La candidata a sindaco di Roma per il M5s, Virginia Raggi (foto LaPresse)

I Cinque stelle alla conquista del generone. Parla Carlo Taormina

Marianna Rizzini
Virginia Raggi piace davvero ai “circoli” e al centrodestra? Ne parliamo con l'avvocato Taormina ex berlusconiano storico ed ex parlamentare di Forza Italia che da tempo ha sposato il grillismo.

Roma. Sono giorni di “tutti pazzi per Virginia Raggi”, candidata sindaco di Roma a Cinque stelle: sondaggi favorevoli, endorsement trasversali in universi in cui, in tempi non lontani, reciproco era lo sdegno (chi ne faceva parte mai avrebbe votato M5s, e i Cinque stelle mai avrebbero apprezzato l’eventuale appoggio di ambienti pullulanti di “indesiderabili” cosiddetti). Ma siccome sono anche giorni di non reversibile mutazione genetica nel M5s (ne è il simbolo la stessa Raggi, la candidata più istituzionale che si potesse trovare nel movimento “dal basso”), e l’essere o non essere un partito non è più di fatto un dubbio così amletico nel mondo dell’Uno vale uno (anche se la teoria deve per ora restare un’altra), capita di assistere, nella capitale commissariata e in attesa di nuovo governo comunale, a strani smottamenti di consenso. E capita di registrare una certa fascinazione pro-candidata grillina presso alcuni entourage tipicamente considerati da “generone” romano: circoli Aniene, Tevere e Canottieri assortiti, palestre dei Parioli, studi avvocatizi e, dice un osservatore, “salotti di professionisti di centrodestra disposti a rischiare la carta del ‘muoia Sansone con tutti i Filistei’, cioè stavolta votiamo Grillo e chissà che non risorga qualcosa di diverso nei nostri partiti di provenienza”.

 

E infatti, a determinare l’entità del “tutti pazzi per Raggi”, non ci sono soltanto i manipoli gauchiste di “beautiful” ondivaghi (attori, cantanti) che, racconta un testimone oculare, “promettono di seguire le orme di Claudio Santamaria, il grillino pioniere nel mondo del cinema”. E non ci sono soltanto la copertina dell’Espresso, l’articolo dell’Economist (e non in chiave “unfit” come capitò al Cav. Silvio Berlusconi in altri tempi e per altre elezioni) e le apparizioni tv della candidata, molto studiate nei toni e nel look (apparizioni che fanno dire, a un non-Cinque stelle come Carlo Rossella, neppure votante a Roma, di essere “affascinato” dall’allure di Raggi, “bella signora normale che potrebbe sedersi nel tuo scompartimento in treno”). C’è anche il fatto nuovo: la tentazione di votare Raggi alligna dove meno ci si aspetterebbe di trovare un suo fan (c’è persino chi dice che “Raggi piace in contesti montezemoliani”, chi sostiene che “Raggi ha scippato fan ad Alfio Marchini” e chi sospetta “che tanti saranno i seguaci di Carlo Taormina”). Perché Carlo Taormina, avvocato ex berlusconiano storico ed ex parlamentare di Forza Italia, da tempo ha sposato il grillismo: prima solo nell’urna, poi anche con iscrizione formale e, racconta al Foglio, “da quando ho lasciato Forza Italia, da liberale che non ha mai visto realizzata una rivoluzione liberale con Forza Italia, con condivisione totale di programmi e criteri operativi del Movimento Cinque stelle”.

 

Che una rivoluzione liberale sia prossima nel mondo grillino è quantomeno dubbio, ma Taormina, su tutto il resto, di dubbi non ne ha. Non su Roma, dove Raggi, già due settimane fa, sul suo account Twitter, è stata da lui incoronata “immagine di pulizia e serietà” e candidata dalla “bellezza radiosa e composta”, “simbolo di rinnovamento rispetto al porcile di ieri e di oggi”. E ora Taormina dice che “votare Cinque stelle a Roma è l’unica speranza di cancellare quella che è stata la politica locale in questi anni e di affrancarsi dal malaffare e dall’incompetenza. Virginia Raggi ha già dato prova di essere competente e affidabile come consigliere comunale, quindi non vedo perché non dovrebbe correre con successo per la poltrona di sindaco: è determinata, cerca il contatto con la gente, fa una campagna elettorale in cui dimostra di essere attenta alle esigenze del contesto ambientale, non ha impostazioni ideologiche preconcette e ha promesso di dire in anticipo i nomi di chi governerà con lei. E’ per la legalità, per l’onestà, per la trasparenza, per il recupero dell’efficienza nei servizi”.

 

Taormina non conosce personalmente la candidata, ma è convinto che “soltanto votando Raggi” si possano “creare gli anticorpi per impedire quello che è successo a Roma e che abbiamo visto nei giorni di Mafia Capitale. E gli anticorpi devono esserci in tutti i punti nevralgici, in Campidoglio, nelle partecipate, in ogni municipio”. E se si chiede a Taormina se la comunicazione della candidata possa davvero sfondare negli ambienti del “generone” romano, Taormina risponde che “la capacità c’è, e comunque per me questo è un voto strumentale per cacciare sia Berlusconi sia Renzi”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.