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Sull'Ilva si riaccendono le scintille tra Di Maio e Calenda

Redazione

Dopo il parere dell'Anac sulla gara il vicepremier attacca l'ex ministro dello Sviluppo economico. Che risponde: "Minacciare indagini interne al Mise è vergognoso"

"Caro Luigi Di Maio hai detto in Parlamento cose gravi e false su Ilva". Carlo Calenda risponde con un post sulla sua pagina Facebook al ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico che in risposta a un'interpellanza urgente sulla vicenda Ilva alla Camera aveva sostenuto che "la procedura di gara è stata un pasticcio con regole cambiate in corsa", riportando quanto detto dall'Anac nel parere richiesto dallo stesso Di Maio su sollecitazione di Michele Emiliano. Parere che non è stato ancora reso pubblico, arrivato in tempi molto stretti, che, secondo quanto riferito da Di Maio di fronte a un'aula semideserta, rileva delle criticità sulla procedura di gara che ha portato all'aggiudicazione di Ilva a ArcelorMittal. 

   

  

Chi ha fatto questa procedura di gara "politicamente ne dovrà rispondere", ha minacciato Di Maio. "In questo caso specifico vogliamo andare fino in fondo; capire chi non ha sorvegliato queste criticità, chi si ostina a dire che tutto è in regola". 

        

"Minacciare indagini interne al Mise è vergognoso. La responsabilità sulla gara è mia", ribatte Calenda e aggiunge: "A differenza tua non ho bisogno di inventarmi 'manine'. E assumiti la responsabilità di annullare la gara se la ritieni viziata. 
Pubblico il parere dell’Avvocatura di Stato su rilanci e riapertura della gara e possibile non aggiudicazione a Mittal sulla base del rischio antitrust. Ognuno giudichi". L'Anac si è espressa infatti sulla base degli elementi comunicati e senza aver fatto un'indagine diretta. L'esposizione delle eventuali irregolarità, dice l'Autorità guidata da Raffaele Cantone, non potrebbe portare all'adozione di provvedimenti di autotutela, cioè all'annullamento della gara, che spetta invece al Mise qualora rilevi un interesse pubblico specifico. Condizione che, come fa notare il ministro Calenda su Twitter non è indice di irregolarità. 

  

      

Secondo quanto riporta Di Maio, il primo punto rilevato da Anac riguarda la tempistica dell'attuazione del piano ambientale, che cambiata in corso d'opera può configurarsi come fattore "lesivo della concorrenza". "Quando è stata bandita la gara, il 5 gennaio del 2016, chi voleva partecipare alla procedura di gara doveva fare un'offerta che prevedeva di attuare il piano ambientale entro il 31 dicembre dello stesso anno – ha detto Di Maio – Capirete bene che questa sarebbe stata un'impresa titanica e poche imprese hanno potuto partecipare". Successivamente il termine è stato posticipato di due anni e poi di ulteriori cinque. "Si è arrivati al 2023, sette anni in più" e questo avrebbe significato "che avrebbero potuto partecipare molte più imprese" e "avremmo potuto avere molte più offerte e miglio, compresa quella di ArcelorMittal", dice Di Maio. 

   

L'altro aspetto riguarda i criteri scelti per l'aggiudicazione, che avrebbero portato a preferire ArcelorMittal ad AcciaItalia, la cordata concorrente all'interno di cui fa parte anche Cdp. "Le due offerte erano una 1,8 miliardi di ArcelorMittal e una di 1,350
miliardi di AcciaItalia. La seconda era migliore in termini ambientali e occupazionali ma la sola offerta economica pesava per metà del punteggio complessivo", ha detto Di Maio. "In questo modo ha vinto Mittal. Allora AcciaItalia ha rilanciato a
1,850 miliardi, 50 milioni in più di Mittal. Ma in modo incomprensibile questo rilancio non è stato nemmeno considerato e alla
fine la procedura è stata chiusa accentando l'offerta di Arcelor, evitando la presentazioni di altre offerte migliorative, ambientali e occupazionali. E questo – ha concluso – è un comportamento che io definisco inspiegabile da parte del ministero".

   

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