meno di notare un certo travaso mimetico, dopo sei mesi di convivenza. Non si sa bene se sia Salvini a imitare Di Maio, o se sia Di Maio a imitare Salvini. Ma il ministro dell’Interno si è messo a fare anche lui i brindisi in piazza con i parlamentari, come Di Maio. Mentre il ministro del Lavoro comincia a postare su Instagram faccine sorridenti che accompagnano fotografie di tavole imbandite, come Salvini: “Buongiorno amici un bel centrifugato prima del pranzo”. L’unica differenza avvertibile è che Salvini si spara burro e mortadella, mentre l’altro mangia filetto, rucola e spremuta d’arancia. Rimangono comuni l’insidiosa innocenza, il potere ipnotico e la torva irrilevanza che sembrano muovere – anzi spintonare – quell’entità che chissà perché insistiamo a chiamare politica. Intanto il flashmob della Lega è finito. “Sasso, manco ’no striscione sai arrotolà”, urla in romanesco Francesco Zicchieri, rivolto al collega Rossano Sasso, deputato pugliese. “Si vede che sei professore”, gli dice. “Non c’hai manco un giorno in curva sud”.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.