La manifestazione del centrodestra a Bologna (foto LaPresse)

La vera strada del centrodestra per costruire un'alternativa di governo credibile

Redazione

A Bologna Salvini, Berlusconi e Meloni si sono confrontati più con Grillo che con Renzi. Ma nel centrodestra si cominciano finalmente ad avvertire alcuni elementi di novità

Nel fine settimana le due opposizioni “tradizionali” quelle di estrema sinistra e di centrodestra, hanno dato vita a raduni con i quali tentavano di uscire dal cono d’ombra nel quale erano stati relegati dalla prospettiva di una competizione tra il Partito democratico e il Movimento 5 stelle. Proprio nella ricerca di un primato o comunque di un ruolo di opposizione prevalente, ambedue gli schieramenti si sono confrontati più con Beppe Grillo, cercando di competere nella demonizzazione dell’esecutivo, che con l’esecutivo stesso. Naturalmente non ci si può aspettare che formazioni di opposizione tessano le lodi del governo, ma la scelta di una retorica sarcastica, della denuncia dell’“Happy Days” o del duo comico Renzi-Alfano sembra proprio una rincorsa alle buffonate dei grillini. L’effetto immediato è stato un consolidamento dell’alleanza di governo, perchè questo tipo di attacco impone a Pier Luigi Bersani da una parte e a Angelino Alfano dall’altra di fare muro.

 

 

Tuttavia l’obiettivo di fornire un avvio di ricostruzione di alternative politiche al renzismo non è stato mancato del tutto, soprattutto nel centrodestra. L’estrema sinistra resta chiusa in un orizzonte sostanzialmente ideologico, peraltro piuttosto confuso, come dimostra l’assurda identificazione delle terapie anticrisi di origine keynesiana con l’egualitarismo vendicativo di Thomas Piketty. Nel centrodestra invece si cominciano ad avvertire alcuni elementi di novità, a cominciare dalla scoperta da parte della Lega di un orizzonte nazionale che sostituisce quello nordista, che la sposta, simbolicamente il baricentro da Legnano a Bologna. Nella difesa del ceto medio dall’oppressione fiscale e delle imprese dal vincolismo statalistico c’è una miniera di consenso che può essere solo lambita dal renzismo, che anche per ragioni obiettive non può spingere le liberalizzazioni e la detassazione al di là di limiti piuttosto modesti e soprattutto non riesce ad affrontare seriamente la questione della riduzione della spesa e del debito, indipendentemente dai vincoli europei. Dalla enumerazione delle esigenze della base sociale di riferimento all’elaborazione di un progetto capace di fornire risposte razionali il passo non è breve e si vedrà se la collaborazione parlamentare tra i gruppi servirà a fornire qualche prima risposta. Se riuscirà a superare la logica un po’ datata e comunque subalterna della caccia all’errore del governo, il centrodestra può ancora costruire senza inutili nostalgie la prospettiva di un’alternativa competitiva. Più difficile sembra invece che questo stesso traguardo possa essere raggiunto dalla sinistra, nella quale i tratti nostalgici e l’opzione minoritaria restano dominanti.