Fermare i populisti. “Con l'anti parlamentarismo non si scherza: le dittature cominciano così”. Parla Tajani

David Allegranti

Governo e grillismo. “Le istituzioni democratiche non possono essere sostituite con la rabbia popolare”, dice il presidente del Parlamento europeo

Roma. “Se c’è un’opposizione? Se lo chiedono in parecchi e la risposta è sì, c’è”, dice al Foglio Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo e vicepresidente di Forza Italia. “Deve strutturarsi e migliorare il proprio assetto, anche se non è facile quando c’è un partito alleato, la Lega, che sta al governo”. E non è facile anche perché “l’opposizione non ha gli strumenti di potere che ha chi è a Palazzo Chigi. Servono tempi medi per ottenere risultati concreti. Anche Renzi aveva il 40 per cento, poi via via ha perso voti”. 

     

È sull’economia che Forza Italia, dice Tajani, vuole fare opposizione. “I dati ci dicono che non si può andare avanti così. Secondo il rapporto CER, Centro Europa Ricerche, presentato al CNEL, le misure previste dall’accordo Lega-5 stelle portano all’aumento della spesa pubblica del 90 per cento e all’aumento delle spese per interessi del 115 per cento”. Con tutta una serie di problemi connessi: “I numeri sono già allarmanti adesso: abbiamo un debito pubblico di 2.300 miliardi, la cui vita media è di 7 anni, lo Stato lo rifinanzia ogni anno con 350 miliardi. Un miliardo al giorno. Da quando c’è questo governo lo spread è salito di 100 punti base. Significa che l’Italia paga l’un per cento fisso sul rifinanziamento del debito: sono 3,5 miliardi in più. Significa quindi che l’Italia ha perso credibilità. Insomma, questo governo fa aumentare lo spread e i tassi, in più vuole la flat tax, vuole tagliare la legge Fornero e introdurre il reddito di cittadinanza, per un costo totale di 100 miliardi. Noi evidentemente non possiamo accettare cose bislacche e promesse irrealizzabili”. Aggiunge Tajani che non è un tabù sforare il tetto del tre per cento, nel rapporto deficit-Prodotto interno lordo, “purché sia finalizzato alla crescita, non per aumentare il debito pubblico e pagare il reddito di cittadinanza. Lo puoi fare per pagare i debiti pregressi della Pubblica amministrazione con imprese e privati. Io l’ho fatto quando ero commissario europeo”. Attenzione però: “Il problema non è se Bruxelles lo approva, ma se non lo approvano i mercati, che ci penalizzano se pensano che non siamo credibili. Tutto il resto sono chiacchiere”.

   

Tajani ha in simpatia il ministro dell’Economia Giovanni Tria, “che sostiene il contrario di quello che dicono gli altri. E forse ha più ragione lui”. La stima verso il il resto del governo però non c’è. “Faremo opposizione al decreto Di Maio, ma se saranno reintrodotti i voucher – seri, non una presa in giro – il merito sarà di Forza Italia, che ha costretto la Lega a battersi per questo”. E alla voce “fare opposizione” c’è anche la richiesta alla “Corte dei Conti di verificare se ha ragione il presidente dell’Inps Tito Boeri o ha ragione Di Maio. Il governo sta nascondendo gli 80 mila posti di lavoro persi dietro uno scontro politico. Ma il problema non è se Boeri deve rimanere o andarsene, possono anche cambiarlo, ma i conti, se sono quelli, restano quelli. Boeri è solo una foglia di fico, una scusa per non andare a controllare. La Corte dei Conti, che è costituzionalmente indipendente, ci dica qual è la verità”.

    
Insomma, sottolinea Tajani, l’opposizione c’è. “E c’è anche uno spazio politico che dobbiamo conquistare, che guarda a tutto il mondo cattolico, liberal-democratico, socialdemocratico, direi laburista, che ha bisogno di un punto di riferimento. Il ceto medio non è per la politica urlata a destra o per le faide a sinistra”. Anche sull’immigrazione, dice Tajani, Forza Italia ha posizioni diverse dal governo, che si occupa “della fase terminale del problema, ma non vedo una strategia per andare alla radice della questione. E se non andiamo in Africa possiamo rimandare indietro tutte le navi che vogliamo, ma il problema non si risolve”.

   

Ma Matteo Salvini non è ormai il capo della ditta del centrodestra? D’altronde sull’immigrazione detta lui l’agenda non solo del governo ma anche del centrodestra. “Se si limita a fermare navi è un’agenda politica di respiro corto, che non possiamo permetterci. Guardi, il primo problema dell’Italia non è l’immigrazione, ma il lavoro. Abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile tra i più alti in Europa. Serve il sostegno alle imprese, non la lotta contro l’immigrazione, che ha un impatto mediatico a breve termine. Nelle famiglie, anche quelle borghesi, si discute di più se il figlio o il nipote trovano un lavoro. Non nascondiamo i problemi sociali, delle imprese, del lavoro lavoro e delle libere professioni dietro l’immigrazione”.

     

Non è finita qui. Di questi tempi un’altra cosa da non sottovalutare, dice Tajani, è l’antiparlamentarismo del M5s. “Si dice che la democrazia del web può sostituire la democrazia del parlamento. Beppe Grillo vuole estrarre a sorte i parlamentari. Vedo i germi della dittatura, non della democrazia. Sono le stesse cose che capitavano durante il Terrore, dopo la Rivoluzione Francese; sono figlie del consenso della piazza durante le dittature del secolo passato. Ma il consenso popolare è un’altra cosa. Anche in Grecia c’era l’agorà con 3 mila persone, in città però ce n’erano 30 mila. La democrazia rappresentativa è un pilastro che non può essere abbandonato, lo dico da presidente del Parlamento europeo. Le dittature cominciano così. Anche Hitler aveva vinto le elezioni e pure Mussolini. E poi il passo successivo qual è, fare del Parlamento un bivacco di manipoli?”.

 

Dice Tajani che l’antiparlamentarismo latente è pericoloso perché il M5s vuole “sostituire la democrazia rappresentativa con la manipolazione del web e dei social network. Ma le istituzioni democratiche non possono essere sostituite con la rabbia popolare che trova nel web il proprio sfogatoio per l’odio. Mi preoccupa la cultura che il grillismo sta fomentando. Per questo non vanno sottovalutate le parole di spregio di Casaleggio o di Grillo per il parlamento. Vanno fermati prima che sia troppo tardi”.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.