Matteo Renzi e Beppe Grillo (foto LaPresse)

La chiave per capire quanta paura ha Renzi di Grillo

Claudio Cerasa
Il termometro dei ballottaggi e la tentazione di modificare la legge elettorale. L’Italicum entrerà in vigore il primo luglio del 2016 ma le dinamiche che si andranno a innescare nei ballottaggi delle grandi città saranno un antipasto di quanto potrebbe accadere quando si andrà a votare alle elezioni politiche.

Matteo Renzi sostiene da tempo che le amministrative non avranno alcun contraccolpo sul percorso del governo e ogni occasione è buona per ripetere che quale che sia il risultato che verrà registrato a Napoli, a Roma, a Milano, a Torino, a Bologna, a Cagliari e a Trieste nulla cambierà: dovesse maturare una sconfitta, in fondo, ci sarebbe il referendum costituzionale pronto a sanare qualsiasi ferita. Ma per capire, al netto del tatticismo e della propaganda, se il voto amministrativo avrà l’effetto di spaventare o incoraggiare Renzi, davvero, esiste una chiave di lettura chiara e inequivocabile che andrà tenuta in considerazione per comprendere quanto il premier tema, come avversario, il Movimento 5 stelle.

 

La questione gira tutta attorno alla nuova legge elettorale: l’Italicum. L’Italicum entrerà in vigore il primo luglio del 2016 ma le dinamiche che si andranno a innescare nei ballottaggi delle grandi città saranno un antipasto vero di quello che potrebbe accadere quando si andrà a votare alle elezioni politiche in caso di ballottaggio. Pur essendo stata approvata in via definitiva, la nuova legge elettorale è oggetto di pressioni che arrivano a Renzi da dentro il Pd (la minoranza), da fuori il Pd (Forza Italia) e dai pezzi grossi della politica italiana (Giorgio Napolitano). Obiettivo: modificare un punto dell’Italicum, il premio alla lista (la minoranza Pd ha persino cominciato a dire che senza cambiare la legge elettorale non ci sarà un impegno vero per il referendum costituzionale). Le pressioni ricevute da Renzi riguardano questo passaggio – eliminare il premio alla lista, introdurre il premio di coalizione – ma la ragione per cui il segretario Pd non ha intenzione, al momento, di rivedere l’Italicum è facile da spiegare. Il presidente del Consiglio sa che il premio alla lista crea i presupposti per dare una maggiore spinta ai grandi partiti e, salvo miracoli nel centrodestra, se si andasse a votare già il prossimo anno è probabile che la sfida al secondo turno sarebbe tra Renzi e Di Maio. Lo schema eccita il segretario del Pd perché di fronte a uno scenario del genere si creerebbe un bipolarismo tra forze di governo e forze di non governo e non sarebbe difficile immaginare che un elettore di Forza Italia tra un Di Maio e un Renzi farebbe meno fatica a scegliere il secondo piuttosto che il primo. Lo schema potrebbe però essere rivisto a una condizione: qualora il presidente del Consiglio, dopo aver osservato le dinamiche dei ballottaggi, dovesse temere la sfida con il Movimento 5 stelle. La chiave per misurare la voglia che ha Renzi di sfidare Grillo al prossimo giro è proprio questa: con l’Italicum modificato, e con il premio di coalizione che aiuterebbe di gran lunga il centrodestra, Renzi mostrerebbe di avere paura del Movimento 5 stelle; con l’Italicum non modificato, e con il premio alla lista, Renzi mostrerebbe di avere invece una voglia matta di sfidare un casaleggino.

 

La partita della legge elettorale oggi vive sotto la superficie del dibattito della politica ma un secondo dopo i risultati delle amministrative diventerà nuovamente il terreno giusto per valutare la direzione e l’ambizione della politica renziana. Renzi oggi – a ragione – crede che Grillo sia l’avversario giusto per far nascere il partito della nazione. Ma anche nel giro renziano c’è chi sostiene che modificare la legge elettorale potrebbe essere un vantaggio. Non solo in vista del referendum ma anche in vista di una mossa a sorpresa che potrebbe essere la vera carta nel taschino del premier alle prossime elezioni: aprire al premio dicoalizione non per allearsi con la sinistra ma per far alleare il Pd a una lista Renzi. L’opzione c’è. Dopo giugno capiremo che fine farà.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.