Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Tra Salvini e Meloni

Elezioni e candidati. Così il Cav. si muove nel gioco zen dei suoi nuovi alleati

Salvatore Merlo
A Milano e Napoli per la destra butta male. I sussurri dei consiglieri e quei numeri minacciosi su Marchini

Roma. Antonio Tajani si china all’orecchio del Cavaliere, e gli dice: “Guarda che o candidiamo Alfio Marchini o si perde”. Poi nello studio di Palazzo Grazioli arriva anche il plico dei sondaggi di Alessandra Ghisleri: Marchini, da solo, a Roma è in testa con il 25,2 per cento. Così ogni volta che Silvio Berlusconi incontra Giorgia Meloni, com’è accaduto ancora qualche giorno fa, lui le si avvicina timidamente, lei si irrigidisce, e tra i due va in scena un dialogo che suona all’incirca così, sempre uguale da settimane: “Visti i sondaggi, potresti almeno esaminare, in via del tutto ipotetica, la possibile candidatura di questo Marchini?”, chiede il Cavaliere. Al che la signora Meloni, un po’ risentita: “Ma quello è comunista!”. E Berlusconi: “Allora ti candidi tu?”. E lei: “Mo’ vediamo”.

 

E insomma il Cavaliere deve aver talvolta l’impressione d’essere coinvolto in uno strano gioco zen, una specie di labirinto circolare: Meloni si ferma sotto il portone di casa sua, scende dalla macchina, viene gravemente introdotta nello studio, e bevendo un caffè o un crodino dice per alcune ore cose che ha già detto. Berlusconi, che le ha già sentite, le dà risposte che l’altra già conosce. Passa qualche settimana, e la cosa si ripete: sfrecciata, portone, studio, crodino, ti candidi? (“boh”), lo candidiamo? (“no”). E questa ritualità inizia a sembrare alquanto stramba persino a Matteo Salvini, il terzo socio, lui che di Roma ci capisce poco – e ancor meno gli interessa – ma che pure è circondato da leghisti romani (ci sono, e sono quasi tutti ex di An come Barbara Saltamartini) che tifano per Marchini. “Il titolo del film è questo: ‘Come perdere una campagna elettorale già vinta’”, sussurra Tajani.

 

E l’incertezza di Giorgia Meloni deriva tutta da un groviglio di motivi: la campagna elettorale è un violento tritacarne (e la sorella della signora Meloni è indagata per corruzione dalla procura di Roma), i suoi sondaggi non sono precisamente entusiasmanti (e che succede poi se Meloni non arriva nemmeno al ballottaggio?). Un brutto inciampo a Roma significherebbe trovarsi poi nei guai con Berlusconi e Salvini quando si dovranno trattare i posti nella lista unica nazionale per le prossime elezioni politiche, e uno degli sport più popolari nel centrodestra – non da oggi – è: “Ammazza l’alleato”. Così, di fronte all’incognito, tutto rimane vago, e i contatti fra i tre soci della nuova destra si attengono con vera passione e ammirevole zelo partecipativo al rito del surplace, a quest’aria di sospensione, di partita domenicale sempre rimandata. Con Marchini, l’imprenditore desiderato da Berlusconi ma respinto da Meloni, che un po’ non li capisce e un po’ li osserva con il rispetto sommesso del profano, di chi dice, tra l’ammirato e il perplesso: “Questi devono saperla lunga, forse in politica usa così”. E insomma Marchini si comporta all’incirca come Cristoforo Colombo quando incontrò gli indiani. “Prima o poi mi diranno cosa vogliono fare”, crede lui. Ma come dicono con amara ironia i signorotti romani di Forza Italia, non solo Tajani, ma anche Francesco Giro, sempre più simili a dei san Gerolamo nel deserto, di quelli che si vedono con un sasso in mano per battersi il petto: “Perché fare oggi quello che puoi fare domani piangendo?”.

 

[**Video_box_2**]Il vaticinio è che nulla accadrà, e niente si scioglierà prima di febbraio, al limite estremo – dicono – della resistenza umana e politica. A quel punto a Berlusconi non resteranno che tre ipotesi. 1) Giocare a “chi uccide chi”, e insomma lanciare un ultimatum alla signora Meloni per convincerla a scendere in campo: o ti candidi tu o candido Marchini. 2) Difendere comunque la foto di Bologna con Meloni e Salvini, candidando un simpatico perdente (opzione molto quotata al momento). 3) Sfasciare l’alleanza della nuova destra e portare Forza Italia a sostenere da sola Marchini (nel caso in cui l’imprenditore dovesse ancora salire nei sondaggi). Ma per adesso il Cavaliere è in modalità diplomatica e gioviale, anche se talvolta dicono abbia l’impressione d’essere fuori posto tra i suoi due nuovi giovani soci, Salvini e Meloni. Dunque tenta di sbrogliare matasse e gomitoli, baruffe e ingorghi. Eppure il macigno restà lì, dolorosamente concreto. Nei sondaggi la nuova destra perde a Napoli, a Bologna, a Milano. E a Roma? “Mo’ vediamo”.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.