Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

I dolori del Cav. e gli esagitati a Cinque stelle

Lanfranco Pace

Che palle la solfa del golpe antidemocratico, se ci fosse stato lo si doveva combattere allora, non ritornarci oggi. Berlusconi si dia una mossa e impari a non fidarsi di Brunetta. Promossa Lucia Annunziata per il primo beauty-contest grillino e Virginia Raggi telegenica e dal bel sorriso. Promosso il presidente dell’Arezzo per aver tenuto Capuano e cacciato la spia dello spogliatoio. Il Pagellone fogliante alla settimana politica di Lanfranco Pace

DI UN UOMO CHE E' UNICO E DEL SUO TRISTE DESTINO

 

CAV. 1

 

E ora di nuovo la solfa del golpe antidemocratico, del complotto non si sa bene tra chi e chi per mettere il Cav. nell'angolo e costringerlo alle dimissioni nel 2011. E' sempre brutto segno quando il passato non passa mai. Se golpe davvero ci fu, bisognava battersi allora, ora per ora, minuto per minuto con tutte le armi a disposizione: parlarne quattro anni dopo è da reduci immalinconiti.  Il centro destra non sta bene, questo è evidente. Da quando il Cav. si prese d'aceto perché lo smargiasso gli propose per il Quirinale un nome secco anziché una rosa,  sai poi che differenza, ha combinato solo disastri. Ha fatto combattere una guerra che non poteva vincere, prima violazione, e la più grave, dell'arte della guerra secondo Sun Tzu. Ha perso per strada alleati e truppe. Ha lasciato andare l'architetto del Nazareno e fidato collaboratore di anni, Denis Verdini (voto 9 per come le ha cantate a Maria Latella), uno che conosce la carta elettorale circoscrizione per circoscrizione e seggio per seggio e ha si è messo all'ascolto del feroce Brunetta (voto 4) che con i numeri ha grande dimestichezza: ha giurato e rigiurato che Renzi sarebbe andato contro il muro, che non avrebbe mai ottenuto la maggioranza al Senato e quello che è peggio è che non lo ha detto come augurio di parte, cosa che sarebbe stata legittima e comprensibile, ma con la sicumera del professore universitario e la spocchia del premio Nobel in sonno. Beh è finita: ora sono tutti consumati, rintronati, sdraiati per terra.

 

 

CAV. 2

 

Nessuno capisce come un uomo tanto geniale e visionario possa sopportare ancora un entourage senza arte né parte, donne e uomini che non solo non hanno il quid ma nemmeno l'ubi consistam, al di là della dichiarazione di fedeltà incondizionata. Ci fu un tempo in cui un Cav. gaulliano sciolse d'imperio l'esistente e da un predellino lanciò il nuovo con cui continuò a fare storia patria. Oggi è un normale politico in attesa: di decisioni di giustizia da parte di istituzioni su cui non può influire, di segni di intesa da parte di chi si è convinto di essere più forte di lui, di segni di risveglio e di possibile reconquista. Ma a forza di aspettare, la forza residua si sfarina, si sfilaccia. Nel racconto fatto ad Alan Friedman parla di un erigendo partito repubblicano all'americana, contraltare quasi ovvio del partito democratico clintonian-renziano, è un'idea magica, bisognava solo pensarla ma del nuovo cantiere non c'è nemmeno la dichiarazione di inizio lavori, non uno straccio di riflessione che dica come sarà possibile tagliare l'erba sotto i piedi al premier che, chiulo o non chiulo, fa salire l'occupazione e scendere le tasse. Accusarlo di avere copiato i capisaldi del programma del centro destra, serve solo a ricordare quello che il Cav. non ha fatto e Renzi sì. Ogni volta che donne e uomini del Cav. in televisione  accusano Renzi di essere un bluff, di frullare nel vuoto slide e slogan, si avvertono intorno reazioni di fastidio: almeno lui che tanto ama la Francia dovrebbe sapere che l'histoire ne repasse pas les plats. All'entourage in blocco, voto 3.

 

 

CAV. 3

 

Ci mancava anche il Milan, per dire l'Uruguay senza Cavani e senza Suarez ha fatto a fette, 3 a 0,  la Colombia di uno Zapata sempre in sonno e di un Carlos Bacca che non ha toccato palla. E' il fiore all'occhiello della campagna acquisti, cominciamo a temere che sia come Cerci o Immobile, calciatori che ballano in una sola squadra, con un solo allenatore e pochi anni. Gli interisti (voto 3, ma agli amici, a Crippa, Cerasa e Milani voto 7, noi siamo molto cupola) ci vanno a nozze, dicono che il Milan non può valere 1 miliardo, che la vendita sarebbe un modo per rimpatriare senza pagare dazio 500 milioni precedentemente esportati. Noi lì a controbattere che siamo davvero la squadra più titolata del mondo, le cinque coppe del Real vinte nell'era Di Stefano non hanno lo stesso peso di quelle di oggi, la nostra bacheca, il nostro brand valgono un testone tondo tondo. E quia absurdum, il nostro Cav. sarebbe così fesso da far rientrare soldi dall'estero per incagliarli in questo Milan. Solo che la difesa vacilla quando si basa esclusivamente sulla fede e sull'attesa. Occorrono fatti, così è in politica, così è nel calcio. Il Cav. ha detto che non mollerà finché non tornerà a vincere: bene presidente ( voto 10 a prescindere), anche noi abbiamo bisogno che si torni a vincere, in politica o nel calcio faccia un po' lei.

 

 

FAB FOUR

 

La kermesse di Imola dei M5s non sarà certo entusiasmante come il Rockin’1000 che a Cesena ha suonato Learn to fly in omaggio ai Foo Fighters  (voto 10 al genio che ha avuto l'idea). Le premesse sono deprimenti, Grillo che si aggira en plein air e dice che il Pd non vuole elezioni a Roma perché teme che loro stravincano e poi da lì si prendano tutta l'Italia. Al capo del movimento delle trazzere di base che restano in piedi mentre le strade costruite della casta sprofondano, è meglio togliere l'alcol. Non capisco i tanti giornalisti,  i Mentana, gli Jacoboni, i Damilano, le Gruber che li approcciano con il sorriso: non può essere per ragioni professionali, questi non hanno davvero un cazzo da dire se non giaculatorie sui cittadini e benché qualcuno di loro si sia messo a studiare non si legga ancora un minimo di programma compiuto. Li seguono dunque perché pesano. Ma pesano perché sono sopraffattori e totalitari dentro, la sintonia con una parte degli italiani è proprio su comportamenti e linguaggi, istinti di sopraffazione che riecheggiano un passato non proprio esaltante della storia repubblicana e non mi riferisco al Ventennio. Dopo le resistenze alla De Funès annunciate dalla gens di Capalbio o di Cetona o di Parigi al tempo del pericolo berlusconiano, oggi se avanza Grillo finirà a botte sul serio, ecco che penso. In attesa di sviluppi, dall'Annunziata i Cinque stelle sono andati più modestamente in quattro, sono i consiglieri comunali di Roma, fra questi è probabile che verrà scelto il candidato sindaco del movimento. Quattro, tanto sono uguali perché uno vale uno e intercambiabili perché l'uno vale l'altro. C'è chi preme perché scendano in campo i soliti nomi noti, ma cambiare il regolamento interno potrebbe liberare ambizioni personali finora imbrigliate. Nel movimento che pure si picca di essere nato senza peccato originale e cresciuto nell'egualitarismo alligna una spiccata tendenza alla rissa, vedi Parma e Livorno. Dei quattro, due (uomini) sono sembrati al di sotto della soglia minima, uno è andato discretamente, nettamente più preparata e vispa la quarta, una giovane telegenica e con un bel sorriso, Virginia Raggi (voto 7).  A fare il colpo gobbo però è stata l'Annunziata: ha realizzato il primo  beauty contest di partito della storia televisiva (voto 8).

 

 

AL VOTO AL VOTO

 

Renzi sta così sulle palle che non gli concedono nessuna tregua, che poi non è detto che gli dispiaccia. Dopo averlo tampinato per settimane sulla maggioranza che non c'era, appena chiuse le urne sono saltati sugli scenari catastrofici in vista delle amministrative di primavera: il premier uscirebbe azzoppato e avrebbe i giorni contati se il Pd dovesse perdere nelle principali città. I sindaci uscenti di Milano e Napoli però non sono riconducibili direttamente al partito democratico, a Roma si trattava di un democratico sui generis, è dunque anzitutto un problema del centro sinistra tutto insieme e poi di Renzi. Inoltre la partita si deve ancora giocare, non siamo al calcio di inizio e non si conoscono nemmeno le formazioni. Ma se dovesse andare male, Renzi potrà parare il colpo vincendo il referendum che sarà nei fatti un plebiscito sul suo nome. E a meno di immaginare una maggioranza di elettori così raffinati da bocciare la riforma perché sghemba, incompleta e mal scritta, il sì di conferma della riforma vincerà senza troppe difficoltà: la stragrande maggioranza degli italiani ha palle piene e molta voglia di andare avanti. Per fare cadere Renzi ci vorrebbe semmai l'inversione improvvisa del ciclo economico e un nuovo calo dell'occupazione, poco importa che sia dopata o meno. Ma quale studente birichino vuole che la scuola bruci pur di liberarsi dal bullismo?

 

 

… E PER FINIRE

 

Il presidente dell'Arezzo calcio Ferretti si tiene il suo allenatore Eziolino Capuano, un tamarro che vorrebbe squartare i giocatori quando perdono e licenzia invece il calciatore Sperotto, reo di aver lasciato acceso il cellulare facendo finire tutta la vicenda su You Tube. Non si viola la sacralità dello spogliatoio, ha detto il presidente. E' una mistica poco credibile, un posto dove ci sono funghi e si fa la doccia tutti insieme non può avere più segreti di un conclave della chiesa. Tuttavia il presidente ha fatto lo stesso la cosa giusta (voto 10) sia pure con la motivazione sbagliata: del sacro spogliatoio noi che non siamo calciatori ce ne freghiamo, ma dobbiamo invece dare una lezione ai maniaci che tengono acceso il cellulare in circostanze inappropriate, per raccogliere prove di qualsiasi cosa e diffonderle in giro. Sono una iattura. E se non ci mettiamo un freno, prima o poi ci fotteranno tutti, non solo Eziolino Capuano, il tamarro squartatore (voto 2).  

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  • Lanfranco Pace
  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.